Anniversari e ricorrenze

Contemplare l'abisso con Fëdor Dostoevskij

Illustrazione di Laura Bornea, 2021

Illustrazione di Laura Bornea, 2021

Voi morirete, ma non potrete mai comunicare a nessuno la sostanza più intima della vostra idea

Nonostante questa lapidaria citazione tratta da L'idiota lasci ben poche speranze, il pensiero di Fëdor Dostoevskij è stato sondato da studiosi di ogni latitudine e amato dai lettori più disparati, rendendolo uno dei pensatori e romanzieri più influenti dell'Ottocento.

L'opera di Dostoevskij si butta a capofitto nell'abisso della depravazione in cui l'uomo può sprofondare, indagando le ambiguità morali che caratterizzano da sempre l'umanità e che sono pericolosamente sempre attuali, per poi riemergere e innalzarsi alla ricerca di un Cristo del XIX secolo. Virginia Woolf, nel suo saggio Il lettore comune, ne descriveva in questi termini lo stile di scrittura:

I romanzi di Dostoevskij sono gorghi ribollenti, tempeste di sabbia vorticose, trombe d'acqua che sibilano e ribollono e ci risucchiano

L'idiota
L'idiota Di Fëdor Dostoevskij;

Il principe Myskin, ultimo erede di una nobile famiglia decaduta, è "uno che cerca nell'intimo della sua coscienza le motivazioni essenziali del suo modo di essere", mosso dalla candida fede nella fratellanza umana e dal proposito di fare il proprio dovere con onestà e sincerità.

Fëdor Mikhailovich Dostoevskij nasce nel 1821 a Mosca: il padre era un medico, mentre la madre era una cristiana ortodossa particolarmente infervorata, proveniente da una famiglia di mercanti. In un primo momento, Dostoevskij si dedica agli studi per diventare ingegnere militare; tuttavia - nonostante la promessa di una carriera stabile - egli rinuncia dopo pochi anni. Per Il giovane Fëdor il richiamo della letteratura è già irresistibile in giovane età: seguendo le orme dei suoi autori preferiti (tra cui meritano menzione Sir Walter Scott, Charles Dickens, Aleksandr Puškin e Honoré de Balzac) decide di tentare la fortuna come scrittore.

Nel 1846 vede la luce il suo primo libro, Povera gente. Sebbene questo romanzo epistolare oggi non sia particolarmente studiato, mostra già l'interesse di Dostoevskij per il realismo psicologico. Il romanzo è un successo, e Fëdor, che viene salutato come un "nuovo Gogol'" dai critici di San Pietroburgo, ricorderà quegli anni come uno dei momenti più spensierati della sua vita.

Povera gente
Povera gente Di Fëdor Dostoevskij;

Quando questo romanzo venne pubblicato, Fëdor Dostoevskij aveva ventiquattro anni; fu un successo travolgente: la critica fu subito concorde nel dichiarare che il suo autore era un genio, un genio, però, che viveva nella miseria più nera, quella miseria senza speranza che ispira, appunto, "Povera gente".

Nel momento stesso in cui Dostoevskij si fa spazio nell'intellighenzia pietroburghese, inizia a calpestare diversi celebri piedi a causa del suo temperamento (uno su tutti, l'autore di Padri e figli Ivan Turgenev).

Il vero successo però è ancora lontano: sfortunatamente, il secondo romanzo di Dostoevskij, Il sosia, non riscuote i consensi auspicati. I segmenti più radicali dei letterati di San Pietroburgo sembrano apprezzarlo più per l'attenzione alle tematiche sociali che per la continua indagine della psicologia individuale; ed è in questo contesto che si unisce al circolo Petrasevskij nel 1847, diventando immediatamente più coinvolto nelle attività politiche.

Più che per il radicale ideale socialista, Dostoevskij si unisce al gruppo sovversivo in quanto convinto oppositore della servitù della gleba. Quale sia il motivo, questa adesione gli costa la condanna a morte: incredibilmente, poco prima che gli agenti premano il grilletto, lo zar Nicola I revoca la pena capitale, commutata in una lunga permanenza in un campo di lavoro siberiano. È indubbio che questa vicinanza alla morte gli permetterà, successivamente, di descrivere con una disperazione ineguagliata gli ultimi istanti di vita dei suoi personaggi.

Ad aggravare la situazione già drammatica di per sé, in prigione iniziano i primi attacchi epilettici. Tuttavia, Dostoevskij vive questi avvenimenti come delle "prove" che non fanno che rafforzare la sua fede nella Chiesa ortodossa russa.

Se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori della verità, e che in realtà la verità era fuori di Cristo, allora preferirei rimanere con Cristo piuttosto che con la verità

Al suo ritorno, dieci anni dopo, viene pubblicato quello che quasi tutti i critici letterari concordano segnare l'inizio della maturità narrativa dell'autore: Memorie dal sottosuolo. Questo romanzo dà il la per tutte le grandi opere che verranno pubblicate gli anni successivi.

Poco dopo il matrimonio con Anna Grigor'evna Snitkina, infatti, uscirà Il giocatore, nel 1866 e, qualche mese dopo, il suo capolavoro indiscusso, Delitto e castigo.

Tre anni dopo è il momento de L'idiota, la storia di un uomo incondizionatamente buono: il paragone teso tra il protagonista e un nuovo Cristo mette a durissima prova Dostoevski, che ne parla in questi termini alla nipote Sof’ja Aleksandrovna Ivanova, cui è dedicato il romanzo:

 

Tutti gli scrittori, non soltanto russi, ma anche tutti gli europei, che si sono accinti alla rappresentazione di un carattere bello e allo stesso tempo positivo, hanno sempre dovuto rinunciare. Giacché si tratta di un compito smisurato

Infine, l'ultimo romanzo di Dostoevskij, I fratelli Karamazov, è senza dubbio un capolavoro senza tempo. Sebbene a un primo sguardo appaia come una sorta di crime novel, I fratelli Karamazov può essere letto più come una lunga meditazione sui più grandi temi di tutta la letteratura: il significato della vita, la natura di Dio, il libero arbitrio contro il determinismo e l'eterna lotta tra il bene e il male.

Con quest'ultima immensa opera si conclude la parabola di Fëdor Dostoevskij, che morì in seguito all'aggravarsi della malattia, il 9 febbraio del 1881, a 59 anni.

I fratelli Karamazov
I fratelli Karamazov Di Fëdor Dostoevskij;

"I fratelli Karamazov" è la cronaca di una famiglia della provincia russa, contrassegnata dall'acerrimo contrasto tra la figura del padre, Fëdor, tirannico libertino, e i suoi quattro figli: Alesa, Dmitrij, Ivan e Smerdjakov. Quattro diverse personalità che trovano come punto di convergenza l'odio comune verso il padre.

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