Emanuele Trevi consiglia Il passeggero e Stella Maris di Cormac McCarthy

Emanuele Trevi non si limita a consigliare un solo libro, bensì due, l’ultima dilogia di Cormac McCarthy che l’autore statunitense ci ha lasciato in eredità poco prima di morire, nel giugno 2023. Due opere che vanno insieme per grandezza e trama, Il passeggero e Stella Maris (usciti per Einaudi rispettivamente poco prima e poco dopo la morte dell’autore) vedono protagonisti due fratelli di nome Bobby e Alicia Western, un sommozzatore di professione e una geniale matematica, nonché esperta mondiale di violini cremonesi.

È una storia di amore, di mistero, di colpi di genio e personaggi strambi, di manicomio e di reietti, di fuga e molto altro, il degno lascito di un autore già conosciutissimo che ci ha salutato col botto. Cormac McCarthy è stato infatti uno scrittore molto prolifico, ma prolifico di successi letterari, tanto che anche chi non ha mai letto niente di lui (difficile), sa ben riconoscere alcuni dei suoi titoli più importanti, da La strada a Non è un paese per vecchi, da Meridiano di sangue a questi ultimi due capolavori, che si inseriscono in maniera lineare e progressiva nel suo parterre di successi.

Emanuele Trevi ce ne parla in maniera estasiata, dopo la nostra intervista a proposito del suo ultimo romanzo, intitolato La casa del mago (Ponte alle Grazie). Non a caso utilizza una metafora, quella dell’aquila che vola in alto sopra le creature a terra, per esprimere il senso di ammirazione nei confronti di McCarthy. Nel dittico in questione ritroviamo sia lo stile laconico e appuntito, in grado di commuovere e di far ridere, sia i personaggi borderline e “squlibrati”, altrettanto tipici dello scrittore.

Nel Passeggero, Bobby Western scova nelle profondità della baia del Mississippi un aereo con a bordo nove passeggeri deceduti; la scatola nera non si trova, così come il decimo passeggero a bordo: cosa si nasconde dietro questo mistero? Stella Maris, «che diciamo non è proprio il seguito del primo, piuttosto una specie di eco e di riverbero», ha invece come protagonista Alicia Western, paziente della clinica psichiatrica Stella Maris, affetta da numerose patologie. Tra queste svetta una specie di schizofrenia paranoide che l’accompagna fin dall’adolescenza con la comparsa di uno stuolo di personaggi allucinatori, capeggiati dallo scurrile e piccolo individuo pennuto, di nome Talidomide Kid.

L’epica di Cormac McCarthy, definita “di confine”, perennemente alla ricerca di un limite o di un orizzonte da raggiungere, si conclude con questa dilogia, una riflessione sulla morte e la malattia: la fine del suo, e in parallelo, del nostro instancabile peregrinare con lo scrittore. Un viaggio infinito perché umani, perché vivi, perché perennemente alla ricerca di qualcosa che possa riempire i nostri vuoti e le nostre inquietudini, e che pochi scrittori riescono a disegnare sulla pagina. Quando questo accade siamo di fronte alla grandezza letteraria che rende alcuni libri dei classici della letteratura: Cormac McCarthy sicuramente ci è riuscito.