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Il giudice e il bambino di Dario Levantino

Che storia assurda che era la vita. Cosa lasciavamo alle persone amate? Orme di noi, della nostra essenza? E se le orme non si vedevano a occhio nudo? E che senso aveva la morte? Forse era necessaria perché l’uomo non sprecasse la vita a rincorrere il superfluo e facesse esperienza dell’amore? Era questa trappola qui, l’esistenza?

Dario Levantino, scrittore e insegnante, è ormai al suo quinto romanzo. Il giudice e il bambino, edito da Fazi, è una favola commovente che si muove al confine tra realtà e immaginazione, tra violenza e delicatezza.

Il giudice e il bambino
Il giudice e il bambino Di Dario Levantino;

Giunto in paradiso, Paolo Borsellino viene incaricato da Dio di risolvere casi particolari e delicati. Per un periodo, si occuperà di quelle anime che, per motivi diversi, hanno lasciato qualcosa di irrisolto sulla Terra. Un giorno, però, sulla scrivania del suo ufficio finisce il faldone di un caso particolare: quello di Giuseppe Di Matteo, un bambino di 11 anni ucciso dalla mafia nel gennaio del 1996.

È il 19 luglio 1992 e il giudice Paolo Borsellino si risveglia in paradiso. Anche qui il lavoro che gli viene affidato è di grande importanza: il suo è l’ufficio numero sette, quello delle anime irrisolte. Il suo compito è quello di aiutarle a capire cosa le lega ancora alla Terra così che possano rimanere in paradiso invece di dover trascorrere un periodo più o meno lungo in purgatorio. Il tempo a disposizione per risolvere ogni caso è di cinque giorni. Questo incarico durerà cinquant’anni, al termine dei quali Paolo avrà diritto ad una buona uscita: una scala che gli permetterà di raggiungere la Terra e un’ora intera per poter interagire con una persona ancora in vita. Lucia, sua figlia, il suo amore.

Un giorno sulla sua scrivania compare il fascicolo di un caso che è già stato rifiutato da tutti gli altri uffici, quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso dalla mafia l’11 gennaio 1996 dopo più di due anni di prigionia. La sua storia sconvolge e commuove Paolo, che dopo un primo momento di titubanza decide di accettare il caso.

Il giudice e il bambino iniziano così un viaggio di cinque giorni che li porterà a scoprire un po’ di sé stessi, un po’ del proprio compagno di avventura, un po’ del mondo da cui provengono e a cui tutti gli esseri viventi appartengono.

Giuseppe Di Matteo era nato a Palermo il 19 gennaio 1981, lo stesso anno dei Puffi, lo stesso anno dei Predatori dell’arca perduta, solo che la sua storia, a differenza di questi due cult, non ha un lieto fine. Poco si sa della sua infanzia, se non che era un bambino solare e spontaneo, e che suo padre, Santino Di Matteo, era un mafioso, affiliato al clan dei Corleonesi, capeggiato da Totò Riina

In una montagna russa di emozioni che ci porta da momenti di leggera delicatezza a docce fredde di realtà, il libro racconta con un tono ai limiti del favolistico un’amicizia tanto improbabile quanto inevitabile. Ma il viaggio per aiutare il piccolo Di Matteo a trovare la pace che gli permetterà di rimanere in paradiso diventa anche un espediente per raccontare la storia della mafia. Dario Levantino riesce a trovare le parole giuste per rendere chiaro un concetto che, pur essendo in qualche modo parte della nostra quotidianità, rimane sempre nell’ombra, oscuro.

Tanto temo fa… nel secolo scorso, dico, si è creato un vuoto di potere. Garibaldi, con i suoi Mille, conquistò la Sicilia e la consegnò ai Savoia, piemontesi: così nasceva l’Italia, anzi il Regno d’Italia. Ma nei primi anni dell’Italia unificata i governi furono deboli e lo Stato fu di fatto assente. In questo vuoto di potere nacque la mafia. Potremmo dire che la mafia era un potere cattivo che si sostituiva a un potere sano ma assente

Sulle note de Il mondo di Jimmy Fontana, Il giudice e il bambino di Dario Levantino non è solamente una storia che unisce realtà e fantasia, ma è qualcosa di più. Si tratta di un tentativo ben riuscito di parlare ai ragazzi e alle ragazze di un argomento talvolta incomprensibile. Di un modo per mettere sotto la luce del sole quello che esiste solo nel buio, quando rimane non detto. Di un libro di scuse nei confronti di chi, come i bambini, si ritrova ad essere vittima di un sistema malato e la cui unica colpa è quella di far parte di un mondo a cui nulla interessa di loro.

La categoria degli adulti, di cui pure facevo parte, aveva progettato quel mondo malato, e io guardavo i giovani e mi vergognavo

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Dario Levantino è un autore italiano. Laureato in Lettere e filosofia, insegna italiano in un liceo di Monza. Il suo esordio, Di niente e di nessuno (Fazi Editore, 2018), ha vinto il Premio Biblioteche di Roma 2018, il Premio Letterario Subiaco Città del Libro 2018, il Premio Leggo QuINDI Sono 2019 ed è stato tradotto in Francia con il plauso della critica. Il suo secondo romanzo, Cuorebomba, è uscito nel 2019 ed è stato ugualmente tradotto in Francia. Con La violenza del mio amore (2021) ha continuato a raccontare le vicende di Rosario, ma con Il cane di Falcone (2022), grande successo di critica e di pubblico, ha saputo conquistare il cuore dei ragazzi. Nel 2024 esce Il giudice e il bambino.

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