Isabel Allende è una delle penne contemporanee più amate al mondo e, con le sue storie, ci fa viaggiare in personaggi che sembrano cuciti attorno alle nostre fragilità e alle nostre umane bellezze e miserie.
Ogni volta aspettiamo con grande fervore un suo ritorno letterario e, il 2 agosto è il suo compleanno, eppure a festeggiarci è lei che ci attende con un nuovo e attesissimo romanzo, un intreccio di due vite che saranno inscindibili, in uscita il 12 settembre.
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Vienna, 1938. Samuel Adler è un bambino ebreo di sei anni il cui padre scompare durante la Notte dei cristalli, quando la sua famiglia perde tutto. La madre, per salvarlo, lo mette su un treno che lo porterà dall’Austria all’Inghilterra. Arizona, 2019. Anita Díaz, sette anni, sale su un treno con sua madre per sfuggire a un pericolo imminente nel Salvador e cercare rifugio negli Stati Uniti. È una testimonianza delle scelte estreme a cui i genitori sono costretti, una lettera d’amore ai bambini che sopravvivono ai traumi più devastanti senza smettere di sognare.
81 anni e non dimostrarli né nel fisico né nello spirito. Tanti lustri di scrittura e avere ancora scintille di passione, brillantezza di tratto, voracità nella narrazione. Una forza straordinaria al di là di tutte le avversità della vita. Questa è Isabel Allende.
Un’autrice che ci ha sorpresi ogni volta con opere sempre differenti, pur in un continuum narrativo riconoscibile e coerente, che continua a conquistare il pubblico dei lettori: Violeta, per esempio, è stato uno dei romanzi più venduti del 2022 in Italia.
Nata il 2 agosto 1942 in Perù, ha trascorso la prima infanzia in Cile. Dopo il colpo di Stato militare del 1973, si trasferisce in Venezuela. Dal 1987 vive in California con la sua famiglia. I libri della Allende si sono rivelati tutti bestseller internazionali, tradotti in più di 40 lingue.
I temi dei suoi romanzi
Attraverso le sue parole proviamo a ripercorrere i temi che incontriamo in quasi tutti i suoi libri. Temi che ne caratterizzano le storie e che l’hanno resa una delle autrici più amate al mondo.
La scrittura come memoria è la chiave di lettura dei suoi molti romanzi, «un tentativo disperato di preservare la memoria. I ricordi, nel tempo, strappano dentro di noi l'abito della nostra personalità, e rischiamo di rimanere laceri, scoperti. Così scrivere mi consente di rimanere integra e di non perdere pezzi lungo il cammino».
La famiglia è molto importante nella sua scrittura. Con l’idea che il ruolo femminile sia fondamentale, cruciale, vitale. La famiglia sono le donne.
«Le donne: mia madre prima di tutto che mi ha insegnato a guardare gli avvenimenti da dietro e la gente da dentro. Mia nonna che, fin da quando ero piccola, interpretava i miei sogni. Le vecchie domestiche che mi facevano ascoltare alla radio i romanzi a puntate e che mi raccontavano le antiche leggende popolari. Le amiche femministe della mia giovinezza, le colleghe giornaliste che mi hanno insegnato che scrivere non è un'attività fine a sé stessa, ma un mezzo per comunicare. Nel mio Paese dalle donne ci si aspetta sempre che controllino e nascondano i loro desideri e io invece ho creato, forse per reazione, soprattutto personaggi maschili molto "controllati", le donne invece sono passionali e sensuali».
«Non invento i miei libri: saccheggio storie dai giornali o ascolto con orecchio attento le vicende degli amici. Ad esempio, Il piano infinito è la storia di mio marito... Da questi spunti poi i miei personaggi emergono da soli, con naturalezza».
«Inizio tutti i miei libri l'8 gennaio, giorno in cui ho iniziato La casa degli spiriti, e poi metto sotto al computer le opere complete di Neruda, il mio poeta preferito. Ho un ricordo preciso di lui. Quando facevo ancora la giornalista, sono andata a trovarlo, poco prima che morisse, nella sua casa all'Isola Nera, vicino a Santiago. Mi ha detto: "Metti troppa immaginazione nei tuoi articoli, prova invece a scrivere un romanzo"».
La sua vita è stata segnata da un momento particolarmente tragico per il suo Paese, che ha condizionato anche il futuro suo e della sua famiglia.
«Non ho subito, personalmente, persecuzioni, però ho preferito emigrare in Venezuela con mio marito e i miei figli, pochi giorni dopo il golpe di Pinochet e la morte di mio zio Salvador. In Cile era rimasto mio nonno centenario e quando ho saputo che stava morendo gli ho scritto una lettera, che poi è diventata La casa degli spiriti».
Un libro fondamentale nella sua vasta produzione è Paula, la narrazione della tragica scomparsa della figlia.
«Per quanto riguarda la mia vita privata, l'evento più drammatico, il dolore più grande, è stato la malattia e la morte di mia figlia Paula. Dopo un anno di malattia, passato sospesa in una strana dimensione, tra il cielo e la terra, morì tra le mie braccia nella nostra casa in California, dove vivo. Ho passato un altro anno incapace di vivere, come paralizzata, scrivere poi è stato per me l'unico modo per tentare di attraversare il lungo e buio tunnel della sofferenza, di riprendere a camminare. Nel paziente esercizio della scrittura ho dato un senso al dolore, ho perso la paura della morte e ho ritrovato mia figlia».
Un po' alla volta dopo la tragedia è tornata alla vita, con un libro molto particolare nella sua bibliografia – Afrodita – che testimonia la sua rinascita personale. Da questo punto in poi riparte la produzione narrativa.
«Per due anni l'8 gennaio tentavo inutilmente di iniziare a scrivere un nuovo romanzo, poi una notte ho sognato di arrotolare Antonio Banderas su una tortilla messicana e di mangiarmelo. Mi sono svegliata con una nuova voglia di vivere ed è nata l'idea di Afrodita, un libro di afrodisiaci, di gola e di lussuria. Credo sia una reazione sana, il riaffermarsi della vita, del piacere e dell'amore dopo aver percorso per molto tempo i territori della morte».
La casa degli spiriti (1982)
Da quale romanzo iniziare? Senza dubbio da La casa degli spiriti, il libro che l’ha fatta conoscere prima in Spagna – «l’editoria sudamericana è molto maschilista, ho avuto problemi a pubblicare La casa degli spiriti, infatti ho trovato solo in Spagna un editore disposto a pubblicarlo» – e poi nel mondo.
Indicata come l'opera di un Garcia Márquez donna, con Cent'anni di solitudine non ha molto a che fare. Diversi sono il suo incanto e la sua ascendenza. Una fantastica saga di famiglia – quella della famiglia Del Valle attraverso quattro generazioni - che finisce col coincidere con i tormenti della vita politica latinoamericana e assumere i toni della denuncia.
La vicenda, localizzata in un Paese che possiamo identificare nel Cile, è incentrata sull'amore e sul matrimonio di Esteban Trueba, un uomo di umili origini, e di Clara, figlia straordinaria e chiaroveggente di una benestante famiglia liberale. I due coniugi ramificano la loro storia in una miriade di altre storie, ricche di personaggi, avventure, gioie, drammi e complicazioni.
Il mio paese inventato (2003)
«Cominciamo dal principio, dal Cile, quella terra remota che pochi sono in grado di localizzare sull'atlante, perché è il posto più lontano dove si possa andare senza cadere giù dal pianeta».
La vita di Isabel Allende è stata segnata due volte da una fatidica data: 11 settembre. La prima nell'ormai lontano 1973, con i carri armati a circondare il Palacio della Moneda nel suo amato Cile, la seconda nel più recente passato degli Stati Uniti, la sua ultima patria d'adozione. Ed è stato proprio questo secondo momento a risvegliare i ricordi del primo e a portarla a scrivere un libro di memorie che raccoglie momenti pubblici e privati di una vita particolarmente intensa e interessante.
Al centro del suo fluido narrare c'è il Cile, con la sua gente e i suoi luoghi descritti con la passione e l'amore che la nostalgia ingigantisce. La famiglia di Isabel è la medesima che ha ispirato i suoi più celebri romanzi, con leggende e racconti tramandati da molte generazioni. Su tutti i personaggi che la popolano spicca la figura del nonno materno, un punto di riferimento importante per la sua difficile giovinezza.
La somma dei giorni (2008)
Isabel Allende riprende il discorso interrotto nell’ultima pagina di Paula, il volume del 1995 nel quale ripercorreva la storia della sua famiglia e la malattia della figlia. Ancora una volta scrive un’intensa lettera a Paula.
Da diversi anni la scrittrice vive in California, a San Francisco, insieme al marito William Gordon, avvocato americano perennemente in lotta per i diritti dei più deboli. Attorno alla coppia, una famiglia allargata nella quale non è sempre facile andare d’accordo: ci sono Nico, figlio di Isabel e la moglie Celia, destinata a sconvolgere l’ordine familiare (come si scopre a metà del libro); ci sono Jason, figlio di Willie, e la fidanzata Sally, una coppia traballante che non convince Isabel. Ci sono le Sorelle del Perpetuo Disordine, amiche dell’autrice, sempre pronte a recitare una preghiera. E ci sono i nipotini che sdrammatizzano ogni situazione. “Ogni giorno un romanzo d’appendice”, titolo di uno dei capitoli, la dice lunga sulle vicende della moderna tribù.
L'isola sotto il mare (2009)
L’isola sotto il mare, un libro tanto dolente quanto Paula, anche se per motivi diversi, perché è un libro che ci riporta ai tempi in cui la ricchezza dei bianchi si fondava sullo schiavismo, legittimato da assurde teorie sull’inferiorità della gente di colore, equiparata agli animali. Ma è anche un libro che racconta la lotta dei neri per la libertà e che ci parla d’amore, di fughe e di doppie vite, di cocottes e di incesto, di bambini bianchi e di altri bambini la cui pelle viene scrutata e definita.
Violeta (2022)
Chiudiamo tornando all’origine, come se la Allende volesse, rievocando il clan dei del Valle de La casa degli spiriti, riprendere in tarda età quel filo narrativo iniziato in gioventù, come a riavvolgere il gomitolo dell’esistenza.
La centenaria Violeta del Valle racconta la sua storia: ricorda gli amori, la povertà e la ricchezza, i lutti e i momenti di felicità.
«Un libro – come ci ha raccontato la sua traduttrice Elena Liverani in una bella intervista - che rientra nella cifra più conosciuta della narrativa di Isabel. Un libro in cui ancora una volta la protagonista è una donna resistente, che lotta per la sua indipendenza, una donna avanti rispetto ai suoi tempi. La particolarità di questo libro, che comprende un arco di 100 anni, perché inizia con una pandemia - la spagnola - e si conclude ai giorni nostri, è che capiamo che tutta la narrazione ha luogo in Cile, ma questo non viene mai nominato espressamente». E anche in questo la coerenza di Isabel è assoluta.
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L'intervista alla traduttrice di Isabel Allende
Elena Liverani
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