Dopo la recente messa in onda su Rai1 della fiction Il nostro generale (non male, peraltro, pur con i limiti tipici di uno sceneggiato confezionato per la rete ammiraglia, ma potete scoprire di più in quest’articolo dedicato) e il clamoroso arresto del boss Matteo Messina Denaro con annesse polemiche, mi pare il momento perfetto per consigliarvi la lettura di questa biografia di Carlo Alberto Dalla Chiesa, che ha due grandi punti di forza.
Grazie all'accesso a una documentazione vasta e inedita, viene ricostruita e raccontata da uno storico la vita di uno degli uomini simbolo della nostra Repubblica e della lotta al terrorismo e alle mafie.
Innanzitutto è il primo saggio sulla vita del generale simbolo della lotta al terrorismo e alla mafia, dalla Resistenza al suo omicidio per mano di Cosa nostra nel 1982, di taglio compiutamente storiografico, anziché giornalistico, sulla base di una documentazione molto ricca; in particolare, Vittorio Coco, già autore di una ricerca sulle polizie speciali dal fascismo alla Repubblica, riprende idealmente il filo del discorso collocando l’operato di Dalla Chiesa coi suoi nuclei speciali – e le polemiche che li hanno accompagnati – nel quadro più ampio di questa tradizione, a partire dal quale analizza i “campi di tensione” tra efficienza, sicurezza e garantismo che li hanno accompagnati, come sempre accade (ed è un bene che sia così) quando in democrazia si fa ricorso a strumenti d’emergenza.
Secondo, permette di apprezzare fino in fondo il carattere innovativo dei metodi d’indagine che ha via via elaborato e introdotto, confrontandosi con fenomeni di criminalità sistemica come Cosa nostra e il terrorismo, che hanno aperto la strada a ulteriori sviluppi anche sul fronte del lavoro giudiziario: i principi cardine dei suoi nuclei investigativi, centralizzazione e specializzazione, ispireranno l’organizzazione del lavoro in pool dei magistrati impegnati sul fronte del terrorismo a Milano, per essere poi adottati anche a Palermo dal capo ufficio istruzione Antonino Caponnetto contro la mafia.
Il limite maggiore sta invece nel fatto che, come molti accademici, l’autore s’irrigidisce fin troppo sulla soglia delle questioni controverse, appoggiandosi talvolta a ricostruzioni “di palazzo”, per evitare vere o presunte “dietrologie”: per esempio, trattando le ipotesi del ruolo di Dalla Chiesa nel recupero del famigerato “memoriale” di Aldo Moro, ovvero i suoi scritti dalla prigione delle Br, Coco avalla la posizione secondo cui tra le carte ritrovate nel 1978 e quelle emerse nel 1990 «qualitativamente la differenza non è significativa»… anche se nelle seconde si fa riferimento alla struttura stay behind Gladio, una rivelazione che persino dopo la caduta del muro di Berlino causò un cataclisma politico.
Senza farne un santino, il saggio di Coco permette di apprezzare il dinamismo, la finezza psicologica e soprattutto la creatività di un personaggio indubbiamente gigantesco e rende, last but not least, molto avvincente il racconto della sua vita.
Consiglio di degustarlo in abbinamento a Il memoriale della Repubblica di Miguel Gotor, ottimo per compensare e completare la riflessione sugli episodi che si addentrano nell’“anatomia del potere italiano”, occulto e non.
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