L’onda del porto è la storia di un viaggio che Emanuele Trevi intraprende d’istinto, ad appena un anno di distanza dal catastrofico tsunami di Sumatra che nel dicembre 2004 miete oltre 200.000 vittime. A muoverlo è un desiderio: vedere con i propri occhi ciò che resta del disastro.
“Mi affascinava l’idea di scrivere sul tema, perché lo tsunami è l’informe che sovrasta la forma” afferma lo scrittore, che tuttavia – poco dopo aver raggiunto la prima tappa del proprio percorso – desiste. Alza una metaforica bandiera bianca e decidere di fermarsi e dedicarsi a ciò che resta, invece di fare un inventario di ciò che è andato perduto.
L’onda del porto, uscito per la prima volta nel 2005, è un viaggio nel viaggio. È l’India, il rapporto con i bambini, la concretezza di quel mondo, la sua semplicità, e al tempo stesso è già la consapevolezza che per Emanuele Trevi scrivere e raccontare sono una magia misteriosa, elegantissima, beffarda e sfuggente, una sfida alla verità delle cose. Ci invita ad approdare su una terra mentendoci, promettendo di andare altrove, fingendo che sia soltanto una stazione di posta. E invece ci ritroviamo in un universo che contiene come sempre l’autentica consistenza del mondo letterario e poetico, ma anche personale e umano, di Emanuele Trevi.
Nella nostra intervista chiediamo a Emanuele Trevi – Premio Strega 2021 per Due vite – di raccontarci in che modo questo viaggio in India l’abbia cambiato e cosa abbia significato per lui visitare un Paese che all’epoca aveva perso tutti i propri punti di riferimento.
“Abbiamo avuto modo di parlare con alcuni pescatori che non si erano accorti dello tsunami, pur trovandosi a sole due miglia di distanza” racconta lo scrittore “Semplicemente pensavano di aver sbagliato punto di approdo, perché il loro villaggio non esisteva più”
E di fronte alla scomparsa di ogni certezza Trevi racconta quanto sia essenziale provare a creare delle condizioni di felicità, che alla fine sono come unica arma di difesa da opporre alla morte e alle sue maschere.
“Perché la vita prima o poi deve riprendere.
Quando si verificò quello tsunami, nel 2004, c’era già stato il crollo delle Torri Gemelle: eravamo già entrati in un mondo diverso. Un mondo in cui la storia sembrava accelerare i suoi shock ed eravamo di fronte a un generale senso di insicurezza, consci che qualcosa di fosco si stesse addensando sul nostro futuro. L’esperienza del viaggio ha cementato in me la certezza sull’importanza di due cose: amore e attenzione, che sono valori universali e aderiscono a degli istinti profondi”.
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