Se penso a un libro cult mi viene in mente “Oceano mare” di Alessandro Baricco. L'ho letto ai tempi della scuola. Prendevo l'autobus e lo trovavo sempre pieno di gente, ma quel libro riusciva ad isolarmi
Tira vento da nord, sulla spiaggia.
Sabbia a perdita d’occhio e, sulla battigia, un pittore e la sua tela bianca.
Accanto a lui una donna, incuriosita dall’idea di quel ritratto apparentemente invisibile.
Il pittore le passa il pennello sulle labbra, forse vuole catturare il carminio del suo rossetto, e solo in quell’istante la donna si rende conto che l'uomo intende dipingere il mare con l’acqua di mare.
Si apre così Oceano mare, il libro cult della fumettista e illustratrice Lorenza Di Sepio, da anni in coppia – sulla carta e nella vita – con lo sceneggiatore Marco Barretta. Insieme hanno ideato il personaggio di Daisy, coraggiosa eroina che si trova catapultata in un surreale mondo delle fiabe in cui nulla è come sembra.
L’atmosfera onirica al centro del secondo volume della saga, Daisy e la maschera spezzata, pervade anche il capolavoro di Alessandro Baricco, uscito nel 1993 e diventato in meno di trent’anni un vero e proprio classico moderno.
"Oceano mare" racconta del naufragio di una fregata della marina francese, molto tempo fa, in un oceano. Gli uomini a bordo cercheranno di salvarsi su una zattera. Sul mare si incontreranno le vicende di strani personaggi.
La struttura del romanzo è una tripartita e la prima sezione è dedicata alla storia della locanda Almayer, crocevia impossibile nel quale si riunisce una serie di improbabili viaggiatori, giunti da ogni parte del regno per trovarsi al cospetto di sua maestà, il mare.
Un mare che è al contempo protagonista e ambientazione. Un mare che incanta e punisce, dà e che toglie come il più crudele degli dei.
- Sapete una cosa? Avrei detto che gli ammiragli stessero sul mare...
- Anch'io avrei detto che i preti stessero nelle chiese.
- Oh, bè, sapete, Dio è dappertutto...
- Anche il mare, Padre. Anche il mare.
Protagonista incontrastato del romanzo, l’oceano mare diventa uno specchio nel quale si riflettono i desideri, i sogni e gli incubi degli sventurati avventori della locanda Almayer: c’è Elisewin, che spera di guarire da una malattia che la rende “troppo fragile per vivere, ma troppo viva per morire”, e c’è Madame Deverià, moderna Anna Bovary mandata a curarsi dall’osceno morbo dell’adulterio. Il professor Barteboom è ossessionato dall’idea di misurare i confini del mare, mentre a Plasson basterebbe riuscire a fargli un ritratto come si deve.
E infine c’è Adams, lo sconosciuto che “ha gli occhi di un animale in caccia”. Affitta una stanza alla locanda, ma non gli interessa la vista (di mare ne ha visto abbastanza, per questa vita e la successiva). Aspetta. Attende paziente il momento in cui potrà portare a compimento il suo piano.
Adams… smettetela di aspettare. Non è poi così difficile, uccidere qualcuno
La seconda sezione del romanzo – Il ventre del mare – racconta della tragedia della nave Alliance, arenata su un banco di sabbia: di fronte alla paura della morte, viene a galla la natura più vera e ferina dell’uomo, ligio alla legge naturale dell’homo homini lupus.
Adulterio, tradimento, vendetta, omicidio, cannibalismo: Oceano mare potrebbe a prima vista sembrare una fiaba, ma solo di quelle che racconterebbe Matteo Garrone, e in questa seconda parte Alessandro Baricco ci mostra come non esista alcuna giustizia, né terrena né divina. Le colpe degli uomini sono vendicate da altri uomini, in un occhio per occhio di limpida esattezza.
Nessun destino si illuda. Per quanto onnipotente, non arriverà in tempo per fermare questo duello.
La terza sezione è dedicata ai Canti del ritorno e tira le fila del racconto. Ed è qui che emerge la tecnica narrativa che il critico letterario del New York Times, Richard Bernstein, ha definito degna della corrente cubista: prosa e poesia si fondono per dare vita a un forte sperimentalismo, così che il lettore possa scoprire come finisce la vicenda di Plasson leggendo l’inventario postumo delle sue opere e scopra il destino del pavido Padre Pluche leggendo alcune delle preghiere che il prete ha scritto per sé.
La vera sorpresa forse però la riserva la storia del misterioso ospite della settima stanza, un colpo di scena metaletterario che ci spinge a riconsiderare retrospettivamente tutto il romanzo.
Oceano mare è un libro ricco di echi letterari e artistici, a partire dal nome stesso della locanda Almayer, ispirato al primo racconto di Joseph Conrad, e dal chiaro riferimento alla zattera di Medusa dipinta da Géricault.
Non stupisce quindi se, con il suo portato immaginativo, questo romanzo abbia ispirato canzoni e spettacoli teatrali, diventando in breve tempo un vero e proprio cult.
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