Il 9 gennaio 2022 Franca Viola compirà settantacinque anni.
Il 26 dicembre 1965 Franca viene rapita ad Alcamo e abusata dall’ex fidanzato, un mafioso che agisce con la complicità della famiglia. Una vicenda come tante, ma Franca è la prima donna italiana che rifiuta il matrimonio riparatore ed ha il coraggio di accusare pubblicamente il suo violentatore, che viene sottoposto a processo e condannato ad 11 anni di carcere.
La vicenda di Franca è uno spartiacque: nel pieno del boom economico, la società italiana è costretta a confrontarsi con la propria arretratezza culturale e civile. Saranno necessari quindici anni di iter legislativo ma si arriverà all’ abrogazione dell’art. 544 del Codice penale che prevedeva la prescrizione del reato di violenza carnale in seguito al matrimonio riparatore. Altri quindici anni per e nel 1996, da reato contro l’onore, la violenza carnale è riconosciuta reato contro la persona. Ancora oggi, tuttavia, la legge si dimostra insufficiente verso una cultura mai cambiata davvero, assuefatta a discriminazioni di genere, violenze ed abusi sessuali per strada, nei luoghi di lavoro ed anche nelle famiglie. Le proposte di ulteriori riforme legislative vengono anzi orgogliosamente affossate.
Dunque cosa è cambiato rispetto alla Roma del Seicento, quando nell’ambiente dei pittori attivi alla corte papale A.Tassi viene denunciato per lo stupro di Artemisia Gentileschi?
Per la legge dell’epoca si tratta di un reato contro l’onore familiare, perciò la causa viene intentata dal padre di Artemisia, Orazio. Gli atti del processo suggeriscono una complicità-rivalità tra Orazio e Agostino in affari loschi di traffici d’arte e la vicenda di Artemisia viene cinicamente utilizzata dai due che si sprecano in accuse reciproche. Ovviamente non manca l’attacco alla reputazione della ragazza, che viene sottoposta persino a ispezione pubblica. Una violenza nella violenza, dolorosa e incredibile, a cui Artemisia non può sottrarsi. Nulla in fondo c’è di diverso dalla narrazione del Processo per stupro, documentario RAI del 1979 di grande successo mediatico. Il potenziale eversivo del filmato consiste nel fissare la violenza psicologica verso la donna abusata, investita di domande sui particolari della vicenda e sulla sua vita privata, con l’intento di dimostrare una corresponsabilità. Da vittima, a responsabile della propria sorte.
Ma la giovane Artemisia, come Franca Viola, reagisce all’annientamento. Reagisce con il suo talento e il suo lavoro: l’autoritratto per nulla idealizzato di una donna dal profilo perduto con le maniche rimboccate, che dipinge, è un monito e un incoraggiamento che resiste al tempo ed alla ciclicità dell’orrore.
Gruppo di Lavoro
Elide Casati; Gabriele Orlandi; Deborah Gressani; Margherita Ferrario
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