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Il sentiero selvatico di Matteo Righetto

A Larcionèi, un piccolo paesino delle Dolomiti bellunesi piove ininterrottamente da tanti giorni. Un mese prima, alcuni paesani, per tre notti di seguito avevano visto una luce bluastra comparire in cielo, come se fosse l'aurora boreale. Il 2 novembre del 1913, durante la messa del Giorno dei Morti, Katharina, una bimba di sei anni, sparisce nel nulla per ricomparire solo il giorno dopo, quando per l'intera notte i paesani la cercano per i boschi di tutta la Valle. Da quel giorno, la vita della piccola Tina e quella dei suoi genitori non sarà più la stessa. Di quella notte la bimba non ricorda nulla e dopo essere ricomparsa sul sagrato della chiesa del paese, gli abitanti di Larcionèi, impauriti da quell'avvenimento e da altri presagi come la morte del parroco o l'incidente di un compaesano nei soccorsi, si convincono che la bimba è una strega, una stria, che è stata rapita dai morti e che ha conosciuto il diavolo.

Il nuovo romanzo di Matteo Righetto (edito da Feltrinelli) si interroga principalmente su quanto uno stigma sociale, un'etichetta della cultura dominante possa portare all'esclusione sociale di una persona e quanto possa influenzare anche la vita futura di un bambino.

Il sentiero selvatico
Il sentiero selvatico Di Matteo Righetto;

Il 2 novembre del 1913 per la messa del giorno dei morti si riuniscono tutte le famiglie della zona, anche i Thaler, con la loro unica figlia di sei anni, Katharina. D’improvviso e inspiegabilmente, nel mezzo della liturgia, la bimba sparisce nel nulla.

“E se fossi davvero una strega?” pensava Tina mentre tornava verso casa con suo papà, gli occhi bassi sul sentiero... “Se tutti lo dicono e lo pensano, qualcosa di vero ci sarà”
“Le malelingue non riposano mai Katharina, e alle voci cattive se ne aggiungono sempre altre”.

Con l'arrivo del 1914 giunge la guerra, il richiamo al fronte degli uomini e quindi anche del padre di Tina, che con la madre si ritrova sempre più isolata visto che anche la guerra, secondo i paesani è arrivata a causa sua. Da questo isolamento, dalle voci che sente in lontananza, dall'attrazione sempre più forte del bosco, della natura, degli alberi e dei loro odori, del canto degli uccelli, diverso a seconda delle specie, Tina impara a cercare la sua vera natura, la sua simbiosi con la montagna.

Lei stava bene tra boschi, rocce e prati di alta quota, dove non esistevano né Austria né Italia, ma solo quella che per lei era la vera, unica patria: la montagna

Con il trattato di pace di Saint Germain del 10 settembre 1919 la regione sudtirolese viene aggregata all'Italia anche se i ladini continueranno a cercare di mantenere la propria vera identità fatta di usi e costumi e della propria lingua, nata dall'incontro tra il latino dei Romani conquistatori e le antiche lingue parlate dalle tribù retiche e celtiche native. Matteo Righetto, infatti, proprio per dare voce a questo mondo, ha voluto tenere molte frasi e brevi dialoghi in lingua ladina.

Il sentiero selvatico, dopo il grande successo de La stanza delle mele, coniuga la storia con forti problematiche sociali, attuali anche ai giorni nostri. E sa parlare al nostro cuore del richiamo, che tutti conosciamo in modo più o meno intenso, verso la natura che dovremmo riconoscere come la nostra patria.

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Matteo Righetto è docente di Lettere, vive tra Padova e Colle Santa Lucia (Dolomiti). Ha esordito con Savana Padana (TEA, 2012), seguito dai romanzi La pelle dell’orso (Guanda, 2013), da cui è stato tratto un film con Marco Paolini, Apri gli occhi (TEA, 2016, vincitore del Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo) e Dove porta la neve (TEA, 2017). Per Mondadori ha scritto la “Trilogia della Patria” e, insieme a Mauro Corona, il “sillabario alpino” Il passo del vento (2019). La sua trilogia è diventata un caso letterario internazionale con traduzioni in molti Paesi, tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia, Germania, Olanda. Per il teatro ha scritto Da qui alla Luna, prodotto dal Teatro Stabile del Veneto e portato in scena da Andrea Pennacchi, e per il web L’anno dei sette inverni. Nel 2019 ha ricevuto il Premio Speciale Dolomiti UNESCO. Per Feltrinelli ha scritto I prati dopo di noi (2020), La stanza delle mele (2022), Il sentiero selvatico (2024).

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