L’odore del tufo si attacca alle narici mentre una distesa di teschi, le capuzzelle, lascia a bocca aperta i visitatori. È il Cimitero delle Fontanelle, la somma rappresentazione del culto dei morti e delle superstizioni che rendono la città affascinante e antica, velata e sotterranea e in quel silenzio riecheggia il nome di Maradona, invocato come un santo nei recenti festeggiamenti per il terzo scudetto e si accendono i riflettori sulle contraddizioni che ogni forma d’arte ha saputo raccontare: Napoli, luce e ombra, scherzo e malinconia, miseria e nobiltà.
In questo volume sono raccolti tre libri dedicati da Raffaele La Capria a Napoli: L'armonia perduta, un'analisi del rapporto sempre ambiguo e sfaccettato tra lo scrittore e la sua città; L'occhio di Napoli, una sorta di zibaldone di pensieri; Napolitan graffiti, una commossa rievocazione degli intellettuali napoletani con i quali l'autore ha intrattenuto rapporti professionali, colloqui culturali e legami d'amicizia profonda.
E proprio da qui si può partire, da uno dei volti più noti, quello di Totò, che fa solo da apripista alla moltitudine di personaggi teatrali e cinematografici, attori e registi, che hanno brillato in ogni dove, come i vincitori di Oscar Gabriele Salvatores e Paolo Sorrentino, visionari e malinconici. Al fianco di Totò anche l'immenso Eduardo De Filippo, figlio d’arte (Eduardo Scarpetta suo padre) che è riconosciuto come uno dei maggiori autori del Novecento, e le sue opere teatrali sono state tradotte e rappresentate in tutto il mondo. Meno noto al pubblico Annibale Ruccello, altra voce colta del teatro napoletano.
Massimo Troisi, poeta della cinepresa, ideatore di sketch e lungometraggi dal piglio riconoscibile e acuto è figlio del modo di raccontare sagace dei napoletani; così come Luciano De Crescenzo, cresciuto insieme a un altro volto noto, quello di Carlo Pedersoli, alias Bud Spencer. De Crescenzo con la sua cultura ha saputo raccontare la culla della civiltà che è il ventre di Napoli, nei suoi libri di immediata comprensione sulla storia antica, ma è da citare soprattutto il capolavoro Così parlò Bellavista, libro best seller e film.
La doccia è milanese perché ci si lava meglio, consuma meno acqua e fa perdere meno tempo. Il bagno invece è napoletano: un incontro con i pensieri.
Il milanese dottor Cazzaniga viene trasferito dalla sua città a Napoli per motivi di lavoro. L'impatto del trasferimento è fortissimo: il caos della città partenopea lo sconvolge e stordisce. Va ad abitare in un palazzo dove risiede anche Gennaro Bellavista, un professore di filosofia in pensione. Tra i due nasce immediatamente una totale antipatia, che potrebbe potenzialmente produrre risultati pericolosi...
Un altro sguardo, anch’esso avvolto dal mistero – quello della sua identità – ha raccontato Napoli nei romanzi, nella serie e nei film che ne sono stati tratti: parliamo di Elena Ferrante, de L’amica geniale e del successo planetario dei quattro volumi legati alle vicende di Lenù e Lina, ma anche dell’opera prima L’amore molesto cogliendo l’occasione per nominare anche un altro importante regista napoletano, Mario Martone.
Dal nome Ferrante ci si può collegare a quello di Domenico Starnone, a cui viene attribuita l’identità dell’autrice legandola anche a quella della scrittrice e traduttrice Anita Raja, sua consorte. Starnone è autore di romanzi che hanno dato vita a film come La Scuola e Auguri Professore, noti al grande pubblico. Lo segue a ruota Maurizio De Giovanni, il suo commissario Ricciardi e I Bastardi di Pizzofalcone sono uno spaccato che sa raccontare con le ambientazioni e le caratterizzazioni dei personaggi quelle strettoie storiche e metaforiche che tra sacro e profano dipingono Napoli. E ancora Valeria Parrella, Diego De Silva, Lorenzo Marone e la poesia sottile e trasparente di Erri De Luca, il volto di Napoli delicato e struggente.
Parlando di letteratura non ci si può dimenticare di due donne dalla penna moderna e dallo stile unico: Anna Maria Ortese e Matilde Serao. La prima, che a Napoli ha solo vissuto e non ne era originaria, attraverso il suo scrivere schietto e pungente ha descritto magia, brutture e viscosità di una città così piena di contraddizioni da essere difficilmente inquadrabile.
Come tutte le mostruosità, Napoli non aveva alcun effetto su persone scarsamente umane, e i suoi smisurati incanti non potevano lasciare traccia su un cuore freddo
Matilde Serao invece fa parte di quella scuola di donne di cultura di cui si parla troppo poco: autrice e giornalista con suo marito Edoardo Scarfoglio fondò Il Mattino, il quotidiano che tutt’oggi i napoletani leggono. Qui potete leggere un approfondimento che le abbiamo dedicato.
Il racconto di una città e delle sue vicende storiche, politiche ed economiche, complesse e singolari. Dal 1500 alle soglie del terzo millennio, da Consalvo di Cordova e i Borboni fino a Vittorio Emanuele, il fascismo, la guerra e gli americani, il laurismo e il massacro urbano.
Non sono da meno i poeti della canzone napoletana: Sergio Bruni, grande interprete e compositore di successi come Carmela; e ancora Salvatore di Giacomo, che fu anche poeta e drammaturgo ma noto ai napoletani e non solo per essere l’autore di brani come Marechiaro e ‘E spigule francese.
Artisti maggiormente noti sono Roberto Murolo e Renato Carosone. Il primo, anch’egli parente di Scarpetta come Eduardo, è uno dei più prolifici interpreti della canzone napoletana e i suoi duetti – Caruso con Lucio Dalla e Don Raffae' con Fabrizio De Andrè – sono nell’olimpo della storia musicale italiana.
Il nome di Carosone è legato alle inconfondibili sonorità dei suoi brani più conosciuti: Torero, Caravan petrol, Tu vuò fà l'americano, 'O saracino.
Il rock e il blues hanno come protagonisti partenopei Edoardo Bennato e Pino Daniele. Bennato ha unito testi moderni e intellettuali a sonorità all’avanguardia, mentre Pino Daniele ha cantato Napoli attraverso un suono triste e intenso ma a suo modo solare che gli ha donato la fama internazionale.
Impossibile non citare anche l’astro indiscusso Massimo Ranieri, il monumento culturale 99 Posse e gli Almamegretta di Raiz, quest’ultimo che ha anche reinterpretato Sergio Bruni. Ma la nuova scena napoletana oggi è sotto i riflettori grazie a Liberato, alla sua Napoli moderna che mescola il dialetto con le lingue straniere e poi i Nu Genea e il loro fusion funk che li porta in giro tra club e festival.
E quelle melodie mischiate con la tecno e le tammurriate si fondono con la nenia delle “parenti” e delle loro litanie per San Gennaro, ancora, in un incastro millenario. Tre volte l’anno i napoletani aspettano che il Santo compia il miracolo, che fede e realtà si uniscano attraverso quel sangue che torna a essere liquido.
San Gennaro invocato anche in una canzone bellissima da un artista poliedrico e saggio, irriverente e geniale, che da poco ha lasciato un vuoto dentro i cuori dei napoletani:
Da Pontano a Paisiello Giulio, Cesare Cortese
Da Basile a Totonno Petito fino a Benedetto Croce
Da Di Giacomo a Viviani poi Caruso coi Parisi
Da Totò ai De Filippo fino a Massimo Troisi
C'è passato Genovesi e Leopardi con orgoglio
La romantica Matilde e il mattino di Scarfoglio
Filangieri Cardarelli tutto l'oro di Marotta
C'è passata la madonna che ora vedi a Piedigrotta
Un Luciano De Crescenzo, Bellavista di Milano
E Sofia che da Pozzuoli oggi parla americano
Un Roberto De Simone che le ha preso pure il cuore
Ora cerca di sfruttarala
(Federico Salvatore)
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