Rosario Pellecchia ha narrato di musica e di amore nel suo ultimo romanzo Ora che ho incontrato te, di cui è venuto a parlarci in occasione dell'uscita.
Adesso ci racconta di un amore diverso, quello per sé stessi, per il proprio passato spesso difficile da affrontare, e per il proprio figlio.
Come lo fa? Consigliandoci di leggere Il grembo paterno, scritto da Chiara Gamberale.
Chiara Gamberale, per scrivere il suo romanzo più ispirato, scende all'origine delle nostre domande sull'amore, in quella terra scoscesa dove abbiamo cominciato a essere la persona che siamo.
La protagonista di questa storia è Adele, la cui voce narrante si spezza tra il presente e il passato.
Un presente che la vede quarantenne ai tempi del Covid, epidemia appena scoppiata, e che la spinge a portare sua figlia, Frida, nel proprio paesino d'origine. Non ha ancora capito quali equilibri si siano alterati tra lei e Nicola, l'uomo che ama, nonché pediatra di Frida, sposato con un'altra donna con la quale ha a sua volta dei figli; eppure, quell'eterna sospensione sembra non soddisfarla più.
La storia con lui non può che riportarla a un passato legato invece ad un altro tipo di amore, quello tra i suoi genitori e quello che legava lei ad una figura in particolare, suo padre Rocco.
I grandi libri devono sicuramente farti fare delle domande, generarti delle riflessioni. I libri di Chiara lo fanno spesso, quasi sempre direi, però questa volta ancora di più
A porsi per prima delle domande, qui, è l'Adele che ci parla dal passato: l'Adele Magra e l'Adele Grassa, la ragazzina che vive con i Senzaniente, soprannome dato alla sua famiglia poiché di umili origini. Ma Senzaniente rimangono anche quando Rocco, lavorando duramente, riesce a risollevare la loro situazione economica: senza la capacità di gioire di ciò che è bello.
Adele cresce così, guardando l'assenza d'amore tra i suoi genitori e la stoicità della madre, che sopporta un tradimento dopo l'altro del marito con l'amante storica, Rita, unicamente per il bene della famiglia. Il suo è un disperato tentativo di essere amata, apprezzata, riconosciuta da quel padre che non è disposto ad accoglierla per l'adolescente che è, con tutti suoi sogni e fragilità, e la spinge duramente a fare l'unica cosa che egli stesso conosce: impegnarsi, piegarsi al dovere, crescere prima della sua stessa età. Tutto questo ha un'inevitabile impatto sulla protagonista, che instaura un complicato rapporto col cibo, finendo in una clinica per disturbi alimentari.
In un brusco ritorno al presente, continuo e altalenante, vediamo come nella posizione dell'amante, adesso, ci sia lei. Un'Adele madre per scelta, desiderio, bisogno. Il bisogno di fare del proprio corpo un tempio della vita, e non più della morte alla quale si stava condannando da ragazza. La seguiamo nel processo: l'uscita dalla clinica, il lavoro inaspettato da sceneggiatrice, la maternità per inseminazione artificiale e i primi timori per la salute della bambina che la spingono ad appellarsi al pediatra Nicola, con il quale l'alchimia sarà inevitabile.
Siamo di fronte a due figure maschili, il padre e l'uomo di cui è innamorata, che la racchiudono come in un grembo, dal quale solo lei potrà capire come uscire.
Dura, complessa, frammentata, Adele ci insegna in questo romanzo come non ci sia presente senza passato, e solo mettendo insieme i pezzi del primo, potremo iniziare davvero a vivere - e costruirci - il secondo.
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