Roya vive ormai da molto tempo nei Paesi Bassi. La sua famiglia molti anni prima si è rifugiata qui fuggendo dall’Afghanistan e adesso, finalmente, ha ottenuto la cittadinanza e quindi il permesso di restare.
Roya adesso, insieme ai suoi tre fratelli Bashuir, Hamayun e Navid vivono in una grande casa con il giardino, sono felici di non dover più scappare da un centro di accoglienza all’altro e per celebrare questo nuovo inizio vogliono regalarsi qualcosa. È Roya ad avere l’idea: manca un animale domestico da accudire tutti insieme! Al negozio di animali non ci sono dubbi, la scelta cade su un coniglio nano, bianco e a pelo lungo.
Lo comprammo, e io lo presi in braccio, Hamayun pagò, e quando fummo fuori dissi ai miei fratelli: Misha.
Misha è un coniglio. Un coniglio nano, per la precisione, ed è bianco. Bianchissimo. Lo ha scelto Roya, al negozio, quando, insieme ai suoi fratelli maggiori Bashir, Hamayun e Navid, è andata a comprare un animaletto per festeggiare l’ingresso nella loro nuova casa.
Il coniglietto subito si ambienta e gradisce molto la compagnia dei ragazzi e anche dei genitori di Roya. Il suo papà gli costruisce una gabbietta nel fondo del giardino, a Misha preferisce di gran lunga stare in casa, dormire nel letto di Hamayun o accoccolarsi sulla pancia della mamma.
Parlare con il coniglietto della propria giornata, delle proprie preoccupazioni dà modo a Roya di scavare a fondo nelle sue emozioni. Roya era molto piccola quando sono scappati e ha ricordi molto frammentati della lunga fuga.
Solo che non mi ricordo più quasi niente. È strano no? Mamma e papà a volte parlano di prima, quando abitavamo ancora a Kabul. E mi ricordo abbastanza bene del primo centro di accoglienza, e anche del secondo. Ma siamo stati in viaggio per sei mesi, e di quel periodo non riesco a ricordarmi più niente.
Roya decide allora di chiedere aiuto al fratello maggiore, perché è lui che si ricorda tutto. La famiglia all’inizio aveva percorso un tratto in macchina e poi in aereo. Si erano fermati in Iran e poi in Kazakistan. Avevano camminato per settimane in mezzo a campi e boschi, dormito in case sporche in attesa che i trafficanti di persone decidesse chi potesse proseguire e quando. Tutti hanno paura, paura di perdere i propri cari, dei soldati, di non essere visibile dall’alto. Roya chiede se ci sono fotografie della vita di prima. Ma le foto sono state bruciate.
Non ce ne sono. La storia drammatica di questa fuga turba molto Roya che però si addormenta con il suo Misha tra le braccia. Ma la mattina dopo Misha è scomparso, non si trova da nessuna parte. A quel punto tutti i fratelli, uniti più che mai, aiutano la sorella nella disperata ricerca del coniglietto.
Tutti e quattro cominciammo a cercare nel quartiere e ci sentivamo gridare “Misha! Misha!”. Non c’erano tante persone per strada, ma se qualcuno usciva o passava in bicicletta, gli chiedevamo: ”Per caso ha visto un coniglietto nano?”
Per fortuna qualcuno lo ha visto, ma non voglio svelare il finale di questo piccolo libro capolavoro. Un inno alla libertà, all’unione tra fratelli, al coraggio. Dopo La ragazza bambù Edward Van de Vendel, candidato all’Andersen Award 2024, torna a regalare ai lettori una storia commovente e gentile, con lieto fine assicurato, basata su eventi realmente accaduti, grazie alla amicizia e alla collaborazione di Anoush Elman (diventato olandese, dopo essere fuggito dall’Afghanistan con la sua famiglia).
Misha non era scappato perché voleva fuggire da noi. No, lui si era messo in cammino perché voleva essere più vicino a noi. Voleva provare anche lui quello che avevamo provato noi, mamam, papà, Bashir, Hamayun, Navid e io.
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