Raccontare la montagna. La montagna sfondo dei grandi romanzi, come ne “La montagna incantata”, la montagna scenario di guerre, la montagna come rifugio, la montagna come divertimento, come sfida continua con sé stessi, la montagna di chi fugge dalla città alla ricerca, forse, di quella semplicità, quella tranquillità perduta.
C’è chi in montagna vi è nato e non è più tornato, chi era solito trascorrerci le vacanze, chi magari l’ha scoperta solo da adulto, mentre per qualcun altro non vi è mai stato altro posto nel mondo e per tutta la vita è rimasto lì, ancorato alle sue rocce, alberi e torrenti. “Non abbandonerò mai il mio paese, le mie montagne, per uno scranno in Parlamento. Non è il mio posto”: così rispondeva Mario Rigoni Stern a chi lo voleva senatore a vita. Nei suoi libri ritroviamo la montagna della guerra e la montagna del rifugio, la montagna della profonda conoscenza della natura e di un rapporto autentico con essa.
Questa è anche la montagna di Trina, la protagonista di “Resto qui”, che difende le sue origini altoatesine durante il Ventennio fascista e che non intende andarsene nemmeno quando Curon Venosta verrà trasformata in una grosso largo artificiale. È la montagna delle donne coraggiose, come le protagoniste di “Fiori di roccia”, portatrici durante la Prima Guerra Mondiale.
C’è chi ricerca in montagna spazi aperti, ambiente incontaminato, ma soprattutto libertà, come il padre del protagonista delle Otto Montagne che afferma che “se uno va a stare in alto, è perché in basso non lo lasciano in pace”. “E chi c’è, in basso?”, chiede il figlio. “Padroni. Eserciti. Preti. Capi reparto. Dipende”.
In altura c'è la montagna di chi si dedica all’allevamento e alla cura del territorio, è la montagna della vita dura, che non può certo essere raccontata in modo poetico e retorico. È anche la montagna degli animali, l’uomo è solo un ospite, come raccontato in “Il peso della farfalla”.
C’è poi la montagna della sfida: arrivare in cima, impiegare tutte le proprie energie fisiche e mentali per il raggiungimento dell’obiettivo. È la montagna degli alpinisti, che attraverso di lei misurano loro stessi. È la montagna di coloro che vivono sfidando e sfidandosi, sempre con un nuovo sogno da raggiungere, come fu per Walter Bonatti. È anche, però, la montagna di chi troppo spesso muore, lasciando ferite difficili da guarire, come racconta il grande alpinista Messner in “La montagna nuda”, narrando la morte del fratello sul Nanga Parbat.
La montagna è scoperta della storia di chi è passato di lì prima di noi, del paesaggio, degli animali che lo abitano e anche di sé stessi, delle proprie forze. Per chi desidera lasciarsi affascinare da itinerari e storie sconosciute ai più, “Alpi segrete” e “Leggenda dei monti naviganti” ci portano rispettivamente sulle Alpi, il primo, e il secondo in un viaggio tra Alpi e Appennini.
Ora il Natale si avvicina, c’è aria di neve e vacanze sulle piste: la montagna è però molto più di questo. La montagna è storia, silenzio, rispetto, rifugio, sfida, semplicità, libertà. Perché non scoprirlo, anche solo attraverso un bel libro?
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