Salem's Lot di Stephen King

Il male affiora riga dopo riga in un crescendo inarrestabile in questa seconda opera di Stephen King. E come in ogni capolavoro è l'assenza del malvagio a creare una tensione insopportabile per il lettore.

Il protagonista è uno scrittore che torna dopo venticinque nella cittadina dove è nato e cresciuto e da subito si accorge di come i ricordi dell'infanzia, segnati da un fatto tragico e traumatizzante, lo guidino verso una verità che tutti ignorano o fingono di ignorare.

Alcune case sono deserte, come abbandonate di colpo, il paese è come consumato e spento, le persone non sono come dovrebbero essere.

E casa Marsten, la magione che si staglia dominante e tetra sull' orizzonte, sembra nascondere qualcosa di oscuro e inenarrabile.

Il nuovo affittuario, Mr Barlow e il suo maggiordomo Stroker non scendono mai in paese e nessuno li conosce di persona.

Nessuno ne vuole parlare, ma Ben Mears sa molto bene che è in quella casa la causa degli strani fenomeni che accadono.

Sono innumerevoli i riferimenti al Dracula di Bram Stoker e a Il vampiro di Polidori e il romanzo di King è un mattone fondamentale per la letteratura moderna del fantastico poiché traghetta i temi del vampirismo nella società contemporanea americana esprimendo una forte critica sociale alla stessa.

Omertosa, egoista non solidale e ipocrita.

Ma dimenticate il mostro della letteratura classica, i servitori di Barlow sono persone normali.

Sono tuo marito, tuo figlio, è il tuo vicino di casa, e ritornano dopo settimane chiedendoti di farli entrare in casa, ti implorano di amarli ancora, ti dicono che ti amano ancora e tu sai che non sono gli stessi.

A Jerusalem Lot niente è più lo stesso.