Il 5 dicembre di 120 anni fa nasceva Walt Disney, papà del topolino più famoso del mondo, un uomo capace di dare vita a un intero universo tracciando un semplice schizzo a matita. Dai primi cartoni animati ai film che oggi ormai tutti amiamo e conosciamo, dalle indimenticabili colonne sonore al primo parco divertimenti rivolto a grandi e piccini: il lascito del leggendario regista è difficile da quantificare, eppure non tutti sanno che – proprio come uno dei suoi bozzetti – anche la sua stessa figura era caratterizzata da zone di luce e di ombra, pregi e difetti.
Sognatore, filantropo, artista, imprenditore, regista, tiranno: chi era davvero Walt Disney?
Impossibile definirlo in modo univoco, considerato il numero e la portata dei progetti che lo videro protagonista, ma basta ripercorrerne la biografia per rendersi conto che era un uomo pieno di contraddizioni, che soffriva molto la popolarità ed era fin troppo consapevole dello scarto fra la maschera che indossava in pubblico e la propria vera, e umana, natura.
“Io non sono Walt Disney,” ammette una volta a un amico, “faccio molte cose che Walt Disney non farebbe. Walt Disney non fuma, io sì. Walt Disney non beve, io sì”.
Per preservare l’immagine pulita dell’azienda proibisce a tutti i suoi dipendenti di portare i baffi, salvo poi essere il primo a sfoggiarli; nei suoi cartoni vagheggia un’ideale d’infanzia idilliaco, eppure la sua giovinezza è caratterizzata da fatica e sudore.
La famiglia Disney è infatti proprietaria di una fattoria di oltre duecento ettari e fin da piccolo il futuro regista è costretto a darsi da fare nei campi, imparando sulla propria pelle l’etica del lavoro e del sacrificio. Nel 1911 si trasferisce con la famiglia a Kansas city, ma la vita nella grande città non è meno dura. Il piccolo Walt, che all’epoca non ha nemmeno dieci anni, finisce per aiutare il padre a consegnare giornali, con il risultato che ogni mattina si sveglia prima delle cinque e in classe è tanto esausto da addormentarsi sul banco. La sua carriera scolastica non è particolarmente brillante: si applica davvero solo all’ambito artistico.
Frequenta delle lezioni di disegno e fa un corso di fumetto per corrispondenza. A sedici anni decide di lasciare la scuola per arruolarsi nell’esercito, ma è troppo giovane, per cui decide di falsificare la propria carta di identità e diventare autista per la Croce Rossa. La breve parentesi del conflitto bellico non lo distrae però dal proprio desiderio di fare dell’arte il proprio mestiere, per cui nel tempo libero si diverte a realizzare delle vignette per il giornale dell’esercito Stars and Stripes.
Le origini della famiglia Disney
A dispetto dell’impegno patriottico, vale la pena di ricordare che le origini stesse di Walt Disney erano lontane dall’essere quelle del purosangue statunitense: il padre, nato in Canada, era di famiglia irlandese, mentre la madre aveva origini tedesche e inglesi. Il cognome Disney, tra l’altro, è di origine francese, trattandosi dell’inglesizzazione di d’Insigny
Dopo l’armistizio torna a Kansas City, dove lavora per un mese per un’agenzia pubblicitaria e conosce il suo futuro braccio destro, il disegnatore Ubbe Ert Iwerks. In seguito, viene assunto come ritagliatore di immagini presso una società di animazione: scocca la scintilla e Walt Disney vive un momento di epifania, rendendosi conto che bastano una cinepresa e un foglio di carta per rivoluzionare il mondo del disegno.
Il progetto attira l’attenzione della Universal, che scrittura in fretta Disney e Iwerks, i quali avevano appena ideato la figura di Oswald, il coniglio fortunato. Fortunato di nome e di fatto, dal momento che il personaggio ottiene uno straordinario successo di pubblico, dando vita a diversi cortometraggi e ispirando merchandising di ogni genere. Tutto sembra procedere per il meglio, ma in seguito ad alcune divergenze creative e ai tagli di budget voluti dal direttore dello studio, Walter Mintz, Disney viene abbandonato da molti dei suoi collaboratori. Gli restano solo gli amici di sempre, gli artisti che lavorano con lui fin dagli esordi.
Di fronte al ricatto messo in atto da Mintz, Disney e i suoi decidono di reagire creando un nuovo personaggio. Oswald appartiene legalmente alla Universal, per cui non possono utilizzarlo in nessuno dei loro progetti, eppure basta accorciargli le orecchie e assottigliargli la coda per ottenere… un topolino.
Anzi, un Topolino con la lettera maiuscola!
Mickey Mouse (il nome del personaggio viene suggerito dalla moglie di Walt Disney, che trovava “Mortimer” troppo serioso) conquistò fin da subito il cuore del pubblico, nonché del suo stesso creatore, che lo doppiò per quasi vent’anni.
Quello spunto per il videogioco
Sulla presunta rivalità fra Topolino e Oswald, ormai dimenticato in favore del suo successore, la Disney ha tratto ispirazione per il videogioco "Epic Mickey". Il colosso statunitense è infatti riuscito nel 2006 ha riacquistare i diritti sul personaggio del coniglio fortunato, quasi ottant’anni dopo averlo perso per via dei dissapori da Walt Disney e gli studios della Universal
Il personaggio di Topolino, oltre ad aver toccato i cuori di milioni di spettatori, è anche protagonista del primo cartone animato sonoro, Steamboat Willie (1928), che vede il simpatico topo in veste di capitano di un vaporetto. Non tutti sanno però che per realizzare il cortometraggio Walt Disney diede fondo a tutti i propri risparmi, arrivando addirittura a vendere la propria auto.
Il primo Oscar arriva nel 1932 per Flowers and trees. Ne seguiranno altri 31. Il regista infatti detiene il record mondiale per il numero di premi vinti. Iconica in particolare la cerimonia del 1939, in cui l’attrice Shirley Temple, chiamata a premiare la vittoria di Biancaneve e i sette nani, consegna a un divertito Walt Disney una statuetta dalle dimensioni standard e altre sette statuette più piccole. Un anno dopo, il regista apre i propri studios in California e, nel 1955 inaugura il parco divertimenti di Disneyland.
Un progetto al quale pensava da più di vent’anni e che gli è molto caro, tanto da spingerlo a prendere parte in prima persona ai lavori all’interno del parco, occupandosene fin nei più piccoli dettagli. Leggenda vuole infatti che Walt Disney in persona abbia collaborato a dipingere un pannello espositivo utilizzato nell’attrazione dedicata a Ventimila leghe sotto i mari. Nonostante le premesse non proprio positive date dalla cerimonia di apertura (rovinata da giostre malfunzionanti e un numero troppo elevato di visitatori), Disneyland riscosse fin da subito un enorme successo, e rimase uno dei fiori all’occhiello dell’impero creato da Walt Disney, sopravvivendogli ben oltre la sua morte, avvenuta nel 1966 per arresto cardiocircolatorio.
Le ultime parole di Walt Disney
Poco prima della sua morte, sembra che Walt Disney abbia scritto il nome di Kurt Russell su un pezzetto di carta, in seguito rinvenuto sulla sua scrivania. Russel è ora un noto attore di action movies (ricordato in particolare per "Guardiani della Galassia 2" e la saga di "Fast and Furious"), ma al tempo aveva solo quindici anni e aveva preso parte a ben poche produzioni targate Disney. Ancora oggi, nessuno sa cosa intendesse il regista appuntandosi quel nome – neppure lo stesso Russell
Al momento, al mondo esistono ben dodici parchi divertimento targati Disney, ma il più speciale forse resta il primo, quello costruito ad Anaheim, in California, perché un occhio che sappia dove guardare può scorgere, appena sopra alla caserma dei pompieri, l’appartamento nel quale era solito soggiornare lo stesso regista, ormai abituato a considerare quel posto casa sua.
Ancora oggi, passando davanti a quelle finestre, si può vedere una luce accesa: Walt Disney può essersene andato, 55 anni fa, ma il luminoso lascito che ha donato al mondo brilla ancora, più forte che mai.
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