John Fante era un greaser. Certo, è stato sicuramente uno scrittore e uno sceneggiatore, ma nell’arco della sua vita ha interpretato con soddisfazione e fierezza il ruolo del greaser. Il termine “greaser” nasce come modo dispregiativo di appellare i figli di italiani emigrati negli Stati Uniti, mutuato dalla tendenza degli individui appartenenti a questi gruppi di riempirsi di gel i capelli. Ma non solo: il greaser era anche una particolare manovalanza svolta nelle officine metalmeccaniche e sulle navi, il cui scopo era quello di mantenere sempre oliati a dovere i motori, in modo che nulla si inceppasse.
Ecco, John Fante è stato questo: un ingelato esuberante e pacchiano che scriveva storie dove tutto fila senza intoppi e gli ingranaggi ruotano come dovrebbero. Era un italoamericano – quindi rinnegato sia dall’Italia sia dall’America – che ha costruito libri pieni di sogni e speranze, un’epica esagerata ma sincera. Come è stato Fante.
I figli erano i chiodi che lo tenevano crocefisso a mia madre
Il padre era un muratore abruzzese immigrato e la madre figlia di immigrati lucani. Ma nella poetica di Fante queste figure si confondono e assumono sembianze bibliche che diventano una costante in tutte le opere dello scrittore italoamericano.
Da una parte la madre si eleva a Madonna, purezza assoluta, simbolo di una genesi genuina e integra – dalla madre di Chiedi alla Polvere fino alla scrofa di A ovest di Roma – che si porta dietro i lasciti di generazioni legate alla terra e prive di ambizioni peccaminose; dall’altra parte il padre, figura ingombrante che macchia con la propria leggerezza e la propria meschinità non solo la famiglia ma anche gli ideali del sogno americano, sogno americano che trova in John Fante un testimone scettico.
Il padre è quasi sempre incastrato in un vortice di corruzione, dipendenze e adulterio che sono però causate da una disillusione e una rassegnazione spaventose. Una madre che rassicura con il ricordo di un passato sano e bucolico che si scontra con un diavolo che però suscita pena e compassione.
C’era miseria anche in Abruzzo, ma era più dolce, condivisa da tutti come pane che ci si passa di mano in mano
Nell’attesa di ritagliarsi uno spazio nel panorama editoriale americano John Fante si ritrova a lavorare come sceneggiatore in numerose produzioni cinematografiche. Si racconta che, trovatosi a collaborare con Dino de Laurentiis, intraprese un viaggio che lo avrebbe dovuto portare da Roma – luogo delle riprese – fino a Torricella Peligna – città natale del padre – ma che, arrivato a metà strada, ordinò all’autista di tornare indietro, così da non rischiare che le storie raccontategli da bambino potessero essere rovinate da un paese non all’altezza di tali immagini.
John Fante è stato legato tutta la vita a una sorta di epica originaria. La propria terra di origine non era solo l’oggetto dei racconti paterni ma un vero e proprio eden, una terra dei sogni e delle rassicurazioni che funge da paracadute per tutti i momenti bui dello scrittore ma anche di Arturo Bandini, suo alter ego. Il Fante americano, che sgomita per accaparrarsi anche lui una fetta di sogno, brama un ritorno a quella terra perduta, a quel paradiso in terra che esiste solo nei racconti e nei sogni.
Ero steso in quella notte bianca e guardavo il mio respiro che formava piume di vapore. Sognatori, eravamo una casa di sognatori
La vita di John Fante è stata una vita attraversata da sogni: il sogno americano, il sogno di vivere in Italia e il sogno di diventare uno scrittore. E come se si sentisse in debito con questi sogni, Fante costruisce un’epica del sognatore italoamericano. Il giovane Dominic Molise di Un anno terribile aspetta che torni la primavera per poter tornare a giocare a baseball; Arturo Bandini in Chiedi alla polvere vede la propria speranza di diventare uno scrittore incombere più che rassicurare; Frank Zappa in A Ovest di Roma spera solo di potersi ricostruire una vita in Italia, lontano dalla moglie e dai figli.
John Fante, che vedrà soddisfatto il proprio desiderio di conoscere la fama solo negli ultimi anni della sua vita, regala a ciascuno di questi personaggi la parabola di speranza che ciascuno desidera. La speranza di un greaser che non può tornare indietro ma a cui il futuro sembra troppo lontano. John Fante è lo scrittore dei sogni pronti a essere infranti o a realizzarsi, ma immortalati nel loro momento più fertile: quello appena prima dell’esito.
E poi rivela a ciascuno di noi sognatori, a ciascuno dei suoi personaggi il vero olio segreto che il greaser della narrazione americana usa per far girare tutte le sue storie, la formula che gli ha permesso di continuare a credere nella possibilità di diventare famoso con la scrittura anche a tarda età e che anche adesso – a quarant’anni dalla sua morte – si scopre attuale:
Vivete la vita fino in fondo, prendetela di petto, non lasciatevi sfuggire nulla
Di
| Einaudi, 2016Di
| Einaudi, 2015Di
| Einaudi, 2016Di
| Einaudi, 2016Di
| Einaudi, 2016Di
| Einaudi, 2019Di
| Einaudi, 2018Di
| Einaudi, 2016Di
| Einaudi, 2019Di
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| Einaudi, 2014Gli altri approfondimenti
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