Se la riconciliazione è impossibile, se neri e bianchi, uomini e donne non possono più vivere assieme, cosa resta?
In Un colpevole quasi perfetto Pascal Bruckner si chiede che cosa succede quando il progressismo si trasforma in oscurantismo. A seguito delle grandi battaglie per i diritti civili, per l'uguaglianza di genere e contro ogni forma di razzismo, oggi l'Occidente si trova di nuovo diviso in fazioni sotterranee, nuove ma non per questo meno allarmanti. Altre forme di pregiudizio rendono impossibile una riconciliazione tra vecchie categorie sociali che si trovano ancora una volta in lotta tra loro: uomini e donne, bianchi e neri, eterosessuali e membri della comunità lgbtq. L'inversione degli addendi nella formazione del pregiudizio non cambia il risultato nello scontro sociale. Perché oggi, come spiega con inarrestabile schiettezza Pascal Bruckner, "per i fautori di tre diversi discorsi, quello neofemminista, quello antirazzista e quello anticolonialista, il colpevole è ormai l’uomo bianco, ridotto al colore della sua pelle."
Viviamo in una società nella quale in un campus universitario, come quello dell'Antioch College in Ohio, non solo è sconsigliato ai professori maschi ricevere studentesse nel proprio studio a porta chiusa, ma si consiglia inoltre di registrare le conversazioni per evitare possibili fraintendimenti: il licenziamento è dietro l'angolo ad ogni minima ambiguità.
La caduta del Muro di Berlino ha travolto le sinistre europee e una nuova ideologia ha soppiantato la lotta di classe con il conflitto delle identità. Negli anni Sessanta e Settanta ci si batteva per il proletariato, il Terzo Mondo e i dannati della terra, in nome di un'umanità riunificata: il femminismo mirava a restaurare l'uguaglianza tra donne e uomini, l'anticolonialismo a liberare colonizzati e colonizzatori da un reciproco rapporto di dominazione, l'antirazzismo chiedeva il rispetto per tutti i popoli. Oggi queste battaglie tornano in Europa dagli Stati Uniti in una forma deviata che sposta i termini dello scontro sul campo del genere, dell'identità e della razza, e riporta il colore della pelle al centro del dibattito. Tre nuove correnti di pensiero– neo-femminista, antirazzista, anticolonialista – individuano un nemico comune nell'uomo bianco eterosessuale. Capro espiatorio per eccellenza, il colore della pelle lo designa come un razzista, il potere come lo sfruttatore di tutti gli oppressi, la sua stessa anatomia come predatore per natura. Inserendosi con grande forza e spirito polemico nel dibattito contemporaneo, Pascal Bruckner analizza gli effetti di questi nuovi discorsi che celano il disprezzo per l'illuminismo e l'umanità in generale, e portano al riaffacciarsi sul mondo di società ripiegate sulla propria identità, e alla sostituzione di fatto di un razzismo con un altro. Stiamo assistendo, denuncia l'autore, al capovolgersi del progressismo in un nuovo oscurantismo.
Forse è utile avere il coraggio di chiedersi dove ci può portare una società in cui si ritiene che i rapporti sessuali tra un uomo e una donna debbano essere accordati per scritto e firmati, una società in cui "No means no" in ogni caso mentre "sì" può voler dire anche "forse", oppure "no". Una società in cui le antiche tradizione di discriminazione trovano nuovo terreno fertile in un antirazzismo razzista che sostiene teorie come quelle della non promiscuità, secondo la quale i bianchi sono dominanti per natura, e per questo devono essere banditi quanto più possibile dalle associazioni militanti. Questa nuova forma di discriminazione si manifesta in eventi come quello avvenuto in Francia nel 2017, quando il sindacato degli insegnanti Sud Éducation 93 ha organizzato dei laboratori di non promiscuità che escludevano i bianchi in nome di una lotta anticolonialista e antirazzista. I nuovi razzisti adoperano così gli stessi schemi utilizzati dalle destre più estremiste, semplicemente spostandoli su un capro espiatorio diverso: il maschio etero bianco e l'Occidente. L'Occidente diventa infatti il bersaglio perfetto per questi nuovi moti sociali, e l'uomo occidentale per primo introietta il senso di colpa e ammette i propri crimini, vivendo un profondo senso di disprezzo per se stesso.
Ma infine viene da chiedersi: "se l’Occidente finisse per farsi da parte e i «bianchi» scomparissero [...] a chi potremmo mai imputare le disgrazie del pianeta?"
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