Il sussurro del fuoco di Anya Bergman

Strega: essere soprannaturale dalle sembianze femminili o donna reale con eccezionali poteri.

Norvegia, isola di Vardø, 1662 – 1663. Due donne protagoniste: Anna e Ingeborg, donna la prima, poco più che una bambina la seconda. Entrambe hanno una sola colpa: essere una donna, essere nata donna durante gli anni bui della caccia alle streghe.

Anna, figlia del medico del re di Danimarca, mai avrebbe immaginato di essere mandata in esilio a Vardø, l’isola più selvaggia e remota della Norvegia, con un’accusa molto pesante sulle spalle. È qui che si trova la “buca delle streghe”, dove ogni donna accusata di aver stretto un patto con il Diavolo viene rinchiusa nell’attesa di essere processata e condannata al rogo, non prima però di aver subito delle indicibili torture fisiche e psicologiche per estorcere confessioni. Ed è sempre qui che le vite di Anna e Ingeborg si incrociano, quando la prima è disposta ad andare contro la propria morale e i propri principi pur di ottenere il perdono del futuro re di Danimarca mentre l’altra sceglie volontariamente di gettarsi nelle braccia della “morte” per salvare la vita di sua madre, Zigri, accusata di stregoneria per il semplice fatto di essersi innamorata dell’uomo sbagliato. Nella buca delle streghe non è sola però, ci sono altre donne imprigionate con lei per motivi che, osservandoli con l’occhio dell’uomo moderno, risultano ridicoli: ad alcune è bastato ballare per essere additata come strega, ad altre bere della birra o stare male dopo aver ingerito del pesce avariato, ad altre ancora avere un agnello come animale da compagnia o la pelle scura. I loro nomi sono Solve, Krog, Kirsten, Maren.

Il mondo è governato da uomini, ma in ogni donna c’è un fuoco pronto a divampare.

Il sussurro del fuoco, edito in Italia dalla casa editrice Nord, è l’opera esordio di Anya Bergman. È un libro potente, crudo, ma intriso di quel mistero che da sempre aleggia sulla penisola scandinava e che, soprattutto verso il finale, lo rende quasi un fantasy dai tratti gotici, pur restando comunque ben ancorato alla dura realtà.

Particolare attenzione va posta alla costruzione del romanzo: cinque parti, una per ogni fase della storia, in cui i punti di vista di Anna e Ingeborg si alternano, narrazione al presente e prima persona per la donna, narratore esterno e tempo imperfetto per la ragazza. Alcuni brevi capitoli sono incentrati su racconti folcloristici che in qualche modo fungono da anello di giunzione tra la vita reale e le credenze popolari. Non mancano poi espressioni o parole in lingue originale per aiutare il lettore a entrare ancora più in connessione con la storia e gli uomini. Come rivela l’autrice stessa infatti, è sì un romanzo, ma è ben lontano dall’essere una storia di finzione. Il sussurro del fuoco è frutto di ricerche che la stessa Anya Bergman ha svolto durante i suoi anni vissuti in Norvegia.

È un libro che ha lo scopo di dare voce a tutte quelle donne che una voce non l’hanno avuta, la storia di Ingeborg, Zigri, Maren, Solve è la storia delle centotrentacinque donne processate per stregoneria e delle novantuno condannate al rogo. È la storia di tutte.