Communication, Records, Agency, Management, Publishing, Service, per tutti “la Cramps”, è stata un miracolo avvenuto nell’Italia dei primi anni ’70.
Etichetta discografica indipendente, coraggiosa e innovativa, nacque nel 1972 per volere di quel visionario e geniale uomo di cultura che fu Gianni Sassi (grafico, pubblicitario, art director, fotografo e mille altre cose) e del suo socio Sergio Albergoni: detto semplificando, l’intento era quello di creare musica in uno spazio slegato da obblighi di vendita e ritorni commerciali, in cui artisti dalle più diverse inclinazioni (si va dal pop alla musica contemporanea passando dal jazz e dall’improvvisazione colta) avessero la possibilità di esprimersi liberamente.
Gli artisti che hanno vissuto questa esperienza unica (non tutti purtroppo: lo stesso Gianni Sassi, Demetrio Stratos, Claudio Rocchi, John Cage e Walter Marchetti non ci sono più) si sono ritrovati il 6 aprile al Teatro Lirico “Giorgio Gaber” di Milano per un concerto volto a celebrare i cinquant'anni dalla nascita dell’etichetta, tre ore saggiamente prive di retorica per ricordare una storia irripetibile.
Apre le danze (poi si occuperà anche di chiuderle) Patrizio Fariselli con il suo Area Open Project, quintetto che esegue, dividendolo in due parti, il primo indimenticabile album degli Area Arbeit Macht Frei, pietra miliare di quel mix di sperimentazione, free jazz, elettronica e rock che fu la cifra del gruppo e che quest'anno compie mezzo secolo della sua pubblicazione, avvenuta nel 1973.
Lo stesso tastierista ritornerà sul palco per un omaggio a John Cage (altro artista Cramps) e per ricordare Franco Battiato con un'intensa versione di Povera Patria.
Seguono gli Skiantos: il chitarrista e cantante Dandy Bestia, unico membro rimasto della prima formazione, guida la band in brani storici come Karabigniere Blues, Largo all’Avanguardia, Diventa demente e Io ti amo da matti, divertendo il pubblico tra un brano e l’altro con aneddoti tratti dalla sua carriera.
E siccome erano anni in cui ogni gesto assumeva una valenza politica, Gianni Sassi era mosso anche dall’idea di formulare proposte musicali inedite che andassero ad agganciare istanze politiche e sociali, spesso riuscendoci (con gli Area, gruppo “del movimento”, in maniera particolare).
L’avventura Cramps si chiuse all’inizio degli anni ’80: i tempi e il vento non erano più quelli propizi ad un’impresa del genere, la morte di Demetrio Stratos (1979) sancì forse la fine di un’epoca in cui tutto era parso possibile.
L’atmosfera cambia e si fa più raccolta con l’arrivo di Eugenio Finardi, che ricorda così Gianni Sassi:
La Cramps è stata un sasso gettato nello stagno della musica italiana e Gianni non fu un discografico, ma un artista situazionista, creava situazioni
Prosegue poi con un omaggio a John Cage eseguendo, accompagnato al pianoforte da Carlo Boccadoro, parte della storica performance tenuta dall’artista americano proprio in questo teatro nel 1977.
A rialzare il volume ci pensano Lucio Fabbri & friends con il set più rock della serata nel quale infilano, una dietro l’altra, Pane quotidiano di Alberto Camerini, il brano che la PFM aveva dedicato a Demetrio Stratos Maestro della voce e una incalzante Musica ribelle di Finardi.
Torna poi Carlo Boccadoro con Dream (altro omaggio a John Cage, la musica ambient trent’anni prima che si chiamasse cosi) seguito da Andrea Tich che canta divertito alcuni brani tratti dal suo album Masturbati.
È quasi mezzanotte, l’Open Area Project, Lucio Fabbri e altri artisti sono di nuovo sul palco.
Sembra siano accettate richieste e sono quindi in molti a chiedere Cometa rossa. Ma niente, non si può fare.
Si chiude con una jam-session che inizia con The Wind Cries Mary e finisce travolgendo tutti con Gioia e rivoluzione.
La rivoluzione non c’è stata. Gioia, stasera, tanta.
Di
| Arcana, 2023Di
| Castelvecchi, 2013Ti potrebbero interessare
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