Due forze vitali opposte e complementari, un incontro nel più improbabile dei luoghi, destinato a intrecciare le loro vite. Difficile immaginare cosa possano avere in comune un orologiaio in campeggio fra le montagne e una gitana in fuga da un futuro che non ha scelto. Eppure, è proprio questo il palcoscenico del nuovo romanzo di Erri De Luca.
L’incontro tra un anziano campeggiatore e una ragazza gitana in fuga dalla famiglia inaugura un’intesa che dura a lungo, anche da lontano. Erri De Luca si rimette su piste poco battute, su destini che si annodano e si sciolgono
Le regole dello Shangai (Feltrinelli) vive interamente del dialogo che i due protagonisti scambiano all’interno della tenda dell’orologiaio, al riparo dal freddo e dal mondo. La spinta propulsiva delle parole, fortemente evocative, regge l’intera narrazione. Priva di descrizioni e orpelli, quest’infinita chiacchierata scandisce il passare di giorni, settimane e mesi. È un’esperienza quasi mistica alla quale il lettore è dolcemente invitato a prendere parte, accomodandosi accanto ai protagonisti. Il linguaggio proverbialmente poetico dell’autore risuona nel suo cervello e nel suo cuore, quasi accarezzandoli.
"Succede nella vita delle persone un breve periodo staccato dallo scorrere, in cui un avvenimento si conficca come un chiodo nel legno. Quel punto orienta poi lo spazio intorno. È un centro che mentre accade non avvisa che sarà immutabile.
Provo a dire con un esempio. Chissà perché tra tante, proprio l’ultima stella del Carro dell’Orsa Minore deve rappresentare il nord? È strano, ma quando la scorgi, quella è l’ombelico del nostro cielo boreale.
Così è nella vita delle persone. Tu sei stata quel chiodo conficcato nel mio tempo. Solo per te ho provato il compito rischioso della responsabilità. È un sentimento intransigente che esclude vicinanza con ogni altro stato d’animo."
Più di tutto il resto, questo è un libro romantico. O meglio, contiene una visione intrinsecamente romantica della vita, perché racconta di un incontro non previsto ma necessario, come erba in grado di crescere fra due blocchi di cemento.
Come società tendiamo a essere costantemente proiettati verso il futuro spesso incerto e che fa paura oppure perseguitati da un passato del quale non riusciamo a liberarci. Di contro, cerchiamo di estendere i bei momenti all’infinito, slabbrandoli e distorcendoli fino a snaturarli. Il rischio è di perdere di vista il loro valore e la natura di tutti i momenti, belli o brutti: essi sono le tessere di un mosaico che, guardato da lontano, ci somiglia. Contestualizzato nel nostro presente, Le regole dello Shangai sembra schierarsi dalla parte del “qui e ora”, contro il “per sempre”. Dopotutto, il futuro e il passato non sono forse mere idee, astrazioni non esperibili in alcun modo tangibile?
Come il gioco dello Shangai, il “per sempre” si costruisce con calma e intenzione, giorno per giorno, insieme.
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