La trilogia della Patria del giornalista e scrittore Enrico Deaglio è una raccolta in presa diretta dei fatti più importanti che hanno segnato la storia del nostro paese dal 1967 al 2020. I volumi:
Ma davvero è successo tutto questo? In un libro di novecento pagine, una cavalcata in quel vero romanzo che è stata l'Italia degli ultimi trent'anni. È come guardare un film sulla nostra vita, in cui gli avvenimenti sono raccontati mentre succedono.
12-13 MAGGIO: IL REFERENDUM SUL DIVORZIO
La campagna referendaria è stata a dir poco infiammata. Il fronte del sì all'abrogazione della legge Fortuna-Baslini, capeggiato dal Comitato promotore di Gabrio Lombardi, si è lanciato in un tentativo disperato di ricacciare l'Italia indietro nel tempo. Il più scatenato tra i suoi leader è il segretario della Dc Amintore Fanfani che ha percorso l'Italia da nord a sud, fino a raggiungere l'apice del fervore in un comizio a Caltanissetta, a suo modo pre veggente: "Ora vogliono il divorzio. Dovete sapere che poi vor ranno l'aborto, e poi ancora il matrimonio tra omosessuali, poi magari vostra moglie scapperà con la serva!". (Per la cronaca, nella Sicilia dove 13 anni prima il regista Pietro Germi aveva ambientato Divorzio all'italiana vincerà il no, seppur di poco.)
Sono abbastanza minacciosi anche i toni del Movimento sociale di Giorgio Almirante, che nel frattempo ha imbarcato i monarchici. Hanno affisso un manifesto nelle città con la scritta "Contro gli amici delle Brigate rosse il 12 maggio vota sì", e sotto il simbolo della fiamma tricolore. Molti anni più tardi la vedova di Almirante confesserà che "Giorgio in realtà era a favore del divorzio".
Fra il 1965 e il 1974, il divorzio ha rappresentato uno dei principali temi della discussione pubblica e del confronto politico italiano, sul quale si sono contrapposte differenti idee di famiglia, società, paese; laici contro clericali, “fanfascisti” contro “instancabili cornificatori”.
Per cancellare una legge che nel migliore dei casi definisce permissiva, la Cei, presieduta dall'arcivescovo di Bologna Antonio Poma, ha dispiegato tutta la sua potenza di fuoco (le predi che dal pulpito, "Avvenire", i giornali curiali e parrocchiali, Comunione e liberazione - unico dei pochi movimenti cattolici per il sì). Addirittura il cardinale di Genova Giuseppe Siri arriva a premonire l'inferno per chi non sta dalla sua parte: "I fedeli ora sanno come regolarsi: se voteranno no, non credano di essere d'accordo con Dio".
Ma la verità è che il mondo cattolico è lacerato come mai prima. Ci sono alcuni preti (dom. Giovanni Franzoni è stato sospeso a divinis), molti cattolici di base e associazioni come le Acli o l'Azione cattolica che scelgono di distinguere tra un'intima convinzione di fede e la legge di uno stato laico. A febbraio lo storico Pietro Scoppola ha promosso un appello dei cattolici democratici per il no, che ha raccolto 92 adesioni illustri, da Romano Prodi a Pierre Camiti, da Giancarlo Zizola a Leopoldo Elia. C'è poi una cospicua parte della Dc che ha tentato fino all'ultimo di evitare il referendum (anche Paolo VI era contrario) e che, sicura di perderlo, non ha fatto campagna. Nemmeno il governo Rumor si è speso molto.
Il fronte del no è composto da tutto il resto dell'arco costituzionale (Pci-Psi-Pri-Psdi-Pli) e dai Radicali che stanno ancora fuori dal Parlamento e più di chiunque altro hanno creduto in questa battaglia civile dal primo minuto. Ma soprattutto, la campagna pro-divorzio può contare su cantanti, attori, personaggi molto popolari che entrano in milioni di case con i loro caroselli, monologhi, brani musicali messi a disposizione della causa: Gianni Morandi ripreso nel salotto con moglie e figli, Gigi Proiet ti, Pino Caruso, Domenico Modugno, Arnoldo Foà. Nel suo spot, Nino Manfredi è seduto al trucco in un camerino, quando gli si avvicina un intervistatore:
Scusi signor Manfredi, lei è per l'abolizione?
Scusi sa, ma ce so' tante cose brutte da aboli', vogliamo aboli' proprio l'unica cosa bbona, il divorzio? [... ] Io sono per l'indissolubilità del matrimonio riuscito e non del matrimonio fallito. Meglio il divorzio delle coma quotidiane, delle botte con l'intervento dei vicini, delle pistolettate, delle coltellate, dell'arsenico nei cannolicchi, senza par lare delle conseguenze che tutto questo provoca sui figli.
Lei conosce personalmente qualcuno che abbia ottenuto il divorzio?
No, solo gente che era divisa da anni e ha sanato qualche situazione incresciosa. Invece conosco due amici che hanno ottenuto l'annulla mento del matrimonio dalla Sacra Rota. È costato qualche milioncino, ma lui è uno che sta bene e ha ottenuto l'annullamento per impotentia coeundi. C'ha avuto quattro figli, come impotente me pare abbastanza prolifico. Ma qua entriamo nel campo della fede, dei miracoli... Bisogna crederci. La moglie non ha beccato una lira, perché l'annullamento ecclesiastico non prevede alimenti, difesa morale e materiale dei figli. E che difendi? Non ce so'. Quelli sono quattro ipotesi di figli, quattro immaginazioni, anche se mangiano. Oh, poi lei me deve spiega' perché si possono poter dividere soltanto i cattolici con i soldi mentre il divorzio non costa niente. Avanti, mi dica...
È successo di tutto, nel 1974: un anno che di fatto inizia mesi prima, con quel golpe di Pinochet che spinge Enrico Berlinguer a lanciare il compromesso storico. A livello internazionale, oltre al Cile, c’è il Medio Oriente, con gli arabi che chiudono i rubinetti del petrolio; la Grecia e il Portogallo, che tornano alla democrazia; gli Stati Uniti, che registrano le dimissioni di un presidente travolto da uno scandalo.
Milioni di italiani sono ansiosi di rispondere. Il quesito è molto semplice: "Volete che sia abrogata la legge del1 °dicembre 1970 numero 898, Disciplina dei casi di scioglimento delmatri monio?" Sì/No.
Domenica alle 12 - a urne aperte - papa Paolo VI, affacciato al Palazzo apostolico, affida la scelta degli italiani alla Madonna, stando però molto attento a non violare il silenzio elettorale.
Intanto arrivano i primi dati sull'affluenza e si capisce che il quorum non è a rischio. Si raggiungerà l'87,72 per cento. Lunedì sera, cinque ore e mezza dopo la chiusura dei seggi, è Marco Pannella a dare l'annuncio dal palco allestito a piazza Navona per il popolo del no: "Ci comunicano in questo momento che la vittoria del divorzio è ormai matematicamente certa".
Solo nella notte il Viminale diffonde i risultati definitivi (la raccolta dei dati è affidata per la prima volta ai cervelloni elettronici, ma qualcosa si intoppa):
No 59,26 % pari a 19.138.929 voti
Sì 40,74 % pari a 13.157.558 voti
La mappa del voto restituisce alcune sorprese: le isole hanno votato per mantenere il divorzio. E anche nelle regioni bianche in cui ha prevalso il sì - Trentino, Veneto, Molise, Campania, Pu glia, Basilicata e Calabria - il no è stato spesso competitivo. Insomma, tra gli elettori, e forse ancor di più tra le elettrici, sembra svanito il vecchio timore che Dio guardi nell'urna.
L'indomani "La Stampa" titola: L'Italia è un paese moderno. Vince il no, il divorzio resta. "L'Espresso" commenta: "Gli italiani devono essere grati alla Dc, al suo capo, alla Cei e a quei leader cattolici che hanno voluto e imposto al paese una prova assurda e tuttavia non inutile. Mai un test etico-politico, applicato ai nostri connazionali, era approdato a un risultato più confortante".
Esulta Berlinguer - che pure aveva tentato in tutti i modi di scongiurare una guerra civile referendaria: "È una grande vittoria della libertà, della ragione e del diritto. Una vittoria dell'Italia che è cambiata e che vuole e può andare avanti". La Democrazia cristiana e la Chiesa si rimettono con rammarico alla volontà degli elettori. Solo Fanfani qualche mese dopo si ostinerà a volgere l'esito a proprio favore: "La convergenza di 13 milioni di voti verso le nostre tesi non può rappresentare una sconfitta".
Di
| Feltrinelli, 2018Di
| Il Saggiatore, 2010Di
| Feltrinelli, 2020Potrebbero interessarti anche
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