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Elizabeth Finch di Julian Barnes

Julian Barnes è tornato in libreria con Elizabeth Finch (Einaudi), un romanzo in cui, attraverso il suo stile iconico, vaglia vari temi a lui cari, dalla biografia all’amore intellettuale.

Neil, ormai adulto, frequenta all’università il corso di Cultura e società tenuto da Finch, una donna senza età, carismatica, il cui insegnamento non concede diapositive con schemi confusionari e grafici a torta, né slide riassuntive. Le loro lezioni si tengono sotto forma di dialoghi, in quanto: «il miglior metodo educativo come ben sapevano i greci, si basa sulla collaborazione». Neil ne è subito affascinato, la invita a pranzo, un appuntamento che manterranno negli anni a venire. Seduti su un tavolino quadrato, con i piatti di pasta del giorno a dividerli, discutono di solitudine, delusioni amorose, fallimenti. Il loro rapporto diventa, a tutti gli effetti, uno scambio intellettuale tra maestro e studente, in cui le domande molto spesso arricchiscono di più delle risposte e scardinano le ipotesi di infelicità o di ingiustizia a cui gli umani sono condannati.

Elizabeth Finch
Elizabeth Finch Di Julian Barnes;

Affascinante senza essere manipolatoria, rigorosa ma mai dogmatica, elegante seppure austera, irriducibilmente anticonvenzionale, eternamente sfuggente: così è Elizabeth Finch, docente del corso di «Cultura e civiltà» al college.

Elizabeth Finch rinnega tutto ciò che di mono è legato alle questioni umane, dal monoteismo alla monocultura, non si conosce la sua storia personale né i suoi papabili amanti. Ciò che è certo è la sua apatia e chiusura al seguito di una gogna mediatica che l’ha vista protagonista dopo alcune considerazioni espresse sul cristianesimo. Finch, infatti, è legata alla figura di Giuliano l’Apostata, l’ultimo imperatore pagano la cui morte segnò «il momento in cui la storia prese la strada sbagliata», in quanto non riuscì a scardinare il cristianesimo e a riportare la cultura ellenistica. Giuliano l’Apostata, criticato ma comunque studiato da personaggi illustri tra cui Montaigne, Milton e Voltaire, incarna una visione del mondo sposata da Elizabeth Finch. Ed è qui che Barnes gioca in modo magistrale con la biografia: Neil, che riceve in dono le carte di Finch, si appresta a voler scrivere una biografia di Giuliano l’Apostata o forse proprio di lei, poiché il suo amore è puro, riconoscente, di una severa sincerità. Neil, con storie coniugali fallite e consapevole di non aver concluso granché di gratificante nella vita, si assume il compito di ripristinare la figura di Elizabeth attraverso i suoi scritti, concedendosi i punti di vista degli amici o del fratello Chris, anche a costo di venire a conoscenza di verità scomode. Ma per Neil cercare di capire qualcuno non è irrispettoso, non è cedere alla fame di pettegolezzi, quanto un’alta forma d’amore che tiene conto dell’unicità di una persona. In un certo senso, va alla ricerca di un’altra Elizabeth, quella che non ha conosciuto, la parte reale di un’idealizzazione. Il suo amore intellettuale assume contorni platonici, in quanto la carne, i desideri quotidiani vengono assorbiti dall’intensa ammirazione che prova nei suoi riguardi.

Descrivi il tuo rapporto con Elizabeth Finch in sei parole: «Era il mio fulmine di avverti-mento»

Elizabeth, una donna che sa esprimersi con proprietà di linguaggio, che non ha timore di dire ciò che pensa, anche a costo di venire derisa e umiliata da tutto il paese, è l’eroina moderna che non ha chiesto la gratificazione o il martirio, ma di essere sé stessa e di amare alle sue condizioni, senza timore o regole ferree, sebbene consapevole delle conseguenze a cui va incontro.

È il ritratto di Giuliano, di come la scelta di non voler cedere al cristianesimo lo abbia definito per l’eternità un apostata, nonostante i vari biografi nei secoli l’abbiano scritto e raccontato come, sottolinea Barnes, «un attore che attraversi il palcoscenico illuminato da riflettori di colore diverso». Per Elizabeth la presa di posizione sulle sue convinzioni l’hanno messa alla gogna e le fatto abbandonare ogni desiderio di pubblicare altro di suo pugno, ma non ha ceduto all’adesione di un unico pensiero, ha mantenuto la sua identità, anche se l’ha portata al fallimento.

Il che mi ha ricordato EF quando sosteneva che il fallimento può essere più interessante del successo, e che i perdenti ci dicono molto di più dei vincitori. E anche, di come non possiamo sapere, nemmeno in punto di morte – forse meno che mai in punto di morte –, come saremo giudicati o, eventualmente, ricordati

Barnes ci consegna, anche questa volta, un romanzo che apre a molteplici strade di discussione, in cui i ruoli di Elizabeth e Giuliano diventano interscambiabili, e viceversa (tra l’altro, chissà se la scelta di scrivere dell’imperatore è stata una coincidenza o il frutto di una sottile ironia, considerato il nome di battesimo dell’autore). L’importante è ricordarci di considerare la biografia come un punto di partenza, e non di arrivo. Occorre fare attenzione ai dettagli, alla parte invisibile delle cose. Le risposte, talvolta, si nascondono lì.

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La posta della redazione

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Conosci l'autore

Figlio di due insegnanti di francese, Julian Barnes si è trasferito da Leicester a Londra da piccolissimo. Ha studiato alla City of London School e al Magdalen College di Oxford, ha poi collaborato come lessicografo con l'Oxford English Dictionary. In seguito ha lavorato come redattore letterario e critico cinematografico per riviste come «New Statesman», «New Review», «The Observer» «Sunday Times» e, più tardi, come corrispondente estero per «The New Yorker».Tra le sue opere, tutte pubblicate in Italia da Einaudi (ma negli anni '90 da Rizzoli), ricordiamo Storia del mondo in 10 capitoli e 1/2 (1997 e 2013); Oltremanica (1997); Amore, ecc. (1998 e 2013); England, England (2000); Amore, dieci anni dopo (2004 e 2014); e Arthur e George (2007); Il senso di una fine (2012 e 2014, vincitore di uno dei più importanti premi letterari di lingua inglese, il Man Booker Prize); Livelli di vita (2013); Il pappagallo di Flaubert (2014); Il rumore del tempo (2016); L'unica storia (2018) e Guardando il sole (2019).

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