Passato di letture

Tifosi di sé

Illustrazione digitale di Yousf Bouchkara, 2022, studente del Triennio in Graphic Design e Art Direction, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti

Illustrazione digitale di Yousf Bouchkara, 2022, studente del Triennio in Graphic Design e Art Direction, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti

«Si è tifosi della propria squadra perché si è tifosi della propria vita, di se stessi, di quello che si è stati, di quello che si spera di continuare a essere»

Giovanni Raboni

“Tifare – spiegano Marchesini e Pivato nelle prime pagine del libro – significa rispecchiarsi nel campione e nella squadra in quanto espressioni più fedeli dell’identità di gruppo, con le sue regole e i suoi confini”. 

Rispecchiarsi implica imitare, ma anche essere soggetti a delusione e dunque rifiutare fino a non riconoscersi in coloro ai quali abbiamo affidato la nostra identità (o che abbiamo scelto come modello da imitare). 

Fra tutte, nella storia del sentimento sportivo in Italia, è paradigmatica la vicenda di Fausto Coppi: una figura che ha segnato l’immaginario nazionale in termini di riscatto (del mondo povero verso il mondo ricco, del mondo contadino contro la città, della determinazione a combattere contro qualsiasi tentazione di resa...) ma a cui l’Italia degli anni ’50 (e per lungo tempo, dopo) non ha perdonato la sue scelte private, il suo amore per una donna che non era sua moglie.
Il campione, semplicemente veniva meno a un patto: essere assunto come simbolo voleva dire non avere una propria personalità distinta da quella dei valori condivisi dal suo pubblico (parabola uguale e contraria a quella di Gino Bartali).
 

Tifo. La passione sportiva in Italia
Tifo. La passione sportiva in Italia Di Daniele Marchesini;Stefano Pivato;

In questo libro letteratura e giornalismo d'epoca, memorie e documenti, film, canzoni, e perfino i gadget compongono un racconto corale e popolare della società italiana.

Una rottura che nemmeno la morte ha ricomposto e nella quale è prevalso, nel tempo, il rammarico della mancanza di riconciliazione.
Una sorte che si sarebbe ripetuta 40 anni dopo nella morte maledetta, sola e «arrabbiata», di Marco Pantani. 

Attraverso la storia del tifo, del legame di passione che si costruisce nel tempo, che non nasce spontaneo ma che si fa identificazione Marchesini e Pivato ripercorrono un secolo di storia nazionale: l'Italia fascista che si identifica con Primo Carnera e con i successi della Nazionale di calcio di Vittorio Pozzo; l’Italia dell’immediato dopoguerra che trova nel ciclismo il riscatto insieme al dolore per la tragedia che travolge il grande Torino di Valentino Mazzola; l’Italia dallo sboom economico in poi con il calcio che entra nei cuori di tutti grazie all’avvento della telecronaca. 

Un paese che scopre lo sport come rito di massa in ritardo rispetto ad altri in Europa (Francia, Germania e, soprattutto Regno Unito) e che a lungo vive di un conflitto politico tra una destra che recepisce lo sport e il tifo come forma di partecipazione e di mobilitazione e una sinistra molto diffidente che arriva a sentire la pratica sportiva solo nel secondo dopoguerra. 

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