C’è chi da bambina si identifica in una principessa, chi in una farfalla e chi, alla maniera di Guadalupe Nettel, in uno scarafaggio come Gregor Samsa. Anche lei una mattina si è svegliata con un corpo diverso, in cui doveva imparare a vivere. Ma, a differenza del protagonista della Metamorfosi, non aveva ancora capito se quel cambiamento era per lei una benedizione o una disgrazia. Ben presto, però, ha compreso la forza di questi animali: antenati dei trilobiti, i più antichi abitanti della Terra, hanno conosciuto la sofferenza, ma sono sopravvissuti con perseveranza a innumerevoli catastrofi.
Al di là dello stereotipo dell'infanzia come luogo di felicità e spensieratezza, questo libro riporta la crudezza e la sofferenza che possono celarsi in quell'età. Attraverso un romanzo che è anche un diario clinico, l'autrice scandaglia il proprio passato nel tentativo di fare i conti con il corpo in cui è nata.
Guadalupe Nettel, con delicatezza e genuinità, esplora la sua infanzia in un romanzo che si scopre essere anche una sorta di diario clinico, indirizzato alla dottoressa Sazlawski. Un testo che va a sondare i ricordi dell’autrice, a partire dalla prima infanzia a Città del Messico, per poi passare agli anni del distacco dai genitori, al trasferimento in Francia, fino al ritorno in Messico negli anni ’80. Tutto questo attraverso ricordi fisici, legati al rapporto con il corpo e ai suoi cambiamenti. Il libro, infatti, termina quando la protagonista narra del momento in cui «mi ero decisa ad abitare il corpo in cui ero nata, con tutte le sue particolarità».
Il primo capitolo si apre raccontando la difformità fisica che la bambina ha già fin dalla nascita: una voglia nella pupilla dell’occhio destro, che rende difficile lo sviluppo della vista. Il racconto dell’infanzia è quindi anche un racconto di sofferenza, di costrizione (nel tenere una benda sull’occhio sinistro, per cercare di far sviluppare al meglio quello destro), di emarginazione e di umiliazione, che va a stagliarsi contro gli stereotipi che vedono l’infanzia come un luogo di felicità e spensieratezza.
Non so come la pensi lei, dottoressa Sazlavski, ma per me il presunto incanto che molta gente attribuisce all’infanzia è uno scherzo giocato dalla memoria. A prescindere dalle differenze tra una vita e l’altra, sono convinta, dottoressa Sazlavski, che nessuna infanzia possa essere del tutto piacevole. I bambini vivono in un mondo dove la maggior parte delle situazioni in cui si trovano è imposta.
Il corpo in cui sono nata è il romanzo con cui Guadalupe Nettel è divenuta nota ai lettori italiani. Sono stati pubblicati da La Nuova Frontiera anche Bestiario sentimentale (2018), Petali e altri racconti scomodi (2019) e La figlia unica (2020). Guadalupe Nettel, nata a Città del Messico, è considerata una delle più importanti autrici latinoamericane della scena letteraria contemporanea.
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