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La fabbrica delle tuse. Le ragazze del cioccolato di G. C. Di Gualdana

In principio è il blocco, scheggiato, triturato, temperato; ogni blocco è una ricetta e mai un blocco dell’ispirazione

«Mai un blocco dell’ispirazione». Questa è la storia di Emilia, Olga, Ines, Noemi, Marietta, Clelia e delle altre “tuse” ("ragazze" in dialetto milanese) che a ritmo di boeri e di cioccolatini dal profumo inebriante, hanno scritto la storia di una delle più antiche fabbriche di cioccolato italiane.

Ma La Fabbrica delle tuse, il romanzo d'esordio di Giacinta Cavagna Di Gualdana edito da Piemme, è anche il racconto della laboriosa esistenza di Olga Torri Zaini, la quale, dopo la morte di Luigi Zaini, suo marito nonché il fondatore della fabbrica, si ritrovò a prenderne le redini proprio negli anni più duri del nostro Paese: quando l'Italia entrò in guerra. Ma facciamo un passo indietro, cominciamo dal C'era una volta.

C’era una volta un ragazzo di ventotto anni chiamato Luigi Zaini che, dopo aver preso confidenza con il commercio di prodotti chimici, aveva deciso di «investire i suoi risparmi in una nuova attività, convinto che il cioccolato fosse un buon investimento» coinvolto in quest'impresa dal suo omonimo Luigi Mongini, un torinese cresciuto a pane e cioccolato.

La fabbrica delle tuse. Le ragazze del cioccolato
La fabbrica delle tuse. Le ragazze del cioccolato Di Giacinta Cavagna di Gualdana;

Una delle più antiche fabbriche di cioccolato di Milano. Una donna, Olga Zaini, che con fatica e caparbietà riuscì a realizzare il sogno suo e del marito. Una moltitudine di ragazze, le tuse, che trovarono tra le mura della fabbrica una famiglia e una possibilità di riscatto.

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«Luigi, il cioccolato è un investimento sicuro. E non solo a Torino, direi: guarda un po’ a Perugia cosa sta succedendo» aveva raccontato al suo interlocutore, che lo ascoltava rapito dalle sue parole. «Avrai sentito parlare della Perugina,» Luigi aveva annuito «è ormai una realtà affermata e, pensa un po’? Tutto merito va a una donna, Luisa Spagnoli»

Era il 23 giugno 1913, quando nacque formalmente la società Mongini Zaini & C. Fabbrica di cacao cioccolato e affini. La sede si trovava in via De Cristoforis 5, una traversa di Corso Como, negli spazi lasciati vuoti dai fratelli Branca che avevano avuto il bisogno di ingrandirsi, visto il successo della loro attività (e questo sembrò di ottimo auspicio ai due Luigi).

A due passi dal Fatebenefratelli, molti dei ricoverati nell'ospedale avevano sperimentato le proprietà curative attribuite al Fernet, sentendosi meglio un bicchiere alla volta. «Dopotutto, anche il cioccolato ha le sue proprietà curative e deve esserci sempre nella dispensa di casa. Come il Fernet».

Una volta trovata la sede e acquistati i macchinari, l'ultima cosa che rimaneva da fare – ma anche la più importante – era assumere soprattutto «dipendenti di sesso femminile», le cosiddette incartatrici, donne dalle dita fredde, abili e veloci nell’incartare i cioccolatini, onde evitare di far sciogliere il cioccolato durante l’operazione, ma anche addette ai reparti di creatività e sperimentazione.

Mentre è assorto in calcoli e pensieri, sente bussare alla porta «Signor Zaini, scusi se la disturbo ma dovrei parlarle un secondo»: «Venga venga, Adalgisa. Mi dica: ci sono problemi in laboratorio?» Da quando Adalgisa è a capo del reparto pastiglie e confetti, le ricerche procedono a un ritmo serrato e stimolante. E’ una donna coraggiosa e intraprendente, senza paura di commettere errori: «Sbagliando si impara» è sempre stato il suo motto

A dieci anni dalla visione di Luigi e la sua scommessa sul cioccolato, il socio aveva lasciato la società per problemi familiari ed egli rimasto vedovo con due figli in tenerissima età, Piero e Rosetta, ma aveva nel frattempo conosciuto Olga Torri: quella figura femminile che avrebbe salvato più in là le sorti e il futuro della fabbrica del cioccolato. L'aveva conosciuta presso la drogheria del padre di lei, che si trovava in corso Vercelli. Luigi, intuendone l'indole generosa e paziente, le aveva fatto di getto una proposta matrimoniale. Un'unione che si rivelò feconda, la loro, tanto nella vita quanto sul lavoro: dal loro matrimonio, infatti, nacquero presto Luisa e Vittorio, mentre la stessa fabbrica di cioccolato dovette espandersi e trasferirsi a Dergano per lo stesso motivo che aveva portato i Fratelli Branca, prima di loro, a dover spostare il proprio stabilimento: il successo del proprio prodotto. «Guarda il sciur Luigi e la sciura Olga, come sono carini» commentano le tuse intorno a loro alla festa d'inaugurazione della nuova sede.

Un brindisi alla Zaini, che sta per invadere Dergano con il suo profumo di cioccolato!

Del profumo di cioccolato Olga si innamora, così come del sogno di un’azienda come la Zaini, così che lo fa suo in un istante. Tra conche e mescolatrici, macchine per la tosatura e per il raffreddamento e tavoli delle incartatrici, la fabbrica cresce e diventa un punto di riferimento per i suoi operai, i garzoni e le tante tuse che vivono la Zaini come una famiglia. E, come una famiglia, quando Luigi muore prematuramente nel 1938, si stringe intorno a Olga, che mostra un coraggio e una forza di cui lei stessa è sorpresa. Gli anni sono drammatici, ma tra i razionamenti e l’autarchia, le leggi razziali e le bombe su Milano, che colpiranno duramente anche la Fabbrica, questa piccola grande azienda riuscirà a sopravvivere, a conservare gli insegnamenti del suo fondatore e a far sentire ancora per le strade l’intenso profumo del suo cioccolato.

Quelle stesse strade di una Milano che sta cambiando volto: con il treno a vapore che collega Milano con Monza chiamato dai milanesi Gamba de Legn per il toc toc toc che fa quando si muove, i tram e l'arrivo dei semafori, La Scala, La Rinascente, La Fiera-Esposizione del 1928, il Castello Sforzesco, i bastioni di Porta Venezia, la Galleria Milano, il tutto incorniciato dalle Alpi, nitide in lontananza.

Storica dell'arte e docente presso l'Università di Milano, appassionata di Milano e della sua storia, Giacinta Cavagna Di Gualdana ricostruisce su questo splendido sfondo la storia di un'azienda familiare che sempre si è distinta per le pari opportunità riconosciute alle donne. E la forza delle donne, delle "tuse", è la forza di questo romanzo.

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