Che l’adolescenza sia un periodo della vita piuttosto turbolento lo sappiamo, sia noi che l’abbiamo navigata più o meno con successo, sia i ragazzi che la stanno vivendo in questo momento.
Si tratta dell’età dei grandi cambiamenti, quelli a cui difficilmente si è preparati, non solo fisici, ma emotivi e psicologici. Insomma, è davvero l’età dello tsunami. Lo tsunami, quella grande onda che un po’ come nel quadro di Hokusai, meraviglia e spaventa, travolge e quando si ritira non lascia nulla come era prima. Ma siamo sicuri che questo tsunami debba essere per forza distruttivo o non possiamo forse provare a navigarlo assieme ai nostri ragazzi? Le difficoltà sono tantissime, e se devo pensarne due in particolare, le immagino così: la difficoltà degli adulti nel ricordare come erano loro da adolescenti; la difficoltà dei ragazzi di saper dare un nome alle cose.
In un mondo in cui essere belli e magri sembra l’unico ingrediente per il successo, Viola ha un sogno. Che tutti possano vedersi davvero, imparare a conoscersi e scoprire il proprio lato più bello. Per questo ha deciso di diventare una videomaker:.
Spiegare senza rischio di fraintendimenti quello che sentono e desiderano, ciò che li spaventa e li incuriosisce non è semplice, eppure forse la questione sta tutta lì. Con una buona dose di ascolto, disponibilità, pazienza ed empatia, si può colmare quello scostamento tra il mondo dei ragazzi e quello degli adulti che fa venire i brividi un po’ a tutti.
Protagonista di Il lato più bello (Salani) è una ragazzina delle medie, Viola, alle prese con una serie di questioni mica da poco. La storia ruota attorno alle dinamiche che Viola affronta a casa e a scuola, in famiglia e con i suoi compagni e professori. Viola è cambiata, sta cambiando, e vorrebbe tanto che tutti la riconoscessero per ciò che è realmente, che rinunciassero a identificarla con l’immagine che hanno di lei. Per la mamma è sempre la sua “piccola”, la “cucciolotta”. Le sceglierebbe ancora i vestiti e continuerebbe a trattarla come una bimba, se potesse.
Sembra non notare quello che la turba, non perché sia una madre distratta o superficiale, ma perché a volte lasciar andare i nostri bambini e accogliere questi sconosciuti che abbiamo davanti è davvero complicato. Viola non ha un cellulare moderno e ne chiede uno per il suo progetto: vuole diventare video maker. La contrattazione con i genitori è complessa, ma alla fine Viola riesce ad ottenere uno strumento per creare il suo video, anche perché si è iscritta ad un corso e ad un concorso. Ad aiutarla ci sono Lara, sua amica del cuore, e Leo, un compagno di classe particolarmente brillante con l’informatica e una passione per i mattoncini lego, con cui crea sculture dai nomi evocativi. Leo è un ragazzo con una sensibilità molto particolare, parla poco e osserva molto, quasi attraverso un filtro che gli permette di percepire le persone e le cose attorno a sé in maniera più profonda.
Per i compagni di scuola Viola è Piggy, quasi un vezzeggiativo, ma non è proprio così. Il soprannome le è stato affibbiato dalle ragazze più popolari della classe. Viola ha una figura morbida e davanti allo specchio spesso si sente a disagio, vorrebbe mandare giù qualche chilo e curare di più il suo stile. Le altre ragazze della classe sono così belle, ai suoi occhi, sembrano già più grandi sia per come si vestono che per quel che raccontano. Viola, in un certo senso, è un po’ la nerd della classe: le piace studiare, è brava a scuola, e ama mangiare le bontà che cucina la sua mamma.
Non pensiamola però come una ragazzina triste o sconfitta: Viola è un portento, fa nel corso della storia un percorso intenso di crescita e maturazione che la porta ad amarsi davvero per quel che è, ad imporre con la giusta caparbietà i suoi desideri e le sue idee, a cerare rapporti di amicizia profondi e veri, guardando oltre alle apparenze e ai pregiudizi. Il messaggio che più mi è piaciuto di questo romanzo è che alla fine conta di più come tu ti vedi, la percezione che hai di te nel processo di cambiamento, che come ti vedono gli altri. Ognuno ha un lato positivo, che deve diventare il suo punto di forza. È questo che Viola vorrebbe raccontare nel suo video, il lato positivo!
Il romanzo presenta due registri narrativi, e la lettura scorre veloce e accattivante. Una parte del racconto è affidata al diario che Viola scrive raccontando quel che le succede a casa e a scuola. La sua voce è forte e vera, il suo punto di vista è molto interessante e appassionante. Si formano amicizie nuove, a volte inaspettate, che faticano a trovare il giusto equilibrio con quelle vecchie. Si tratta di un gioco di incastri, in cui quello che paga è essere onesti e non aver paura di dire quello che si sente, di chiedere anche scusa se serve. Tra le righe, trovano spazio i rapporti non sempre lineari e facili con gli adulti- genitori o insegnanti che siano - figure di contrasto ed esempio allo stesso tempo, così importanti eppure ingombranti il più delle volte.
Sarebbe bello che questa storia venisse letta e condivisa, perché come ho già avuto modi di scrivere, i libri possono essere ponti tra le generazioni e uno strumento magnifico di condivisione e confronto.
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