Vi consiglio un libro di uno scrittore inglese degli anni Trenta, David Garnett: "La signora trasformata in volpe". Racconta la storia di una coppia che si ama e si è appena sposata. I due vivono in campagna, finché un bel giorno la moglie comincia a dare segni che si sta trasformando in un animale. Il marito fa finta di niente il più a lungo che può: la nasconde dalla servitù, si preoccupa, comincia a insospettirsi… finché però la "volpità" di questa creatura prevale. Mi sembra un libro profetico, perché racconta come ci sia un corridoio sempre aperto tra noi e gli animali
Silvia rimembra ancora il giorno in cui, di punto in bianco, durante una battuta di caccia, si è trasformata in una volpe.
Il che probabilmente spingerebbe al divorzio la maggior parte dei mariti, ma non Mr Tebrick.
La signora trasformata in volpe, il surreale racconto consigliato da Maria Pace Ottieri, può essere stato scritto quasi un secolo fa, ma riesce a essere ancora molto attuale. La ragione? Garnett pone delle domande ancora valide al giorno d’oggi: qual è il fondamento della superiorità della specie umana rispetto a tutte le altre? In che cosa siamo diversi degli animali? E soprattutto, in che cosa siamo migliori?
Una storia che può essere letta (e lo è stato) come una lettera in codice indirizzata all'amante dello scrittore, o come un apologo sulla sessualità femminile, o ancora come un'allegoria dell'amore assoluto - oppure, e sarebbe la scelta più avveduta, la si può semplicemente assaporare, abbandonandosi al piacere di una lettura che è puro, brillante divertimento.
David Garnett faceva parte del circolo di Bloomsbury, un gruppo di intellettuali noti per essere fuori dagli schemi, apertamente nemici della cultura tradizionalmente intesa. Nelle parole di Virginia Woolf, erano degli artisti “scapestrati, stravaganti, ingenui, incompetenti, eccentrici e industriosi oltre ogni limite”.
E il limite era spesso superato anche quando si trattava di trasgredire le convenzioni sociali. La stessa vita privata di David Garnett ne è la riprova: perdutamente innamorato di un altro artista, Duncan Grant, l’autore de La signora trasformata in volpe ne fu a lungo l’amante e finì, in un curioso twist del destino che sarebbe piaciuto a Nabokov, per sposarne la figlia.
La natura anticonformista del gruppo di Bloomsbury emerge anche nel breve racconto di Garnett, ripubblicato di recente da Adelphi in un’edizione impreziosita da dodici illustrazioni a china. Il risultato è un libro fuori dal comune che riesce a trovare il giusto equilibrio fra il gusto per l’assurdo tipico delle narrazioni nonsense e l’icastica perentorietà della morale delle favole da Esopo in avanti.
La signora trasformata in volpe finisce quindi per essere un apparente divertissement che racchiude invece in sé stratificati livelli di lettura, facendo precipitare il lettore in una storia fuori dal comune sulla gioia di inselvatichirsi e sull’ostinata cecità dell’amore.
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