Racconta Giuseppe Pitrè, collezionista e narratore di storie siciliane, che a Palermo, nonostante i controlli della feroce Inquisizione, c’era un cortile dove di notte si davano appuntamento sette donne misteriose, una più bella dell’altra. Quando decidevano di portarsi dietro qualcuno gli facevano fare cose mai viste: danze mistiche, canti paradisiaci, voli eterei, camminare sull’acqua e altri prodigi. All’alba i fortunati si risvegliavano come se nulla fosse successo, però di quell’avventura ricordavano ogni dettaglio
Sembra un’antichissima leggenda, eppure ricordo come questa credenza fosse viva a Palermo fino a non molto tempo fa. Più precisamente, si narra che queste donne amassero giocare con i neonati nel sonno e che la prova del loro passaggio fosse riconducibile al rinvenimento di piccole trecce lasciate nei capelli del bambino o della bambina. La tradizione vuole che il mattino dopo la visita la madre non sciogliesse per alcuna ragione quell’intreccio, considerato segno di protezione.
Sebbene quelle treccine non fossero altro che l’arruffamento dei capelli strofinati contro il cuscino, sorrido di tenerezza perché ho sempre trovato questa storia magica e affascinante. Infatti, provavo gelosia per la mia sorellina più piccola che a ogni risveglio faceva mostra di qualche ciuffetto arruffato in più di me.
Arte è una gatta nera alla sua terza vita; si è scelta il nome in onore di Artemide, l'agile e bellissima dea greca con cui ha vissuto la sua prima vita sul Monte Olimpo. Carmen è una bambina selvaggia, nata in una notte d'estate, cresciuta in un bosco, scaldata e accudita da lupi, donnole, martore, ricci e ghiri, dai quali ha appreso linguaggi e percorsi che gli umani non possono comprendere.
Palermo è una città piena di contraddizioni. Da una parte corre all’impazzata verso il progresso, dall’altra resta ancorata stretta stretta alle superstizioni, un po’ forse per scrollarsi di dosso la responsabilità delle proprie azioni.
Fino alla riforma Caracciolo, Palermo ha ospitato una sede del Tribunale della Santa Inquisizione, le cui carceri serbano ancora in forma di graffiti il lamento di quei prigionieri. Uomini potenti come Juan Lopez de Cisneros, raccontato da Sciascia in Morte dell’Inquisitore, nascondevano le loro paure dietro il nome di Dio perseguitando donne, uomini e bambini che avevano pensieri e atteggiamenti non comuni. Li arrestavano, torturavano e poi bruciavano in piazza sotto gli occhi di tutti.
Nadia Terranova racconta questa terribile e lontanissima storia sotto forma di favola nel suo ultimo libro per bambini e bambine, edito da Guanda, Il cortile delle sette fate.
Provateci voi a essere una gatta nera al tempo dell’Inquisizione […] mentre state facendo tranquilli la vostra passeggiata felina per le strade di Palermo, da una casa o da una bottega uscirà qualche invasato che vi urlerà dietro, convinto di vedere in voi l’aiutante o la reincarnazione di una strega…
Eh già, non doveva essere facile neppure essere un gatto in quei tempi! Infatti, la storia viene raccontata dal punto di vista di una gatta, Arte, e di una bambina, Carmen, che ci conducono in una piazzetta con al centro una torretta d’acqua nella Palermo del 1586.
Era abitudine di sei donne bellissime radunarsi in quella piazzetta e far vivere ad alcuni privilegiati esperienze mai viste prima, dalle quali era bene tenersi alla larga se non si voleva finire nei guai ma: La prudenza è la cosa meno divertente che c’è, insieme alla docilità, ai colletti di pizzo e ai ritratti di famiglia.
Carmen è una bambina libera come il vento; essendo cresciuta nel bosco, ha imparato a conoscere il linguaggio degli animali e a cavarsela da sola, il che non era ben visto a quei tempi. Così le basta trovarsi nei pressi della torretta per essere travolta dalla danza di quelle bellissime donne, cadere in un sonno profondo e attirare a sé l’attenzione degli inquisitori che l’arresteranno.
Unica testimone oculare dell’evento è la gatta Arte che, rifugiatasi dentro alla torretta dell’acqua, si ritroverà faccia a faccia con una “donna di fora”, una forestiera, la quale, comprendendo il linguaggio felino, aiuterà Arte a trarre in salvo Carmen.
Le illustrazioni di Simona Mulazzani ci proiettano nell’atmosfera cupa che aleggiava cinque secoli fa su quell’angolo del capoluogo isolano, dove le danze di quelle donne facevano sbocciare quegli stessi fiori e quelle stesse erbe aromatiche che avrebbero guarito la piccola Carmen dalla solitudine.
Mentre leggevo Il cortile delle sette fate, ho provato la sensazione che si ha quando si va a teatro. Il dialogo alternato tra la gatta e la bambina, con la piazza come luogo principale dove si compiono le azioni, si presta molto alla trasposizione teatrale; anche se breve, è davvero una storia che ne racchiude tante altre e che ci fa riflettere sul nostro presente.
Il cortile della sette fate è una storia di libertà, incoraggiamento a non rinunciare mai alla propria essenza per omologarsi alla massa e che usa parole semplici per puntare dritta al cuore di piccoli e grandi lettori.
Quasi come avesse una precisa e ironica volontà propria, la storia ha scelto di esprimersi attraverso la penna della finalista del Premio Strega per ragazzi 2022, Nadia Terranova.
Da una piazza e da un tempo remoti ci arrivano echi di donne per farci riflettere che se non fossero state bruciate ingiustamente, oggi avremmo un mondo migliore e che l’unico fuoco degno di ardere non si trova ai nostri piedi, ma è dentro di noi. Dunque, forse, quelle insolite treccine nei capelli dei bambini servono a ricordarci che quel fuoco si chiama libertà.
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