Il libro di cui hai bisogno si trova accanto a quello che cerchi
E di magia si parla anche ne Il meraviglioso viaggio del piccolo Nils Holgersson di Selma Lagerlof. Il protagonista della storia infatti, a causa dell'incantesimo di un folletto che aveva subito le sue angherie, si restringe fino ad assumere le dimensioni di uno gnomo. Una vota rimpicciolito, si aggrappa al collo di Marten un papero domestico che, spinto dal desiderio di libertà, segue uno stormo di oche selvatiche che migra verso la Lapponia. Alla guida dei volatile, per tutto il viaggio attraverso la Svezia, c'è Akka un'oca saggia ed esperta. Ogni tappa è un'autentica avventura alla scoperta di una natura selvaggia e bellissima, ma anche piena di insidie. Sarà per Nils un percorso inizatico verso la maturità. Nella nuova edizione Iperborea sono inserite e stampate in grassetto una serie di parti che nella versione che avevo letto da bambino mancavano e che arricchiscono la narrazione mostrando la complessità dell'opera originale. Chiunque voglia continaure a leggerla a un bambino può tranquillamnete saltarle. I lettori divenati adulti come me, invece, potranno apprezzare tutte le stratificazioni di questo autentico capolavoro dell'autrice Premio Nobel nel 1909, senza perderne la magia. Appunto.
Nel mio viaggio in ascesa lascio le morbide ali di un papero per affidarmi a quelle metalliche di un aereo. Alla guida del velivolo c'è Danile Del Giudice, lo scrittore italiano che meglio ha raccontato l'arte del volo. Staccando l'ombra da terra è la sua opera difficile da classificare: a metà tra romanzo breve, raccolta di racconti e saggio. Partendo dalla sua esperienza personale di pilota, l'autore racconta il bisogno di affidarsi agli strumenti della tecnica per sfidare i propri limiti, di librarsi nell'aria alla ricerca di sé stessi. Nonostante l'uso ricorrente di termini tecnici, il suo linguaggio, complesso e raffinato, non ha nulla di manualistico, anzi. Accanto al suo primo volo in solitaria, racconta le storie di vecchi aviatori e delle loro imprese durante seconda guerra mondiale e rievoca la tragedia di Ustica in uno dei capitoli più toccanti. Come toccante è l'ultima parte dedicata a Saint-Exupéry, altro scrittore consacrato al volo. Mentre sorvola il tratto di mare in cui l'autore del Piccolo Principe scomparve in circosatnze mai chiarite, nel giugno del 1944, Del Giudice pensa:
"I piloti non hanno ali piumate, non sono angeli e tanto meno eroi, sono bambini adulti, bambini nascosti, ben custoditi nella loro maturità, ben conservati dentro una delle imperturbabili professionalità che la vita ha loro assegnato, ma legati all'infanzia con un elastico da fionda che gli sbuca dalla tasca. Se poi tra l'infanzia e la morte c'è un speciale rapporto, non saprei dire"
Anche se può sembare strano, si chiude in mare anche il mio percorso in salita. Per spiegare il paradosso chiedo aiuto ai ricordi. Un'estate di molti anni fa, la scuola era finita da poco, acquistai col Corriere della sera una copia di Moby Dick di Herman Melville. Quell'anno ogni settimana, insieme al giornale, per pochi euro, potevi comprare un classico. All'epoca la mia biblioteca era composta quasi interamente da allegati. Iniziai a leggerlo e, dopo un po', ricordo che provai una forte delusione, lo trovavo noioso: troppi capitoli troppo brevi con riferimenti - dettagliatissimi- ai metodi di caccia alle balene, alle varie specie di cetacei, alle baleniere, alle rotte marine. Che ne era del capitano Achab? E di Moby Dick? Il film che avevo visto in televisione (quello con Gregory Peck, ca va sans dire) era appena riconoscibile tra quelle pagine. Ero ormai deciso ad abbandonare la lettura quando arrivai al XLII capitolo: la bianchezza della balena. Il titolo mi incuriosiva, andai avanti: fu così che lessi alcune tra le pagine più belle di quello che sarebbe diventato il mio libro preferito. Il brano consiste in una serie lunghissima di casi in cui al bianco viene associato un valore positivo: l'innocenza delle spose, la benignità della vecchiaia, la raffinata bellezza dei marmi, delle camelie, delle perle, la mestà della giustizia nell'ermellino dei giudici, la pompa dei re e delle regine tirati da cavalli biancolatte. A questa segue un'altrettanto lunga serie di casi contrari in cui a questo colore è associata la paura. Mentre leggevo, mi sentivo risucchiato in un vortice di parole che ribaltavano di continuo le prospettive con cui avevo guardato il mondo fino a quel momento. Continaui fino alla fine del pezzo, poi chiusi il libro, lo poggiai sul comodino ed uscii di casa. Sentivo il bisogno di camminare, ma mi girava la testa. Cosa stava succedendo? Solo col tempo avrei capito che resistere alla tentazione di rimanere sospesi, una volta superata la vertigine, è il vero problema di chi prova a salire: la paura del vuoto non è nulla in confronto a quella di tornare a terra quando si è provata l'emozione di stare lassù, dove tutto è bianco. Ma allora questa consapevolezza era lontana. Continuai a zigzagare per le strade del mio paese per un bel po' quel pomeriggio. Ricordo che faceva molto caldo, e mi mancava il fiato.
Di
| Mondadori, 2022Di
| Feltrinelli, 2022Di
| Iperborea, 2017Di
| Einaudi, 2017Di
| Feltrinelli, 2013Le altre strade di carta
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