Arrivi e partenze

La favola nera di Fernando Aramburu

Figli della favola
Figli della favola Di Fernando Aramburu;

L'autore di Patria torna con un libro a metà tra il romanzo di formazione e quello picaresco, mostrando una generazione di giovani in cerca di un'ideale da seguire nel vuoto di ideologie che li circonda.

Fernando Aramburu ha un volto antico, scolpito nel legno. 
L'uomo è serio, e non concede molto all'intervistatore che cerchi di tirar fuori qualche risposta da quello che all'inizio può sembrare un blocco denso e impenetrabile. 
Ma come Michelangelo insegna, "Non ha l’ottimo artista alcun concetto ch’un marmo solo in sé non circoscriva".
Aramburu è uno scrittore bravissimo e serio, e giustamente chiede di essere preso sul serio: dopo un po', parlando con lui, si capisce che quel che lo annoia non è l'idea dell'intervista in sé, quanto piuttosto il meccanismo di reiterazione a volte sfiancante cui gli scrittori in tournée devono sottoporsi per far conoscere il frutto del proprio lavoro a quante più persone possibile.

"Ma come?" sembrano domandare silenziosamente gli occhi scuri e guizzanti, che si intuiscono essere abituati a cogliere dettagli e variazioni attorno a sé, "... è tutto nel mio libro! Basta leggerlo, e troverai tutte le risposte alle domande che mi stai facendo ora, qui, nella hall di un albergo alla fine di una giornata faticosa, passata a spiegare a voi giornalisti il perché e il percome della mia scrittura. È tutto spiegato nel libro che tieni fra le mani!".

Ma in Aramburu colpiscono anche, accanto alla composta autorevolezza che sprigiona, i tocchi di humour di cui dissemina il discorso. E forse è da lì che bisogna partire, per parlare di Figli della favola, il nuovo romanzo pubblicato da Guanda che torna a raccontare del Paese basco e delle favole che hanno tenuto in scacco i sogni di diverse generazioni. 

Ecco, partiamo dallo humour: perché nella vicenda di Asier e Joseba di humour ce n'è parecchio
Due ragazzi che "arrivano in ritardo sulla Storia, ma hanno molta energia e molto s'illudono. Decidono di formare il loro gruppo armato. Una situazione assurda perché non hanno armi, non hanno esperienza, non hanno soldi né supporto da parte del popolo. Stanno in Francia, ma non parlano nemmeno francese...", com'è lo stesso Aramburu a raccontare.
Asier e Joseba sono insomma due ingenui, allevati nell'osservanza stretta di un nazionalismo stolido, sorpassato dalla Storia, costruito su favole che però, anche quando sconfessate dalla Storia, risultano difficili da eradicare in un popolo che attorno ad esse ha trovato il proprio cemento per tanti decenni. 

Nell'esilio e nell'attesa dei due protagonisti ci sono spazio e tempo a sufficienza per narrare di ciò che della favola è rimasto. I temi disegnati nel grande affresco di Patria trovano in Figli della favola un ideale complemento, e il valore aggiunto è sempre quello di una profonda capacità di tratteggio psicologico, oltre alla abilità nel descrivere le geometrie variabili disegnate dalle relazioni fra i personaggi; relazioni che evolvono e si misurano con lo scorrere di una Storia che per Aramburu non è mai semplice cornice, ma contesto vivo, mutevole, che chiede consapevolezza e lucidità per poter essere letto e restituito sulla pagina in modo credibile. 

Credo che l'ingenuità dell'essere umano non debba essere necessariamente pericolosa. Lo diventa, però, quando si accompagna all'azione, perché in quel caso l'ingenuo può radicalizzarsi.

Fernando Aramburu

Ecco, mentre parliamo di tutto questo, Fernando Aramburu si apre, di racconta di quanto il tratto umoristico sia per lui importante e di come l'abbia ereditato da suo padre, per passare poi a fare considerazioni significative e belle sul valore della lettura per gli scrittori… 

Insomma, l'impressione iniziale di durezza si stempera in una giovialità non cerimoniosa, che ci sembra attagliarsi molto bene all'uomo che abbiamo di fronte. E allora tutto sembra ricomporsi, come un disegno nel quale l'autore e la sua opera convergano verso un fluire naturale di linee, a volte ruvide e spigolose, a volte dolci ed empatiche. 

Guardate la nostra intervista con Fernando Aramburu: scoprendo l'uomo, capirete ancor più a fondo i suoi splendidi libri.


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