La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci
Manuel non ha tanta voglia di studiare, preferisce maltrattare, prevaricare e schernire i suoi compagni, eccetto i suoi fedelissimi. Per un brutto scherzo fatto a una compagna di classe, è costretto a cambiare scuola e, senza alcun senso di colpa, già pregusta la sua entrata in scena. Perché Manuel è Manuel, nessuno può eguagliarlo, nessuno può contraddirlo, tutti ridono alle sue battute, lui ha il potere di mortificare e prendere in giro chi vuole, Manuel, insomma… è un bullo prepotente (qui potete trovare i libri consigliati sul tema del bullismo). Niente ostacoli, dirige il gioco e decide chi è ok e chi invece sarà la sua prossima vittima da deridere e postare in situazioni imbarazzanti: il suo scopo è raggiungere molti like. Deve avere sempre l’ultima parola e al suo passaggio tutti devono scansarsi perché sono degli sfigati.
O almeno è quello che crede lui.
Manuel inizia la terza media in una nuova classe. Dalla scuola precedente l'hanno espulso per un atto di bullismo. Ora la sua priorità è ricrearsi una reputazione. Questi, però, fin da subito lo trattano come se fosse invisibile. Allora Manuel li studia uno per uno, con l'intento di mortificarli e punirli, sfruttando i loro punti deboli. Ma l'impresa si rivela più difficile del previsto, tanto che ogni volta si ritrova, in circostanze rocambolesche, a essere lui la vittima. Comincia così a perdere fiducia in se stesso: è proprio Manuel che non va?
Poi succede che Manuel non è più così convinto di essere super figo, si accorge di avere la forfora e quasi nessuno lo prende in considerazione, ogni volta che prova a far cadere qualcuno nella sua trappola si ritrova a essere vittima a sua volta. Proprio quando i ruoli si ribaltano e niente va come previsto, la sua vita cambia: Manuel scopre di avere dei punti deboli di cui si vergogna e la sua autostima viene paurosamente intaccata.
Anche lui finalmente scopre come ci si sente quando vieni escluso, quando ti senti imbranato, cosa significa essere messo ai margini e schernito dal gruppo, che è sempre più forte rispetto al singolo.
Proprio a questo punto della storia dovremmo essere contenti perché finalmente il cattivo soccombe e il "fare gruppo" o muro, rende giustizia ai "buoni"…il bene trionfa!
Eppure qualcosa non torna: sentiamo una stretta allo stomaco di fronte al disagio di Manuel, di fronte ai suoi dubbi e all’estenuante necessità di farsi notare, soprattutto di fronte alle sue paure. Perché tutte le nostre azioni dipendono da quanto pesano coraggio e paura sulla bilancia della nostra vita, se non veniamo ascoltati, se crediamo di non essere amati dobbiamo cercare fiducia in qualcos'altro, l'età non conta, non credete agli adulti quando sminuiscono i vostri problemi etichettandoli come sciocchi.
Ogni comportamento sbagliato o violento, sia fisico che verbale, ha un'origine, e il nostro protagonista non fa eccezione. La sua mamma è spesso distratta dal cellulare o assente, così come il padre, mentre suo fratello maggiore cattura le attenzioni di tutti perché è il figlio perfetto, brillante e intelligente.
Mio padre mi guarda e scuote la testa come se pensasse: «Che testa di cavolo è mio figlio», ma poi dice la solita frase che si usa in queste occasioni: – Poteva andare molto peggio. Però la prossima volta evita per favore.
Questo racconto ci insegna che il comportamento aggressivo e prevaricatore di Manuel può essere contrastato non rispondendo alla violenza e condividendo le emozioni che ne scaturiscono, provando a interpretarle, magari insieme a un adulto. La narrativa, anche se di invenzione, può essere un aiuto per comprendere tali sentimenti e contrastare quelli negativi. Quando ci troviamo di fronte a questi soggetti che tentano in tutti i modi di imporsi, dobbiamo sempre chiederci il perché delle loro azioni, ci accorgeremo così che spesso sono dettate da un disagio inespresso e, se si interviene in tempo, è un "male" che si può curare.
Quando ci si accorge che qualcuno è vittima dei bulli bisogna fare il primo passo per aiutarlo, non lasciarlo solo, coinvolgere. Chi si diverte a fare il prepotente non ha potere se non trova un pubblico di ammiratori. In questa storia in fondo c’è una bella sorpresa, non posso svelarvi nulla, vorrei che scopriste da soli il suo epilogo, ma vi anticipo solo che tutto può avere una soluzione. L’impegno collettivo e l'aiuto reciproco fanno davvero la differenza, nessuno deve restare indietro, in particolare in un contesto scolastico dove bisognerebbe essere sempre tutti alla pari e in cui si formano le donne e gli uomini del futuro.
Il rispetto nasce dalla conoscenza, e la conoscenza richiede impegno, investimento e sforzo
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