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Addio a Gianni Vattimo

Immagine tratta da "Scritti filosofici e politici" di Gianni Vattimo, La nave di Teseo 2021

Immagine tratta da "Scritti filosofici e politici" di Gianni Vattimo, La nave di Teseo 2021

Il fatto paradossale è che proprio la passione per la verità, la coscienza, nella sua ricerca del vero, è giunta a mettere in crisi se stessa: ha scoperto di essere solo una passione come le altre

Un fatto, se si pensa a Nietzsche, suo grande amore intellettuale, non così paradossale: la ricerca della verità, con i mezzi che abbiamo a disposizione – la razionalità umana, il suo procedere logico e indagatore –, è destinata al fallimento. Gianni Vattimo, scomparso ieri, il 19 settembre, sapeva che la verità, per l’uomo, è inafferrabile, e su questo ha costruito il proprio pensiero. Ma lui si era spinto oltre, in vita, sostenendo che addirittura la verità, così come la intendiamo noi, non può esistere, non nella società di oggi.

Nato nel 1936 a Torino da una madre sarta e un padre poliziotto, dopo diversi drammi – tra cui la morte del padre e la guerra – si iscrive alla facoltà di Filosofia e lì studia come allievo di Luigi Pareyson, altro grande pensatore italiano, e compagno di università di Umberto Eco. Consegue, una volta laureato, la specializzazione insieme a Karl Löwith e Hans Georg Gadamer, due mostri sacri della filosofia, di cui porterà il pensiero in Italia. Non solo insegnante, ma anche divulgatore – in tv e in radio – e impegnato in politica, per i diritti LGBT+ e per una società più giusta di ispirazione marxista.

Scritti filosofici e politici
Scritti filosofici e politici Di Gianni Vattimo;

La vocazione filosofica di Gianni Vattimo, uscito dalla maturità come "proletario alfabetizzato", trova la sua radice in una educazione religiosa sensibile agli aspetti sociali e politici, in un contesto storico culturale, a metà degli anni '50 del secolo scorso, contrassegnato soprattutto dall'individualismo liberale e dal collettivismo marxista.

Nella sua vita dedicata alla filosofia, la sua teoria più nota è stata quella che ruota intorno al pensiero debole. Allievo dei più grandi maestri dell’ermeneutica contemporanea, Vattimo non si sarebbe potuto sottrarre, del resto, a una riflessione in tal senso – ovvero a una riflessione che portasse il soggetto e la sua interpretazione al centro della conoscenza. A quest’ermeneutica si aggiunge il nichilismo (impossibile da evitare per chi abbia vissuto in epoca postmoderna) e il relativismo, per cui la verità, quella forte e immutabile, comincia a perdere terreno. Partendo da Nietzsche, altro grande maestro di questa filosofia del martello, Vattimo ha ritradotto uno dei suoi concetti più famosi per rendere più chiara la propria posizione: non più «superuomo» ma «oltreuomo».

Un soggetto, quindi, che vada oltre l’umano, oltre le categorie e gli attributi che gli sono sempre stati affibbiati in quanto monolite, concetto, idea immutabile. Non esiste, per Vattimo, l’essere umano, è tempo di andare oltre questa categoria, di comprendere che ciascun individuo percepisce sé stesso e ciò che lo circonda in un modo abissalmente diverso da tutti gli altri e perciò inafferrabile. Non c’è una verità, ma ce ne sono tante, ognuna di esse vera per qualcuno e meno vera per qualcun altro. Come sopravvivere in questo caos di interpretazioni del mondo se non ne esiste una più giusta in assoluto?

Vattimo, per rispondere, sfoltiva la domanda alla sua radice: non esiste l’assoluto, il nostro, quello della filosofia occidentale, è un vizio di forma imperdonabile e imperdonato dalla storia e dalla società. Un vizio che ha portato a credere che qualcuno potesse avere in mano la verità e per questo ha condotto alla deriva l’umanità con i suoi totalitarismi e i suoi fondamentalismi. Le cose del mondo, ci ha insegnato Vattimo, sono effimere, mutevoli – a dirla tutta, non esistono nemmeno «le cose» o «il mondo», ma è tutto un guazzabuglio di interpretazioni che cambiano nel tempo e nello spazio. Si può vivere in una società fatta a questo modo? Vattimo era convinto, con grande ottimismo (lo stesso che criticava agli illuministi e ai marxisti), di sì. La questione è semplice: è sufficiente saper vedere questa complessità e questa sfaccettatura e accettarla, senza cedere a facilitazioni fittizie. Chissà se ne saremo mai davvero capaci.

I libri per capire il pensiero di Gianni Vattimo

Introduzione a Nietzsche

Di Gianni Vattimo | Laterza, 2007

Introduzione a Heidegger

Di Gianni Vattimo | Laterza, 1996

Introduzione all'estetica

Di Gianni Vattimo | Edizioni ETS, 2010

Verità o fede debole? Dialogo su cristianesimo e relativismo

Di René GirardGianni Vattimo | Feltrinelli, 2015

Comunismo ermeneutico. Da Heidegger a Marx

Di Gianni VattimoSantiago Zabala | Garzanti, 2014

Scritti filosofici e politici

Di Gianni Vattimo | La nave di Teseo, 2021

Della realtà. Fini della filosofia

Di Gianni Vattimo | Garzanti, 2012

Le mezze verità

Di Gianni Vattimo | Orthotes, 2015

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Gianni Vattimo è stato tra i più noti filosofi italiani, tradotto in varie lingue, oltre che collaboratore di prestigiosi giornali e riviste, a cominciare dalla «Stampa». Studioso e originale prosecutore del pensiero di Heidegger, ha insegnato estetica e filosofia teoretica all'Università di Torino ed è stato autore di numerosi studi sulla filosofia tedesca dell'Ottocento e del Novecento. Tiene corsi, seminari e conferenze nei cinque continenti. Per due legislature è stato anche parlamentare europeo. Presso Garzanti ha pubblicato Le avventure della differenza (1980, 1988), La società trasparente (1989, 2000), La fine della modernità (1985, 1991), Filosofia al presente (1990), Credere di credere (1996, 1999), Dialogo con Nietzsche (2000), Dopo la cristianità (2002), La fine della realtà (2012), Della realtà (2012), Comunismo ermeneutico (con Santiago Zabala, 2014). Ricordiamo anche Non essere Dio. Un’autobiografia a quattro mani, con Piergiorgio Paterlini (Ponte alle Grazie, 2015).Fonte immagine: Garzanti editore

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