Gli innamorati di Peppe Fiore

Una delle cose che amo del mio lavoro è la possibilità di scoprire con un po’ di anticipo i libri che arriveranno in libreria.

Così, quando ho letto che Peppe Fiore sarebbe tornato con un nuovo romanzo dal titolo così evocativo ma immediato, non ho potuto fare altro che attendere di leggerlo.

Gli innamorati è la storia di un uomo e una donna. 

È la storia di Flaminia e Carmine.

É la storia di un amore che non conosce ombre, o forse no.

É la storia di due esseri umani che si sono scelti nella semplicità di una conoscenza che non ha subito gli arrovellamenti mentali, i tormenti, di chi non sa cosa vuole.

No, loro semplicemente si sono innamorati prima l’uno del corpo dell’altra, e poi dell’anima.

Si sono sposati giovanissimi e in fretta, in preda ad un amore incontrollabile che (probabilmente) non tutti possono dire di aver provato.

Peppe Fiore, però, è bravissimo a farcelo vivere attraverso gli occhi, le movenze, i dialoghi e le passioni dei due protagonisti.

Carmine e Flaminia sono veri, personaggi reali, come siamo noi.

Io l’ho visto il loro amore, l’ho letto e l’ho riconosciuto.

La storia si muove in una Roma ricca e signorile. Carmine è un architetto che verrà raggiunto da un avviso di garanzia per pratiche poco lecite di cui Flaminia, sua moglie da ormai vent’anni, non sa nulla.

Flaminia dirige un museo cittadino e da sempre è circondata dalla bellezza. La sua vita con un marito che la ama e una figlia, non potrebbe essere più perfetta eppure sappiamo che la perfezione non esiste.

Con questa frase che Carmine dedica a Flaminia più volte all’interno del romanzo, Peppe Fiore condensa l’immensità dell’amore e racconta quanto esso possa accompagnare la vita di due persone senza che vi siano dimostrazioni plateali e struggenti.

Leggere la storia di Carmine e Flaminia mi ha fatto tornare in mente una frase di Massimo Troisi:

Peppe Fiore scrive questo romanzo con una penna leggerissima. La sua scrittura scivola leggera, delicata. Incanta la bravura di questo scrittore, che non lascia nulla al caso.

Un prologo apre la storia, introduce i protagonisti ma anche le loro emozioni, i loro caratteri, fotografa irrimediabilmente tutto quello che sarà lo sviluppo del romanzo, diviso in due parti e scandito da capitoli brevi e pregnanti.

I personaggi sono un puzzle perfetto e sullo sfondo si staglia la capitale, bella e suggestiva, tra grandi terrazze e strade affollate.

Lo stile di Peppe Fiore è inattaccabile.

La protagonista, Flaminia, affronterà il suo conflitto cercando risposte alle domande che affollano i suoi pensieri, ricercando la verità a costo di buttare tutto all’aria, dal matrimonio al lavoro che, in quel momento, sta raggiungendo l’apice con un progetto importante.

La verità è la giusta ricompensa per aver creduto in quel rapporto nato ai tempi dell’università e a cui Flaminia si è arresa consapevole che Carmine fosse "quello giusto".

Una domanda in particolare attanaglia Flaminia, quella domanda che, universalmente, ci poniamo sempre di fronte a situazioni che non capiamo: “Perché?”

Le risposte spesso sono fumose, incomprensibili e, talvolta, lo sono per proteggere l’altra persona da quello che può scoprire.

Così come all’interno del romanzo accade al padre di Flaminia, altra figura fondamentale per la protagonista. Anche lui invischiato nella storia di Carmine, a cui Flaminia chiede spiegazioni e dal quale riceve risposte che circumnavigano la verità senza mai attraversarla.

Ci vorrà tutto il carattere e la tenacia della protagonista per scardinare le resistenze di questi uomini che provano a tenerla all’oscuro da situazioni che la farebbero soffrire.

Leggere questo romanzo è come guardare un film ambientato nella Roma de La grande bellezza di Paolo Sorrentino, grazie alla maestria di Peppe Fiore nel rendere immagini le sue parole.

Ci si innamora de Gli Innamorati.