È la giungla a trovarti, non puoi cercarla tu, per questo chiunque si trovi nella giungla cerca di scoprire perché ci è finito. Ma voler trovare un significato ti farà impazzire
A lungo è sembrato che il fantasy fosse un genere segregato entro i confini tracciati da mostri sacri come Tolkien, Le Guin e Martin. Con Leopardo Nero, Lupo Rosso, primo capitolo della Dark Star Trilogy, Marlon James non ha soltanto valicato questa frontiera: l’ha infranta.
Scordiamoci nani, elfi, orchi, troll e draghi: il repertorio classico del fantastico occidentale è solo una sovrastruttura di cui siamo obbligati a sbarazzarci. L’intento dichiarato di James era scrivere “Il trono di spade africano”; ci è riuscito, ma l’esito della sua fatica ha trasceso di molto l’obiettivo iniziale. Non si può negare che Leopardo Nero, Lupo Rosso abbia diversi gradi di consonanza con la produzione fantastica contemporanea: non mancano il crudo realismo di Martin, la spettacolarità coreografica di Abercrombie e la complessità dell’universo Marvel. Ma c’è anche molto di più.
Il primo romanzo della trilogia Dark Star, scaturita dalla sfrenata immaginazione di Marlon James, già vincitore del Man Booker Prize. Un fantasy epico immerso nella storia nelle leggende e nel folklore di un'Africa mitica e bellissima.
James è riuscito nell’impresa impossibile di infondere vita nel corpo mutilato e colonizzato di un intero continente: l’Africa, crogiuolo di culture, miti e tradizioni che l’arrivo dell’uomo bianco sembrava aver spazzato via per sempre. Percorriamo un mondo di savane e foreste, guerrieri, sciamani e orrendi mostri del folklore africano attraverso gli occhi dell’Inseguitore, un mercenario dal naso sopraffino assoldato per ritrovare un misterioso bambino con “la testa infestata di demoni”.
L’intera vicenda non è altro che la deposizione che l’Inseguitore ha rilasciato al Grande Inquisitore. Un resoconto chiaro e puntuale, ma con tutta probabilità inaffidabile. James ha infatti voluto assumere la tipica prospettiva del narratore africano, interessato a sottolineare la relatività di qualsiasi testimonianza piuttosto che esporre la versione autentica della storia. Come dice l’Inseguitore: “Che cos’è la verità quando non fa che dilatarsi e restringersi? La verità è solo un’altra storia”, e il lettore ne è il giudice.
Sarebbe comunque sbagliato etichettare Leopardo Nero, Lupo Rosso semplicemente come “fantasy africano”. Questo romanzo è molto di più. La storia narrata da James è talmente profonda e stratificata che tocca temi fondamentali anche per il nostro mondo: la schiavitù, la giustizia, la fluidità gender, la sessualità, la perversione della scienza, la compenetrazione tra umano e naturale. Trovare il sostrato che tiene tutto insieme è l’arduo compito affidato al lettore: un compito difficile, forse impossibile.
La metafora appropriata per descrivere l’universo creato da James – ma anche il nostro – è quella della conoscenza come giungla: l’Inseguitore ci dice che “è la giungla a trovarti, non puoi cercarla tu, per questo chiunque si trovi nella giungla cerca di scoprire perché ci è finito. Ma voler trovare un significato ti farà impazzire”. Perdersi nella giungla-Africa di James è davvero semplice.
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I libri di Marlon James
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| Sperling & Kupfer, 2016Di
| Dalai Editore, 2008Di
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