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La matrigna: una figura complessa, tra ieri e oggi

Illustrazione di Anna Claudia Dionne, 2024

Illustrazione di Anna Claudia Dionne, 2024

Le famiglie composte unicamente da genitori biologici non sono più la norma a causa del notevole aumento delle famiglie ricostituite, dove almeno uno dei due adulti non è il genitore naturale dei bambini.

Il romanzo familiare allargato ha nuovi protagonisti con legami non esclusivamente di sangue. Pur essendo una realtà consistente, sono famiglie che non beneficiano ancora di un sistema culturale che parli di loro: addirittura a volte si usa l’appellativo “famiglia” solo per il nucleo restante, quello costituito da figli e  madre biologica.

Sono famiglie lasciate sole nella soluzione di problemi capitali come quelli che riguardano l’educazione e la crescita di giovani vite in una condizione radicalmente inedita.

Ad aggravarne la condizione c’è il fatto che esse vivono in un attuale orizzonte di valori in cui il modello di famiglia è quello biologicamente fondato, come se solo questo possa essere l’unico centro possibile degli scambi e degli affetti. Al contrario, che piaccia o meno, la famiglia ricomposta, quella con un patrigno e/o una matrigna, riveste un ruolo di cornice e di riferimento per milioni di ragazzi.

Dobbiamo però sottolineare una certa differenza tra la considerazione sociale nei confronti della matrigna e del patrigno. Verso il patrigno, infatti, c’è una maggiore tolleranza collettiva, intanto perché il suo patrono è nientemeno che San Giuseppe: dunque il patrigno beneficia di un’aura santa perché si prende carico di figli non suoi.

Inoltre, cosa non secondaria, il patrigno è legittimato dalla madre. Quel che pensa la madre influenza la psiche del bambino che si autorizza ad amare e accettare chi le è gradito, perché il desiderio del bambino spesso coincide con il desiderio materno: i piccoli fanno di tutto per assecondare una madre, per soddisfarla, anche se non è certo il loro compito. I figli, dunque, avranno fiducia nel patrigno scelto dalla madre.

Al contrario, la matrigna - che di lavoro di cura, per ragioni tradizionali, ne fa spesso più di un patrigno -, si deve conquistare duramente la fiducia dei figli, soprattutto quando non è apprezzata da una madre che la vive come concorrente.

La matrigna non gode di riconoscimenti e non ha doveri né diritti. In realtà doveri ne ha perché se i bambini passano tempo con lei, insieme al loro padre, può trovarsi a dover decidere, nel caso di unico adulto presente in un momento d’urgenza. Un riconoscimento giuridico dei terzi genitori non lascerebbe gli adulti soli a inventarsi da sé nuove regole e posti adeguati ma fornirebbe una cornice simbolica utile, stabilendo i confini e le responsabilità di ciascuno. Ma non c’è ancora, in Italia.

La matrigna sta in una posizione “terza”: non è il duplicato della madre e, cosa per nulla secondaria, può sostenere presso i figli il valore della figura paterna in un’epoca, come la nostra, in cui il padre è depotenziato, sfilacciato, fiaccato, anche a causa della devastazione e dell’esilio che egli occupa nel discorso sociale che lo emargina a genitore di serie B.

La matrigna può essere, invece, alleata della figura paterna, punto di arginamento laddove è presente uno strapotere materno, oggi culturalmente sdoganato dall’enfasi posta sul valore del dato biologico, sull’impero del ventre, correlato alle grandi risorse spese nel remunerativo settore della fecondazione.

L’enfasi posta sul registro biologico, spinge anche quella saggia madre che, di suo, a un certo punto si separerebbe dal bambino, a fare corpo unico con lui, a discapito della madre evolutiva, differenziata, in funzione di educazione alla separazione, al distacco e all’autonomia del bambino.

La matrigna è una donna che si occupa di figli non suoi e che è spesso lasciata sola di fronte all’ostilità sia sociale che della madre biologica, alleata al partner che il discorso collettivo identifica come più debole che, da questa difficile posizione, non sempre riesce a sostenerla in modo adeguato.

Diversamente da un tempo, matrigna e madre naturale oggi coesistono nella vita dei figli ed è necessario, per ciascuno dei protagonisti del nuovo romanzo familiare, aggiustare dentro di sé la sovrapposizione del ruolo di cura che sia la madre che la matrigna si trovano a ricoprire a tempi alternati.

Se una volta la matrigna era la moglie di un vedovo, oggi è più spesso la compagna o la moglie di un separato o di un divorziato e tale coesistenza con la ex cambia di molto le cose: i limiti di intervento della matrigna rispetto ai figli della coppia precedente non sono ancora chiari e quindi è indispensabile cominciare a tracciare qualche confine.

Lasciata sola dal discorso sociale, la nuova compagna del padre fatica a trovare una dimensione in cui si possa sentire, se non definita, almeno sommariamente descritta. Una tale assenza di discorso condiviso la pone immediatamente nella posizione dell’invasore, dell’intrusa continuamente ricacciata in un non-ruolo, in una terra di nessuno, disabitata dalle parole che riguardano la sua figura e la sua funzione.

Eppure, in questa no-mother-land che la matrigna è costretta ad abitare, non fanno che giungerle, da figli e compagno, precise richieste di accudimento e cura.

Una famiglia non può essere definita dal perimetro della casa, ma deve saper andare oltre i muri, e definirsi attraverso il legame: sono gli stessi bambini a insegnare agli adulti la tolleranza necessaria in tali nuove forme di vita in comune

Una bambina di sette anni di fronte alla madre che, alla vigilia delle vacanze con il padre, raccomandava alla figlia di “stare alla larga” dalla matrigna – gettando così sulle spalle della piccola un compito impossibile vista la vicinanza che le vacanze comportano –, così rispondeva: “ma mamma ci hai insegnato tu che dobbiamo volere bene a tutti, quindi perché non possiamo voler bene anche a lei?”.

Oggi moltissimi bambini hanno due case, cosicché la famiglia è sempre più definita dalle nuove relazioni che i bambini - per primi e superando di gran lunga gli adulti - sanno instaurare con gioia e amore.

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