La redazione segnala

Populorum progressio, l'enciclica "avanzata" di Paolo VI

Illustrazione tratta da "Il Vangelo di Paolo VI" di Paolo VI, San Paolo Edizioni 2012

Illustrazione tratta da "Il Vangelo di Paolo VI" di Paolo VI, San Paolo Edizioni 2012

La trilogia della Patria del giornalista e scrittore Enrico Deaglio è una raccolta in presa diretta dei fatti più importanti che hanno segnato la storia del nostro paese dal 1967 al 2020. I volumi:

Patria 1967-1977, Feltrinelli 2018
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Patria 1978-2010, Il Saggiatore 2010
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Patria 2010-2020, Feltrinelli 2020 
Estratto da

Patria 1967-1977 di Enrico Deaglio

pp. 30-33

Patria 1967-1977
Patria 1967-1977 Di Enrico Deaglio;Valentina Redaelli;

Nel 1967 Gianni Morandi canta "C'era un ragazzo che come me", De André "Via del Campo2 e Luigi Tenco si spara un colpo di pistola al Festival di Sanremo: si sente nell'aria che qualcosa sta per succedere, e infatti comincia un decennio di rivoluzioni, conquiste, speranze, disamori e misteri. Ma che cosa è successo davvero in quel decennio?

26 marzo, Città del Vaticano
Eletto papa quasi quattro anni fa, Paolo VI ha portato a termine il Concilio Vaticano II inaugurato dal predecessore Giovanni XXIII, ha viaggiato agli antipodi della Terra - dall'India agli Stati Uniti - e sa che il suo pontificato dovrà interpretare le trasformazioni moderne, arginando da un lato le spinte laiciste e dall'altro le istanze reazionarie che sopravvivono fuori e dentro la Chiesa.

Con l'enciclica Populorum progressio (Lo sviluppo dei popoli), firmata nel giorno di Pasqua, papa Montini aggiorna la dottrina sociale della Chiesa "esperta di umanità" alla luce della decolonizzazione e dell'emergente globalizzazione che, se non governata, è destinata ad accrescere squilibri e diseguaglianze.
Oltre alla contrapposizione tra Est e Ovest sotto gli occhi di tutti, il papa invita a guardare a quella tra Nord e Sud del mondo e ad agire. Scrive nell'introduzione:

«Lo sviluppo dei popoli, in modo particolare di quelli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell'ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della Chiesa. [... ] Oggi, il fatto di maggior rilievo, del quale ognuno deve prender coscienza, è che la questione sociale ha acquistato una dimensione mondiale. [...] I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell'opulenza. La Chiesa trasale davanti a questo grido di angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello..»

Quello di Paolo VI è un appello alla solidarietà e all'accoglienza tra uomini e tra nazioni in favore dei più deboli, un rifiuto del nazionalismo "che isola i popoli contro il loro vero bene" e del "liberalismo senza freno" come sola legge che regoli le relazioni internazionali. È, allo stesso tempo, una messa in guardia contro la rivoluzione:

Chi non vede i pericoli che ne derivano, di reazioni popolari violente, di agitazioni insurrezionali, e di scivolamenti verso le ideologie autoritarie?

Papa Paolo VI

Il papa riassume in una frase la sua visione di umanesimo cristiano:

Un mondo dove la libertà non sia una parola vana e dove il povero Lazzaro possa assidersi alla stessa mensa del ricco

Papa Paolo VI

Dagli ambienti conservatori e di destra, dall'establishment economico-finanziario non saranno apprezzate le aperture progressiste, per esempio sulla proprietà privata ("non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto") e sull'uso dei redditi ("non è ammissibile trasferirne una parte considerevole all'estero, a esclusivo vantaggio personale").

"The Economist" di Londra titola così il suo editoriale: Il papa attacca l'economia capitalistica.
Il "Corriere della Sera" scrive: "Anche noi non diremmo che il sistema economico capitalista possa essere considerato 'nefasto’".
Il quotidiano degli industriali italiani, "Il Sole 24 Ore", osserva che "il profitto, la concorrenza, la proprietà restano sempre i fattori più attivi del progresso e del benessere diffuso".
"Il Tempo", giornale della destra romana, si chiede polemicamente: "In che misura e in quali aspetti l'enciclica Populorum Progressio è il 'Manifesto' di tutti i cattolici?". Il riferimento al marxismo sarà ancora più esplicito nel titolo scelto dal "Secolo d'Italia", organo del Movimento sociale italiano: Avanti populorum!

Il primo movimento è dei "capelloni" e degli "scappati da casa". Sono tanti, non vogliono il servizio militare. Pane per la polizia e per i benpensanti. Barbonia city "rasa al suolo".

Si trovano a Roma sulle scalinate di piazza di Spagna, a Firenze in Santa Croce, a Milano in piazza Duomo.
Vengono chiamati "capelloni", "zazzeruti", "lazzaroni", "zingari", "barboni".
Nel 1967 un'inchiesta del settimanale "L'Espresso" ha messo in luce un nuovo fenomeno: nell'ultimo anno 20.000 ragazzi (12.000 maschi, 8000 femmine) sono scappati di casa, senza apparenti motivazioni se non quella, forse maggioritaria, che "non vogliono diventare come i loro genitori", ovvero "inseriti nel sistema", "conformisti".
Molti di loro hanno girato l'Europa, con l'autostop e hanno riportato musica, idee di libera­ zione sessuale e di antimilitarismo. Il rifiuto della leva è uno dei temi dominanti, così come il rifiuto della retorica patriottica.
A Milano hanno preso il nome di "beat" (all'americana) e si trovano intorno a una piccola rivista, "Mondo Beat", stampata in 5000 copie.
Lo stile:

«Dateci un sacco a pelo e tenetevi le bandiere. Quindici mesi per diventare uomini, chi non è buono per il re non è buono neppure per la regina. Addio mia bella addio e Giovinezza. L’aratro traccia il solco e la spada lo difende. E Gaeta grigia in fondo [Gaeta è il carcere militare]. Non metterò le braghette tricolori. No al Vietnam. Teniamo ferme le mani dai bottoni, dai falli con la testata atomica Mosca Pechino New York. Anche i cinesi sudano ed hanno erezioni. Prepariamo la pace bruciando bandiere... Io non farò la guerra.»

La polizia reagisce con una raffica di retate, fogli di via, diffide.
I giornali vengono sequestrati dalle Procure.
Si cercano ragazze minorenni da riportare a casa, quando le trovano le descrivono come "tenere e spudorate".

Nel centro di Milano, tra piazza Duomo e piazza Cordusio, gli impiegati milanesi in pausa pranzo 1'8 aprile vedono sfilare una manifestazione di cento persone con grandi cartelli: "I capelli lunghi non sono anticostituzionali", "No al servizio militare".

Il movimento ha pochi leader riconosciuti, tra cui Vittorio Di Russo, fondatore di "Mondo Beat", nativo di Fondi e tornato da Amsterdam, dove è stato membro dei "provos" olandesi, e Melchiorre Gerbino, nativo di Calatafimi tornato da Stoccolma, insieme a Gunilla Unger.
I beat milanesi (molto attivo Andrea Valcarenghi, che fonderà il giornale "Re Nudo") affittano un terreno in fondo a via Ripamonti e vi sistemano una tendopoli, che prende il nome di Barbania City.
La polizia la attacca a settembre con una vera e propria operazione militare e la "rade al suolo" tra i commenti entusiasti del "Corriere della Sera".

Non tutti però sono benpensanti. Un gruppo di intellettuali firma un appello, che "Mondo Beat" riprenderà con il titolo Stanno con noi.

Stanno con noi

- I recenti episodi di intolleranza da parte della polizia nei confronti di giovani colpevoli solo di atteggiamenti non passivamente conformistici, intolleranza che si è manifestata in varie forme: cacciata di questi giovani dal terreno che si erano scelto e affittato per stabilirvi una tendopoli, arresti, violenze, fogli di via, convocazioni in questura ecc.

- Le reazioni a questi avvenimenti della stampa benpensante, che ha montato una campagna diffamatoria e delatoria nei confronti degli stessi giovani, facendo leva sulla istintiva insofferenza del pubblico verso qualsiasi fenomeno sia appena in qualche modo deviante rispetto agli usi comuni.

- Hanno allarmato un gruppo di intellettuali e cittadini democratici quali, al di là di ogni considerazione di merito e di ogni giudizio sul fenomeno giovanile nel suo complesso, vedono in queste reazioni una oggettiva minaccia alla libertà individuale, di espressione e di riunione.

- Questi cittadini chiedono che tali libertà siano salvaguardate nell'interesse stesso della salute del corpo sociale, di cui è garante la Costituzione della Repubblica, e che si ponga fine alla persecuzione e alla campagna diffamatoria contro un movimento colpevole solo di esprimere alcune reali inquietudini della gioventù di oggi.
Vittorio Gregotti, Franco Fornari, Massimo Pini, Cesare Musatti, Livio Guerriero, Giacomo Guastalla, Marco Bertoli, Aloisio Rendi, Giampiero Brega, Valerio Riva, Felice Accame, Nanni Ricordi, Mario Spinella, Francesco Indovina, Carla Ravajoli, Giovanni Battista Zorzoli, Giangiacomo Feltrinelli, Mario De Micheli, Ottiero Ottieri, Gino Pagliarani, Umberto Eco, Armanda Guiducci, Nanni Balestrini, Ludovico Geymonat, Gian Carlo Dova, Riccardo Terzi, Mario Rossi, Paolo Caruso, Elvio Facchinelli, Giovanni Pellicciari, Laura Frontori, Diego Napolitani, Bona Oxilia, Alessandro Ballenghi, Giuliano Beretta, Gianpaolo Moretti, Franco Corleone, Paolo Giacomini, Lella Brusa, Giovanna Maltese, Paolo Maltese, Giorgio Riva, Ferruccio Parazzoli, Marcella Ferrara, Arturo Schwarz, Roberto Barbieri, Stefano Reisner, Luciano Berlo, Dario Fo, Franca Rame, Piergiorgio Luciani, Marisa Rusconi, Franco Quadri, Francesco Leonetti, Miro Silvera, Luigi Croscenzi, Myriam Sumbulovich, Lisetta Cathy Berberian, Andrea B. Mosetti, Carmi.

Trilogia della Patria

Patria 1967-1977

Di Enrico DeaglioValentina Redaelli | Feltrinelli, 2018

Patria 1978-2010

Di Enrico Deaglio | Il Saggiatore, 2010

Patria 2010-2020

Di Enrico Deaglio | Feltrinelli, 2020

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