È stato il primo libro di storia che ho letto. Avevo 13-14 anni ed è stata un’illuminazione, perché ho capito come una grande erudizione, con una visione storica amplissima, potesse consentire una serie di ritratti di uomini e donne del pieno e tardo Rinascimento, colte nel preciso momento storico e nella loro profondità psicologica
Vite di avventure, di fede e di passione è un titolo che parla da sé: grande libro di Benedetto Croce – dalla cui morte a novembre di quest'anno saranno passati settant'anni – è considerato dalla saggista, critica letteraria e scrittrice Benedetta Craveri - che abbiamo intervistato per voi - un «modello ineguagliabile».
In queste sei «vite» variamente esemplari che ci trasportano dagli ultimi anni del Duecento alla Napoli rivoluzionaria, dietro l'austerità della scrittura e della documentazione sentiamo pulsare quell'animus romanzesco, affascinato dalla singolarità irripetibile, che spinse Croce in un selvaggio angolo della Basilicata per ritrovare, quali «muti testimoni», i «sassi ruinati» fra i quali si svolse la funesta vicenda di Isabella di Morra, a cui è qui dedicato un memorabile ritratto.
Quello di Croce è un saggio straordinario, frutto di diverse biografie pubblicate singolarmente fra il 1929 e il 1935 e che solo successivamente vennero raccolte in un volume unico.
Vite ed episodi di personaggi descritti senza “romanzare” in alcun modo.
In che senso, vi chiederete?
Ebbene, Croce ripudiava con sdegno il modo artificioso con cui le biografie dell’epoca esprimevano sentimenti ed emozioni. Per questo, in Vite di avventure, di fede e di passione, si prefigge l’obiettivo (raggiunto) di far emergere tali sensazioni con delicatezza e acume.
Dal ritratto di Isabella Morra, giovane donna di stirpe nobile uccisa dai fratelli a pugnalate per essersi scambiata lettere e poesie con un vicino, a Galeazzo Caracciolo, il Marchese di Vico, di fede calvinista fuggito a Ginevra dopo aver abbandonato moglie e affetti a Napoli, passando per le storie di Filippo di Fiandra, Carlo Lauberg e Diego Duque de Estrada.
Tutti personaggi che diventano la personificazione di una condizione esistenziale tipica del periodo in cui hanno vissuto.
Una razionalizzazione dell’angoscia, la sua, che allo stesso tempo gli dà modo di valorizzare il lavoro dello storico, distogliendoci dall’idea che sia una asettica mansione intellettuale, ma piuttosto un adempimento di doveri civili ed etici.
Tutti i suoi protagonisti sono stati in grado di dare un contributo alla storia dell'umanità grazie alle loro idee, opere e storie.
Se volete rimanerne stupiti come Benedetta Craveri, allora, non possiamo fare altro che consigliarvi di leggerlo!
Altre recensioni Cult!
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Conosci l'autore
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente