«Che cosa dovrei fare?», lo interruppi con impeto. «Accettare di essere quello che sono? O meglio adattarmi ad essere quello che gli altri vogliono che io sia?»
Siamo a Ferrara, in epoca fascista. In questo romanzo brevissimo, Bassani racconta la storia di due diversità, entrambe ugualmente inaccettabili. Il protagonista è Athos Fadigati, uno dei più stimati medici della città, caratterizzato da "occhiali d'oro che scintillavano simpaticamente sul colorito terreo delle guance glabre". Sul suo cammino andrà a inciampare, quasi per caso, un giovane studente universitario ebreo, la voce narrante.
Antagonista della romanzo è il fascismo e il suo serpeggiare nelle coscienze individuali, macchiando tutto ciò che tocca con un rifiuto per il diverso che non lascia scampo al protagonista. Machista e conservatore, l'uomo fascista rifiuta l'amore omosessuale e la scrupolosa discrezione del Dottor Fatigati nulla potrà contro la morbosa curiosità che rende ogni città paese e che, ben presto, porterà a una deriva tragica.
In una Ferrara ricca, affascinante ma oppressa dal fascismo, un giovane studente ebreo, voce narrante del romanzo, incrocia il suo destino con quello di Athos Fadigati, un maturo medico di chiara fama. L'amicizia che nasce fra i due farà scoprire al narratore che dietro tutta la cultura e la raffinatezza del dottor Fadigati si cela un abisso di solitudine dovuto alla sua presunta omosessualità. Un peccato che l'Italia di allora non contemplava fra quelli che potevano essere redenti.
Perché il dottore non mette su famiglia? Poco importa se si tratta di un cittadino modello, osservante delle leggi, è necessario andare in fondo alla questione e capire quali panni sporchi nasconde. Quello che viene considerato un "vizio" è a malapena tollerabile fintantoché viene occultato per amore della decenza, ma nel momento in cui la devianza viene allo scoperto, l'orrore è svelato e la società è troppo ignorante e culturalmente impreparata per accogliere qualcosa che non conosce, che vede come "anormale". Chi ci presenta la vicenda è ebreo e, trovandosi alle soglie delle leggi razziali, sarà costretto, per motivi diversi, a condividere con Athos Fadigati il senso di disprezzo, profonda solitudine e isolamento che porterà il dottore a un punto di non ritorno.
Il senso di solitudine che mi aveva sempre accompagnato in quei due ultimi mesi diventava se mai, proprio adesso, ancora più atroce: totale e definitivo.
L'analisi di Bassani è lo spunto tanto perfetto quanto doloroso per riflettere sulle conseguenze che atteggiamenti di isolamento e umiliazione possono avere sulla vita di chiunque porti con sé un motivo di discriminazione. La diversità vissuta come fardello viene rappresentata con grande sensibilità e delicatezza, indagando gli aspetti psicologici più insopportabili dell'emarginato: la paura, il desiderio di autodistruzione, l'autocommiserazione e un senso di impotenza che tronca sul nascere ogni possibile via d'uscita.
La prosa di Bassani, un italiano alto ma estremamente scorrevole e godibile, riesce a fornirci un quadro impeccabile di un contrasto interiore che alterna il disprezzo per una società piena di regole e restrizioni da cui ci si sente diversi, ma da cui si è irrimediabilmente attratti per il senso di appartenenza alla "normalità" che porta con sé. Non ci sono soluzioni facili, scappatoie o un lieto fine, solo una condanna, una condanna da cui, più di sessant'anni dopo, c'è ancora molto da imparare.
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