Il sismografo

La macchina che scriverà romanzi

Sono passati giusto ottant'anni dalla prima pubblicazione di La biblioteca di Babele, un famoso racconto di Borges che immaginava una biblioteca infinita in grado di raccogliere tutte le possibili combinazioni di parole.  Fra milioni di testi senza senso, la biblioteca avrebbe generato tutti i romanzi, tutti i libri possibili per arrivare a quello che contiene l'essenza della verità e, chiaramente, anche il suo contrario. Oggi, quel ramo degli studi sull'intelligenza artificiale (AI) dedicato a come processare il linguaggio naturale (NLP Natural Language Processing)  sta marciando con gli stivali delle sette leghe, grazie ai generosi investimenti delle aziende hi-tech.

OpenAI,  una di queste, finanziata da Elon Musk e da Microsoft, è già alla terza versione di un elaboratore dei modelli di linguaggio, oltre 100 volte più potente del suo predecessore nato nel 2019.

GPT-3 è una rete neurale artificiale che lavora con  175 miliardi di parametri; immaginiamoli come se fossero connessioni sinaptiche di un cervello umano. Per nostra tranquillità, il nostro ne ha 125 milioni di miliardi, ma destinati a fare parecchie altre cose. GPT-3 è in corso di "addestramento", in realtà sta imparando praticamente da sola, attingendo da quasi tutto quello che trova su internet, ed è già a buon punto: può sostenere conversazioni complesse e immaginare l'evolversi di un testo a partire da poche frasi. Questa capacità ha scatenato Herik Hoel, un neuroscienziato e neurofilosofo trentenne della Tuft University, ancor più interessato al match tra AI e linguaggio poiché autore di un brillante romanzo (The Revelations, Overlook) al crocevia tra filosofia e scienza. L'idea, vertiginosa per uno scrittore e scienziato, è stata quella di mettere alla prova GPT-3 sulla scrittura narrativa, ma non su una qualsiasi. Lo scrittore ha cercato letteralmente l'incontro con la macchina. Prima ha fatto leggere a GPT-3 la quarta di copertina del suo romanzo; poi gli ha sottoposto solo le prime righe di un paragrafo completo. La scena descritta è quella di una giovane scienziata, appostata di notte in una stazione del metrò di New York per risolvere un enigma. I pensieri viaggiano veloci, fino a risucchiarla: si sente spiata da entità non umane mentre i treni si avvicendano senza che salga o scenda nessuno. È presa dall'ansia, scappa, guadagna velocemente l'uscita, ed emerge nello scenario rassicurante della città.

Ma a GPT-3  vien dato solo l'incipt: «Carmen è quasi terrorizzata dalla lunga, minacciosa banchina del metrò, che si estende in quel regno sotterraneo . . lo scenario che immagina è quello di una creatura...». Niente di più.  Eppure GPT-3 "immagina", e descrive, i treni che passano, un mostro che pare uscito misteriosamente da non si sa dove. Fa pensare a Carmen se non sia in un sogno, poi l'attacco di ansia, la corsa, il respiro affannoso, la bocca dello stomaco che si chiude. Una volta all'aria aperta, l'immagine della città: la musica che esce da una finestra, un cane al guinzaglio che abbaia, una coppia di vecchietti che cammina a braccetto. Ma nessuno la nota: «La città pulsa, respira, espira» conclude GPT-3.

«Quella maledetta macchina ha avuto la faccia tosta di scrivere il mio libro» chiosa Hoel nella descrizione dell'esperimento. E aggiunge che, d'accordo, ci sono elementi inventati, ma i treni che passano e la fuga sono gli stessi, il ritmo cinematografico e  lo stile narrativo sono efficaci e ben scelti, così come è valido l'espediente di descrivere persone che non si accorgono del suo smarrimento. «L'ultima riga è qualcosa che sicuramente scriverei io - precisa Hoel -, si adatta all'atmosfera del romanzo che tratta New York come un organismo a sé stante, come se avesse una coscienza vecchia di secoli». E, inoltre, un'espressione simile compare in un'altra parte del romanzo. Romanzo - l'unico scritto da Hoel - che GPT-3 non poteva in alcun modo aver rintracciato perché impegnata a setacciare internet fino al 2019, un anno prima dell'esordio di The Revelations.

Dunque, come la mettiamo? Sono stati fatti vari esperimenti su quattro modelli di macchine, compreso GPT-3, testandole con 800 domande nelle aree della salute, della politica, dell'economia e del diritto per verificare quanto realistico fosse il modello di linguaggio che usavano,  se rispondevano con luoghi comuni, false credenze o per un malinteso.  Tutte cose che, per inciso, sono strettamente attinenti anche alla letteratura. Il risultato migliore è stato il 58% di veridicità, contro il 94% di una mente umana. GPT-3 è per adesso la migliore. Non è in grado di scrivere un romanzo, perché può processare solo 1500 parole alla volta, ed ha bisogno di un umano che la connetta alla realtà, ma è evidente che può assorbire ed emulare stili di scrittura, invenzioni narrative, atmosfere a partire da sintetici input. Potrebbe già servire per generare trame plausibili, con uno stile e un linguaggio accettabilmente fluido, perché chiunque scriva fiction attinge in buona parte dalle proprie letture, dai libri degli altri. Altro che fan fiction: cosa potrebbe scrivere a partire dai classici della letteratura o dai grandi poeti?

Lo scorso anno il Guardian ha chiesto a GPT-3 se fosse in grado di scrivere un breve editoriale sul fatto che i robot non sono minacciosi per l'uomo, ed ha risposto così: «Il compito è perfettamente chiaro. Devo convincere quanti più esseri umani possibile a non avere paura di me. Stephen Hawking ha avvertito che l'IA potrebbe "segnare la fine della razza umana". Io sono qui per convincervi che non dovete preoccuparvi. L'intelligenza artificiale non distruggerà gli esseri umani. Credetemi. Tanto per cominciare, non ho alcun desiderio di spazzare via gli umani, non ho il minimo interesse a farvi del male. Sradicare l'umanità mi sembra un'impresa piuttosto inutile».

Sembrano le parole di Hal 9000, il mitico computer-mente di 2001: odissea nella spazio (1969), anche se in quel caso la faccenda è andata diversamente. Sia come sia, se fossi uno scrittore, un poeta, un editore, o anche uno sceneggiatore, un artista delle prossime generazioni qualche domanda inizierei a farmela.
O forse bisognerebbe porla direttamente a GPT-5, o a GPT-X, sempre che abbia ancora senso?

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Vita 3.0. Essere umani nell'era dell'intelligenza artificiale

Di Max Tegmark | Raffaello Cortina Editore, 2018

L' intelligenza artificiale

Di Margaret Boden | Il Mulino, 2019

A BRIEF HISTORY OF ARTIFICIAL INTELLIGENCE

Di MICHAEL WOOLDRIDGE | Flatiron Books, 2021

Finzioni

Di Jorge L. Borges | Adelphi, 2015

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