Negli anni ho imparato che alcune volte in gara sei magica. È una sensazione strana. Ti butti in acqua e di colpo il tempo si dilata, rallenta. Esci fuori da te, come se a nuotare fosse qualcun altro. Vedi tutto in modo nitido, da sopra. E in quel preciso momento finisce anche la fatica. È una specie di estasi, un diverso stato di coscienza. Giri le braccia, ma hai la sensazione che stiano girando pianissimo. Stai andando velocissima, ma ti sembra che tutto sia immobile e tu sia sospesa. Ti senti leggera, allineata come una corda di violino. Diventa tutto facile, naturale, limpido. È una magia
Pensiamo di conoscere bene Federica Pellegrini: due medaglie olimpiche, diciannove medaglie mondiali, trentasette medaglie europee, undici record del mondo. La seguiamo sui social, l’abbiamo vista tante volte in televisione in programmi come Italia’s got Talent, Le Iene o nel più recente Pechino Express. Tutti noi, in Italia e nel mondo, sappiamo chi è “La Divina”.
Le gare non sono mai state una passeggiata per me, ma quella lotta all’ultimo respiro io la cercavo. Se capivo di dover entrare in acqua e combattere alla morte, l’adrenalina mi scorreva ed ero felice.
O meglio, pensavamo di saperlo prima dell’uscita di Oro, il nuovo libro edito da La nave di Teseo in cui una Federica Pellegrini inedita e segreta viene fuori, regalandoci una piacevole sorpresa.
Accompagnati dalla rispettosa ed elegante penna di Elena Mencarelli, entriamo nel mondo dell’ex nuotatrice e con lei ripercorriamo la sua carriera dagli albori fino all’ultima gara, quella delle Olimpiadi di Tokyo 2021.
Senza falsa modestia, senza filtri e con uno stile diretto e schietto, il libro rende tangibili e vividi lo spirito e i pensieri (anche più intimi) della Pellegrini che, dopo circa vent’anni di carriera, ha tanto su cui riflettere e da raccontare.
Con linguaggio tecnico e ben pensato, ci racconta senza banalità il nuoto: una prestazione in cui il movimento e il corretto utilizzo dei muscoli sono fondamentali, ma in cui la mente marca la differenza tra una sconfitta e una vittoria. È uno sport mentale: durante una gara “sei tu e l’acqua”, nient’altro.
Pagina dopo pagina, illustra perfettamente e in maniera molto sincera l’equilibrio precario in cui ha vissuto come atleta, soprattutto perché donna: il rapporto con il corpo che cambia senza preavviso, la dismorfia, gli attacchi di panico, le insicurezze e la pressione dei riflettori fin da quando era appena ragazzina.
Il mondo di Federica Pellegrini è fatto di numeri (di millisecondi, grammi e conti alla rovescia), di simboli (di tradizioni pre-gara, tatuaggi e riti), di cadute e rinascite.
Soprattutto di rinascite: la campionessa si è sempre rialzata, senza mai perdere d’occhio l’obiettivo, nonostante le sconfitte brucianti, i periodi complicati e i sacrifici della sua famiglia, i lutti, i fraintendimenti della stampa e dei “paparazzi”, la pressione interna ed esterna. Tutto grazie a una forza d’animo invidiabile (lei stessa si definisce un “soldato”) e una continua rivalità e competizione, soprattutto con sé stessa.
Si dice sempre che i grandi atleti hanno fame di vittoria, che è questa la differenza tra un dilettante e un professionista, un’irresistibile voglia di vincere che non si soddisfa mai. Ma cos’è questa fame, come si manifesta? Non so dire cosa sia davvero, però so bene che la mia forza è sempre stata l’impossibilità di perdere. Io semplicemente non potevo perdere, mai, in nessuna circostanza. È un sentimento forse meno scintillante del desiderio di vittoria, più silenzioso, ostinato. Ma è la forza che ti impedisce di mollare, perché se molli perdi e perdere fa più male di qualsiasi altra cosa
In Oro, Federica Pellegrini rivendica, con coraggio e vulnerabilità, la propria narrazione, la stessa che negli anni le è stata sottratta o che è stata meticolosamente distorta: tra queste pagine racconta la sua storia di donna e di atleta, senza giri di parole e senza paura, lasciando un messaggio alle “eredi” pronte a seguire le sue orme.
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