Si alza dal divano e si risiede. Poi corre alla scrivania e preme il bottone del divieto d'accesso. Torna a sedersi, si asciuga il sudore dalla fronte. È anche peggio di quanto temesse, un brivido lo scuote. Proprio ora che è arrivato dove voleva... Chi può avere interesse a tirar fuori quella storia?
Trama piuttosto complessa, circolare, in cui il primo capitolo viene poi spiegato ed esplicitato dall’ultimo. In tutta la parte centrale del romanzo di Camilleri, riedito in questi giorni da Sellerio, il gruppo di bambini, protagonisti e vittime di fatti narrati nel primo e ultimo capitolo, ormai adulti e tutti in relazione tra loro, pagano lo scotto di quei terribili traumi infantili.
Romanzo molto diverso da altri dello scrittore siciliano, vera e meritata gloria italica, che lascia forse perplesso il lettore. Diverso anche da quel “simenionano” Il tailleur grigio, intimista e psicologico, diverso dai romanzi storici più noti come lo straordinario ed ormai "antico" La concessione del telefono, diverso insomma...
Un sabato, con gli amici è il romanzo più sorprendente di Camilleri, pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 2009. Non è un giallo. Anche se l'ingombro di un cadavere non manca, con gli interrogativi che pone, in margine a un finto quanto torbido tentativo di ricatto.
Maestro di trame, maestro di intrecci, Camilleri ha qui scelto di giocare con questa sua abilità, forse però in modo un po’ meccanico e scoperto, forse sottovalutando il lettore, ha voluto spiegare il suo intento, chiarire nell’ultimo capitolo i singoli traumi subiti dai vari personaggi, causa remota, ma non così oscura, dei loro comportamenti adulti.
Incapaci di amare, vittime di morbose passioni, figli senza padri né madri con cui rapportarsi e da cui farsi consolare, questi giovani uomini e donne sembrano muoversi per autodistruggersi e per annientare chi sta loro accanto.
Certo lo scrittore, mettendo insieme un intero gruppo di persone in relazione tra loro e tutti vittime di vari tipi di traumi infantili o di comportamenti inconsciamente deviati, non vuole dare un quadro realistico di un vero odierno gruppo di amici, ma mostrare come il nostro agire adulto sia inscindibilmente connesso con ciò che ci portiamo dentro fin dall’infanzia.
Un’educazione sentimentale all’incontrario quella esercitata dal mondo dei grandi sui piccoli...
E questo libro è un modo per spingere il lettore a cercare dentro di sé i primi ricordi (come nel gioco doloroso che viene fatto dal gruppo nel sabato sera citato dal titolo), perché è là che troviamo le radici delle nostre azioni. Ed è là che, in ogni fatto di cronaca che vede adolescenti colpevoli di orrendi misfatti, bisogna indagare.
Nella scrittura di Camilleri c’è sempre, anche nei mitici gialli del commissario Montalbano, una finalità di denuncia e una pressante esigenza etica e in questo romanzo è davvero esplicita. Come possiamo insomma sperare che le nuove generazioni vivano in modo positivo ed equilibrato, che siano socialmente utili e disponibili al mondo se, nell’infanzia, li abbiamo violentati, traumatizzati, fatti assistere ad ogni orrore e miseria? Come sperare nel futuro se l’eredità che lasciamo è solo una montagna di macerie? Credo che sia questo il messaggio più interessante di questo romanzo, che mostra quanto l'autore fosse disgustato da ciò che vedeva tutt’attorno a sé per coltivare il solo piacere letterario.
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