Vuoi bene per tutta la vita a persone che non sai mai veramente chi sono
Quale esergo migliore per parlare di Elena Ferrante? Una scrittrice a cui, di bene, ne vogliamo tutti parecchio – forse non a lei, ma ai suoi libri –, ma che, in fin dei conti, non abbiamo idea di chi sia. C’è chi dice, per mantenere l’atmosfera partenopea, che questo è il segreto di Pulcinella e che tutti sanno che Elena Ferrante è Domenico Starnone, perché ci sono delle corrispondenze tra i libri e le descrizioni delle città e via dicendo. Forse è addirittura sua moglie, o entrambi, oppure un collettivo di cui fa parte anche Goffredo Fofi – si diceva addirittura fosse lui perché non critica mai i libri di Ferrante, il che è in effetti sospetto.
Sia come sia, due cose le sappiamo di sicuro: l’una è che Napoli la conosce bene, l’altra è che è una scrittrice geniale. Chi vede nel suo anonimato una strategia di marketing può trovare conferma della tesi solo fino a un certo punto, perché il successo di Ferrante va ben oltre il mistero che la circonda. O meglio, il mistero arriva sempre dopo la scrittura, la storia, i personaggi, la città. Sempre dopo i libri, che parlano senza bisogno di nessuna voce che non sia quella di ciò che raccontano.
La vita è leggera, non bisogna permettere a nessuno di renderla greve
Visto che della sua presenza non si può parlare, cerchiamo almeno di dire qualcosa sulla sua assenza. Che cosa significa quando un’autrice non c’è, e ci sono invece solo i suoi libri? Una risposta articolatissima l’ha data Isabella Pinto in Elena Ferrante. Poetiche e politiche della soggettività, edito da Mimesis nel 2020, non tanto sul significato dell’assenza, quanto sulla complessità che deriva da un testo che si svincola, in qualche modo, dall’egida autoriale. Ciò che rimane è il testo puro che si agglomera attorno a una voce, che però è forza impalpabile, gravità letteraria non più antropomorfa. Il libro, insomma, vive a prescindere da qualsiasi altra cosa.
È però senz’altro degno di nota come Ferrante abbia una dimensione così eterea quando, invece, si propone di raccontare la verità più corporea e concreta. Al centro c’è Napoli, sempre, in tutti i famosi colori di cui si canta spesso. Una Napoli brulicante, color seppia e baciata da un sole vivace e arcigno al contempo nell’Amica geniale, ma anche una città divisa tra un sopra e un sotto nella Vita bugiarda degli adulti, proprio come la geografia fisica urbana, che ascende fino al Vesuvio e precipita sino alle profondità della Napoli sotterranea.
La città diventa una scenografia di cui le persone sono parte: un grande e articolato organismo che si nutre delle storie e delle relazioni che la percorrono. C’è, nella Napoli di Ferrante, qualcosa di vivo, ed è ciò che tiene inchiodati alla pagina. È anche ciò che accade quando l’autrice riesce a diventare la propria scrittura, un grande mescolarsi e alla fine è tutto sovrapposto. La voce dell’Amica geniale, non per niente, è quella di Elena, una scrittrice che vive a Napoli, così come la sua autrice, che ne ama profondamente un’altra, Elsa Morante, con cui c’è corrispondenza fonetica e grafemica.
Era meraviglioso valicare confini, lasciarsi andare dentro altre culture, scoprire la provvisorietà di ciò che avevo scambiato per definitivo
Nel 2014, la rivista Foreign Policy ha inserito Elena Ferrante tra i pensatori e le pensatrici più influenti al mondo, con la motivazione «For writing honest, anonymous fiction». Non c’è bisogno di avere una soggettività come siamo abituati a pensarla, per scrivere cose oneste, vere. Ci piace pensare che l’autore sia parte integrante del libro, ma la verità è che tra l’autore e il libro intervengono tante forze da rendere questo rapporto tanto mediato da rendere lecita la domanda: chi è, qui, che ha scritto?
Elena Ferrante risolve la questione recidendo il cordone ombelicale che la lega alle sue opere. È come se, prima – temporalmente e logicamente – del libro, le possibilità esplodessero: chi ha scritto cosa, in quanti hanno partecipato, smetterà, andrà avanti. E lo stesso accade dopo, con le migliaia di possibilità che, questo per ogni libro, spalancano i lettori, con le loro interpretazioni, le loro ipotesi, il loro amore o il loro disprezzo, i loro infiniti dubbi.
Di
| E/O, 2011Di
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| Mimesis, 2020Gli altri approfondimenti
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