Bella Baxter è una creatura magnetica e misteriosa. Nata due volte: dal ventre materno e dalla mano di un chirurgo visionario, è la protagonista di Povere Creature, il romanzo di Alasdair Gray (Safrà Editore) da cui è stato tratto il film di Yorgos Lanthimos, premiato con il Leone d’Oro a Venezia.
Ce ne parla in un video Micol Sarfatti.
Corpo di donna splendida, vestita in stile vittoriano, e cervello di bambina irriverente. Tecnicamente un mostro creato in laboratorio, libera nella realtà. Deve imparare tutto, scoprire, sperimentare e lo fa attraverso l’istinto. «Sono una festa di cambiamenti», dice. Ha fame di vita, di persone, di luoghi, di sesso, perché anche questo è scoperta, viaggio. Bella, sopra ogni cosa, desidera. A quel desiderio non pone limiti, è lei che lo sente, lo indirizza e lo gestisce. Lo domina senza esserne dominata. È padrona delle sue pulsioni e non le importa molto del pudore
Incarna il Mostruoso femminile teorizzato dalla scrittrice Jude Ellison Sady Doyle nell’omonimo saggio (Tlon): una creatura selvaggia che decostruisce i ruoli assegnati alle donne.
La pellicola di Lanthimos, grande successo di pubblico e critica, ha aperto un nuovo dibattito, dopo quello innescato da Barbie di Greta Gerwig. Non tutte hanno amato il film, parte della critica femminista imputa al lavoro del regista di filtrare la parabola di Bella sempre attraverso lo sguardo maschile.
Il viaggio di Bella però è un viaggio nella conoscenza a 360° non solo nel sesso, che è comunque sempre lei a dominare. È forse proprio la sua libertà totale a attrarci e respingerci nello stesso tempo. Viviamo in una società che crede di aver abbattuto molti, se non tutti, i tabù, ma non è così. Anzi, attraverso i social e la Rete ce ne siamo costruiti ancora di più.
Per saperne di più
Leggi la nostra recensione del libro: Povere creature! di Alasdair Gray
Da questo libro è stato tratto il film di Yorgos Lanthimos, vincitore del Leone d'Oro 2023 a Venezia. Pubblicato per la prima volta nel 1992, questo romanzo dalle tinte gotiche e vittoriane è la narrazione di un viaggio in cui la memoria – o l'assenza di essa – è veicolo di libertà nella scoperta di nuovi mondi e nuovi sé.
Disintegrando le narrazioni volte a cancellare il potere femminile, l'autore-autrice vuole non solo decostruire il ruolo di figlia-moglie-madre che, da sempre, viene assegnato alle donne, ma anche spronare le più giovani alla "ferocia". Ecco perché la scrittura è a tratti scomoda, a tratti irriverente, a tratti persino violenta.
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