Ascoltate: Billy Pilgrim ha viaggiato nel tempo. Billy è andato a dormire che era un vedovo rimbambito e si è svegliato il giorno delle sue nozze. Ha visto molte volte la propria nascita e la propria morte, e rivive di tanto in tanto i fatti accaduti nel frattempo. Così dice
Così inizia Mattatoio n.5 (Feltrinelli) il romanzo più celebre dello scrittore Kurt Vonnegut. Impossibile rimanere indifferenti a questo incipit di storia. Come ha viaggiato nel tempo? Qual è il nesso con un mattatoio? Ma, soprattutto, chi è Billy Pilgrim?
Andiamo per ordine: iniziamo viaggiando nel passato, precisamente fino al 1972, ed entriamo ad Harvard per assistere al corso di scrittura tenuto da Vonnegut.
Non era solo insegnante di scrittura, ma anche maestro di ottimismo.
Infatti, era stato scelto per accompagnare il saluto agli studenti durante la cerimonia di Graduation. Non vi suonerà nuova la frase «Quando siete felici, fateci caso», che proviene proprio da uno dei suoi discorsi e dà anche il titolo a una raccolta che contiene i più toccanti.
Kurt è un riferimento per gli amanti della fantascienza, del black humor e della satira, esponente di una letteratura moderna, armato di una penna ironica, ma profonda.
Torniamo ancora più indietro: 11 novembre 1922, Indianapolis.
Qui ha inizio la storia dell’autore, che si intreccia inevitabilmente a quella dei suoi personaggi. Vonnegut nel 1943 parte volontario per l’Europa, raggiungendo l’esercito alleato, ma viene fatto prigioniero e trasferito nella città di Dresda, dove assiste in prima persona al bombardamento che nel 1945 rase al suolo la città, causando circa 35 mila vittime civili. Sopravvisse anche Billy Pilgrim.
Chi è Billy Pilgrim?
È il protagonista della Crociata dei bambini (che dà il sottotitolo a Mattatoio n.5), alter ego che però non ha scelto di andare a combattere e che diviene pretesto per raccontare, con una vita particolare, qualcosa di universale: la guerra (non una, ma tutta). Questo romanzo, terminato solo nel 1969, narra la voglia di tornare a casa, di ricordarci da dove proveniamo, dopo aver vissuto qualcosa di terribile. «Così va la vita», è la ripetizione che scandisce i giorni di Billy, sopravvissuto alla guerra per caso e non per merito.
Billy Pilgrim viaggia nello spazio perché verrà rapito dai Trafalmadoriani, alieni del futuro con una diversa concezione temporale. Attraverso gli alieni Vonnegut vuole gridarci che il ruolo di tutti è necessario e ogni esistenza è intrinsecamente importante perché costituisce parte del tempo. È una visione deterministica, ma che inala alla vita e che strizza l’occhio all’eterno ritorno dell’uguale di Nietzsche.
Vonnegut torna dalla guerra cambiato e con una grande voglia di raccontare, che trasformerà nel suo lavoro.
Anche i suoi personaggi tornano dal conflitto mondiale diversi. È quello che succede in Perle ai porci (Feltrinelli, 1965) dove Eliot Rosewater, un miliardario che dopo la guerra vuole devolvere tutta la sua fortuna ai poveri. La sua famiglia chiede aiuto a un avvocato per riprendere la grossa somma di denaro, presentata da Vonnegut come la vera protagonista del romanzo. Kurt critica l’avidità, richiama il marxismo per la necessità della distribuzione delle ricchezze e la disparità sociale. Il grande pregio è la capacità di evitare ogni retorica grazie a un tono favolistico e antintellettuale.
Vonnegut parla di guerra già nel 1961 in Madre notte (Bompiani), opera in cui sin dalla prefazione possiamo notare la mancanza dell’ironia tipica dell’autore.
Noi siamo quel che facciamo finta di essere, sicché dobbiamo stare molto attenti a quel che facciamo finta di essere
Afferma, inoltre, che, probabilmente, se fosse nato in Germania sarebbe stato nazista anche lui. Passare dal lato dei carnefici è facile, non esiste bianco o nero ma solo tanti grigi. Queste sfumature compongono il romanzo.
Howard Cambell, speaker radiofonico della propaganda nazista, a fine guerra si difende dicendo di essere stato una spia degli alleati contro i nazisti. È odiato da tutti. Sul giornale vengono pubblicate lettere dei cittadini che propongono torture che non sembrano meno crudeli delle atrocità naziste. Chi ha ragione? Qual è la verità? Alla fine sul banco degli imputati non c’è il nazismo, non c’è Howard Cambell, ma c’è il lettore.
Kurt Vonnegut è ateo, determinista, cosmopolita, parzialmente marxista e inguaribile ottimista. Non costringe i lettori ad aderire alla sua visione, si limita a delineare un pensiero e critica con ironia attraverso la genialità dei propri romanzi.
Genialità che condivide con Felix Hoenikker, lo scienziato che in Ghiaccio-nove (Feltrinelli, 1963) inventa una microparticella che ha il potenziale di congelare tutto il mare del pianeta. Su un’isola caraibica, dove regna una strana utopia, richiama la bomba atomica e il tema dell’estinzione. Si parla anche di religione, il Bokononismo. Principio fondamentale del credo è che tutte le religioni esistenti siano costituite unicamente da bugie. Tuttavia, se tali bugie sono innocue, possono permettere a chi ci crede una vita felice.
Tutte le verità sono spudorate menzogne
Facciamo un ultimo balzo temporale: 2007, durante la passeggiata quotidiana, il guinzaglio del cane si impiglia nelle gambe dell’ottantaquattrenne Vonnegut. Dopo essere sopravvissuto a un bombardamento, al suicidio della madre, a un tentato suicido e altro ancora, il suo ultimo atto è stato quello di inciampare letteralmente in una morte grottesca. Assurdo e ironico fino all’ultima pagina, come le sue storie. Così va la vita.
Di
| Feltrinelli, 2014Di
| Feltrinelli, 2013Di
| Minimum Fax, 2018Di
| Bompiani, 2020Di
| Feltrinelli, 2005Ti potrebbero interessare
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