Si sa, una pianta che nessuno vede, che tutti disprezzano e calpestano, diviene preziosa se appena si ha fiducia nelle sue virtù nascoste
A parlare così dell’ortica (Urtica dioica) è Jean Valjean, protagonista del romanzo I miserabili di Victor Hugo, pubblicato nel 1862. E bisogna ammettere che si tratta di una pianta erbacea realmente preziosa, apprezzata fin dall’antichità per le sue proprietà magiche, della quale si utilizzano le foglie ancora tenere e la radice: quest’ultima è da sempre un componente importante per la medicina naturale. Nelle credenze popolari l’ortica era considerata capace di aumentare il desiderio sessuale e persino un portafortuna. Plinio il Vecchio scrisse che “per molti è oggetto di superstizione, perché costoro pensano, mangiandone, di preservarsi in tal modo da ogni malattia per tutto l’anno”.
Nella mitologia germanica, invece, è la pianta consacrata al dio Thunar, analogo al Giove latino.
L’ortica è un eccellente disintossicante e ricostituente: l’alto contenuto di sali di potassio, magnesio, sodio e manganese permette di eliminare gli acidi urici e la classifica come una delle piante medicinali più ricche di oligoelementi. Le sue virtù non sono terminate: abbassa lo zucchero nel sangue, protegge il fegato, aiuta durante le influenze e le convalescenze per la sua azione rinvigorente e tonificante, aiuta a contrastare la caduta dei capelli e a stimolarne la crescita. In più, aiuta a cicatrizzare le ferite, previene e combatte le infiammazioni ed esercita un’azione astringente sul sistema venoso.
La stagione migliore per la sua raccolta è la primavera, prima della fioritura: si preleva intera, radice e fiori compresi, indossando dei guanti per proteggersi le mani dai piccoli peli urticanti situati su foglie e fusto, che rompendosi emettono l’acido formico, molto fastidioso. Non per niente il suo nome scientifico deriva dal verbo latino urere, che significa, appunto, “bruciare”. Per avere l’ortica a disposizione tutto l’anno si può raccogliere e poi far essiccare. Oltre che per decotti e tisane, l’ortica in cucina trova spazio in molte ricette, come protagonista del ripieno di pasta fresca, per aromatizzare lievitati o per la preparazione di zuppe e “pesto” (insieme a noci, prezzemolo, olio). Dopo averla lavata, l’ortica va gettata per pochi minuti in acqua salata in ebollizione. Si scola, si lascia un po’ raffreddare e poi si strizza dall'acqua in eccesso: il suo colore deve rimanere verde intenso.
Finché nel seno tuo fuggito riposo e decotti di ortica mi hanno guarito…
Così scriveva il grande poeta latino Catullo, che curava tosse e raffreddore proprio con decotti all’ortica.
Per chiudere, lasciamo nuovamente alla penna di Victor Hugo il compito di descrivere la “miserabile” ortica, sempre dalle pagine del suo monumentale capolavoro:
Un giorno, stava guardando alcuni contadini del luogo, occupatissimi a strappare ortiche. Diede un'occhiata a quel mucchio di piante sradicate e già secche e disse: «È morta: eppure, sarebbe una buona cosa che si sapesse servirsene. Quando l'ortica è giovane, la foglia è un ortaggio eccellente; quando invecchia, ha fili e fibre come la canapa e il lino, e la tela d'ortica vale quella di canapa. Tritata, l'ortica è buona per le galline e, triturata, per il bestiame; il grano dell'ortica, misto al foraggio, dà lucentezza al pelo degli animali, mentre la radice mescolata col sale, dà un bel colore giallo. Del resto, è un fieno eccellente, che può essere falciato due volte. E che cosa occorre all'ortica? Poca terra, nessuna cura e nessuna coltivazione; solo, il grano cade a mano a mano ch'essa matura ed è difficile da raccogliere. Ecco quanto, con lieve briga, l'ortica sarebbe utile, mentre, se la si trascura, diventa nociva, ed allora la si uccide. Quanti uomini somigliano all'ortica!» E soggiunse, dopo una pausa: «Tenete presente, amici miei, che non vi sono né cattive erbe né cattivi uomini: vi sono soltanto cattivi coltivatori»
Per preparare un decotto ricostituente si può procedere così: fate bollire per 10 minuti in un litro d’acqua 50 g di pianta intera (radici comprese), poi strizzate bene l’ortica e versate il decotto in una bottiglia di vetro scuro: bevetene 3 tazzine al giorno per 20 giorni, dolcificando a piacere con un cucchiaino di miele e aggiungendo qualche goccia di limone.
Per 4 persone:
lavate 2 mazzetti di rucola e 1 mazzetto di ortica, avendo l’accortezza di indossare un paio di guanti per proteggervi le mani. Pelate 2 patate e tagliatele a dadini. Portate a bollore una pentola con dell’acqua salata e tuffatevi le patate. Quando sono cotte aggiungete la rucola e l’ortica e fate cuocere per altri 5 minuti. Fate raffreddare e poi frullate con il minipimer, regolandovi con l’acqua di cottura per ottenere la consistenza desiderata. Aggiustate di sale e pepe, aggiungete un giro di olio extra vergine di oliva e versate la zuppa nei piatti o nei bicchierini, decorando con 4 ravanelli tagliati a fettine. Si può servire anche tiepida o fredda.
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