Da sinistra a destra, si riuscivano a vedere tutti quei Giganti, come li chiamava lui: il Castore e poi il Lyskamm – occidentale e orientale –, il Naso del Lyskamm, la Punta Dufour, la Zumstein e poi, avanti, fino all’ultima che si vedeva, la Piramide Vincent
Un paesaggio suggestivo che accompagna la storia e la fortuna della famiglia Menabrea. Da quando, pochi giorni dopo l’Unità d’Italia, Jean-Joseph decide di stabilirsi definitivamente in Valle d’Aosta, cambiare il proprio nome in Giuseppe e portare nello Stivale una bevanda allora sconosciuta, la birra.
Vent’anni dopo è il figlio Carlo a gestire l’azienda di famiglia. Marito, uomo di affari e uomo di famiglia. Ogni volta che è a casa, si riserva il tempo per stare con le tre figlie e la moglie Eugenia. Ai piedi di lui Eugenia detta Genia, la secondogenita chiamata come la madre, è sempre più affascinata dalla birra, quella fantastica sostanza che il nonno le aveva fatto conoscere attraverso storie. La morte di Carlo getta nello scompiglio la famiglia, prima fra tutti la moglie che deve capire come destreggiarsi tra gli affari di famiglia, di cui sa ben poco, e che costituiscono un mondo intero. Un mondo in cui Eugenia decide di rimanere il tempo necessario perché le figlie possano prendere le redini dell’azienda.
Attraverso un attento lavoro di ricerca, Francesco Casolo ricostruisce l'appassionante storia della famiglia dei Menabrea, distillandola in una saga fatta di intrighi, gloria e cadute. Un libro magistrale sulle persone che hanno diffuso l'amore per la birra al tempo della Belle Époque.
Eugenia Menabrea trascorse intere giornate a incontrare parenti in cerca di pezzi di eredità, questuanti che chiedevano oboli, amici sinceri e finti creditori, e notti a rovistare nei cassetti e negli armadi. A spalancare cassapanche da cui si sollevava solo polvere, a spostare mobili sperando di trovare il documento o l’appunto che le avrebbe permesso di capire
Genia rimane sola per gran parte del tempo, orfana di padre, con una madre spesso assente per affari e la sorella maggiore partita per il collegio. La birreria famigliare diventa sempre più splendida ai suoi occhi. A farle da guida in questo processo di crescita sarà Gregor, birraio e amico di Carlo Menabrea.
«I monaci per diversi mesi all’anno digiunavano, questo lo sapete forse. E quindi avevano fame. Ma se non potevano mangiare, nessuno impediva loro di bere. Anzi: c’è un antico motto religioso che dice proprio così: Liquida non frangunt ieiunium, ‘i liquidi non infrangono il digiuno’. Insomma, potevano bere e nessuno specificava cosa. L’acqua sfama? No. La birra? La birra sì»
Non è una storia femminista. Le protagoniste non sono caricature di donne forti e indistruttibili, capaci di dominare ogni sfida che si trovano davanti. Sono persone vere, che vanno avanti barcamenandosi, arrangiandosi, trovando i giusti collaboratori a cui affidarsi.
Francesco Casolo propone un romanzo corposo, capace di farci assaporare la pienezza di trent’anni di vita familiare e di cambiamenti storici. Lo arricchisce di punte amare e dolci con maestria. La salita dei giganti è un romanzo armonioso e ben strutturato, da gustarsi fino all’ultima pagina.
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