scienza senza maiuscola

Il romanzo della polio, una malattia che ha cambiato la scienza e la società

Ci sono scoperte scientifiche che hanno influenzato non solo la scienza e la salute ma la società tutta. È il caso della messa a punto del vaccino contro la poliomielite di cui racconta Agnese Collino in La malattia da 10 centesimi, edito da Codice, vincitrice proprio in questi giorni del Premio nazionale di divulgazione scientifica Giancarlo Dosi.

La storia della polio, così come la racconta Collino, si legge come un romanzo e risuona in modo particolare in questo momento delle nostre vite in cui fronteggiamo collettivamente una pandemia e assistiamo agli sforzi degli scienziati per la messa a punto di un vaccino che riesca davvero a portarci fuori dall’incubo ma, soprattutto, a liberarci dalla paura. Quella stessa paura che, come ben racconta nella prefazione l’epidemiologo Gianni Rezza, serpeggiava anche in Italia, dove l’ultima grande epidemia di polio si diffuse nell’estate del 1958, quando già il vaccino a virus inattivato prodotto da Jonas Salk era realtà (la sua esistenza fu annunciata con immensa emozione nel 1955) e il vaccino a virus attenuato sviluppato da Albert Sabin stava per entrare in commercio (arriverà nel 1961).

La malattia da 10 centesimi. Storia della polio e di come ha cambiato la nostra società

La poliomielite è stato il grande nemico da sconfiggere, grazie alla combinazione di un'importante spinta politica, di un'enorme attenzione mediatica e del forte impatto emotivo dei danni, talvolta gravissimi, di questa malattia. Agnese Collino ripercorre le tappe di questa storia - dalla rivoluzione nella beneficenza agli scienziati superstar, dalla corsa al vaccino alla nascita dei reparti di terapia intensiva - per mostrare come la lotta alla polio abbia generato innovazioni che ancora oggi fanno parte della nostra vita.

La polio colpiva soprattutto i bambini, e in particolare quelli benestanti e puliti, costituendo un paradosso per un mondo che associava le malattie infettive alla povertà e al degrado. Danneggiava il sistema nervoso e portava a paralisi, la più grave delle quali coinvolgeva i muscoli respiratori. I poliomielitici diventano i primi cittadini con handicap a rivendicare il diritto alla riabilitazione e all’inclusione nel mondo del lavoro, grazie anche ad apposite leggi di tutela.

Molti ricorderanno ancora i “polmoni d’acciaio” macchine che hanno permesso ai più sfortunati di sopravvivere anche per molti anni, ma immobilizzati a letto. Il contagio avveniva soprattutto nei mesi estivi, tanto che i genitori vietavano ai più piccoli di uscire ai giardinetti o di giocare con gli amici.

La storia della polio è anche la storia di quanto può fare la politica per risolvere un problema di salute che è prima di tutto un problema scientifico, e di quanto conta avere un buon influencer per portare avanti una causa. In questo caso fu niente meno che il presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt, colpito dalla polio (o, come racconta Collino nel libro e come oggi qualcuno ipotizza, da una malattia di tipo autoimmune, la sindrome di Guillain Barré, che all’epoca era difficile diagnosticare), a cambiare la percezione pubblica della malattia e a imprimere la spinta che portò alla messa a punto dei vaccini, partecipando alla cosiddetta Marcia dei 10 centesimi (da cui il titolo del libro), che invitava i cittadini a donare alla causa anche piccole somme.

La raccolta fondi per la polio cambiò il modo stesso con cui le charities per la ricerca scientifica lavorano tutt’oggi e fece passare l’idea che la scienza deve (e può) progredire solo con il contributo di tutti (e col supporto di fondi pubblici, una realtà che abbiamo toccato con mano nello sviluppo dei vaccini antiCovid).

Vi sono però altre situazioni raccontate nel libro che ci aiutano a capire il presente: l’attesa spasmodica di un vaccino, la prima mediatizzazione di massa di una scoperta scientifica, gli scienziati che assurgono al ruolo di star o di eroi, la nascita della comunicazione della scienza (con giornali e radio che spiegano per la prima volta al grande pubblico come funziona l’infezione, cosa sono i virus e molti altri dettagli tecnici).

Non mancano le storie di rivalità tra scienziati: è notorio che Salk e Sabin si odiassero cordialmente e che molti colleghi mal sopportavano la fama che Salk aveva acquisito anche grazie a una notevole dimestichezza con la macchina da presa.

Il libro di Agnese Collino non è l’unico che racconta la storia di una malattia infettiva, di una epidemia del passato in procinto di essere finalmente archiviata, dal momento che si attende la prossima eradicazione definitiva della poliomielite, il secondo grande successo dei vaccini dopo la scomparsa del vaiolo, sempre grazie alla diffusione dei vaccini. È certamente uno di quelli scritti meglio (l’autrice, biologa molecolare di formazione, ex ricercatrice e oggi supervisore scientifico della Fondazione Veronesi, dedica gran parte del proprio tempo alla divulgazione scientifica).

Tutte le vicende epidemiche, in realtà, dimostrano che i vaccini sono l’unica arma che abbiamo contro gli agenti infettivi; che il contenimento del contagio passa sempre dalla limitazione di movimento, dal blocco dei viaggi, dalla chiusura dei confini e dai controlli; che nuovi agenti infettivi compaiono continuamente e che l’umanità avrà sempre a che fare con loro. E, infine, cosa non meno importante, che l’impatto delle epidemie va ben oltre la malattia in sé e i morti che provoca, influenzando e talvolta cambiando per sempre tecnologie, modi di pensare e strutture sociali.

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