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Quel che la marea nasconde di María Oruña 

Esclamò un ‘No’, che le salì dal petto come un ultimo lamento di fronte al destino, perché aveva capito che sarebbe morta. Judith Pombo, lì e in quell’istante. Nel modo più assurdo immaginabile, per mano di un assassino che non era nemmeno alla sua altezza. Né per successi, né per intelligenza, né per audacia. Non era giusto morire così

Giralda, goletta del tennis club di Santander

Judith Pombo si allontana dalla cena di gala e dopo poco viene trovata morta nella sua cabina. La stanza è chiusa dall'interno e dell'arma del delitto non c'è traccia. Gli invitati si radunano intorno al suo corpo: la donna giace sul letto con gli occhi aperti e smarriti. Nessuno, però, sembra essere particolarmente sconvolto da questa morte

Valentina Redondo è una tenente della Guardia Civil. Sembra vivere unicamente per il lavoro. Nonostante la sua eccellenza, Valentina nasconde un passato tormentato che conserva nel suo corpo. I due occhi di colore diverso, la cicatrice sul viso e le diverse sul corpo. Ma più che qualcosa di fisico, Valentina nasconde un'anima frastagliata. È lei che si occuperà del caso. 

Quel che la marea nasconde. Un'indagine di Valentina Redondo

Judith Pombo, facoltosa imprenditrice e presidente del più esclusivo tennis club di Santander, viene ritrovata morta nella cabina della goletta di proprietà del circolo, quando a bordo sta per svolgersi una cena di gala. È stata pugnalata al cuore, ma la cabina era chiusa dall'interno, non c'era nessuno oltre al cadavere e dell'arma del delitto non v'è traccia...

Come poteva immaginare Valentina che quello strano crimine avrebbe di nuovo capovolto la sua vita, gettando ancora al vento il suo corpo e la sua anima?

Perché Quel che la marea nasconde è questo. Un omaggio agli enigmi della camera chiusa, quegli omicidi inspiegabili per cui più che l'assassino si ricerca il come sia stato possibile uccidere, ma anche e soprattutto un intreccio tra psiche di chi l'omicidio lo compie e di chi lo indaga

Per un giallo, e tutte le bimbe di Jessica Fletcher questo lo sanno, non si possono svelare molti indizi. È importante lasciare alla narrazione questo compito, al perfetto incastro di ogni tassello. Quindi la mia recensione non sarà su come le indagini sono state svolte, su chi sono i personaggi interrogati, ma su qualcosa di più grande che, sebbene si nasconda tra le parole di María Oruña, è intessuto talmente bene nella trama da non riuscire a separarlo. 

Parlo della morte. Judith, poi Margarita, non sono le uniche vittime di questa storia. Valentina lo è. Lo è quando viene presentata protagonista di una tragedia, lo è quando per salvaguardare la persona che ama, Oliver, preferisce uccidere se stessa. E non parlo di uccisione fisica. 

Quando Valentina aveva abbassato lo sguardo e aveva visto l'enorme quantità di sangue che le usciva dall'addome aveva provato un panico inesprimibile, aveva gridato per il terrore e la colpa, come se artigli affilatissimi le stessero strappando la vita per gettarla in un abisso

I personaggi di questa storia sono tanti. Valentina, Oliver, Riveiro, Pablo, Judith, Margarita, Marco. Tanti nomi di cui l'autrice non si dimentica facilmente, ma presenta uno per uno nel corposo volume che, però, nonostante la lunghezza scorre come la Giralda sul mare. 

E quasi tutti i personaggi hanno, a modo loro, ucciso. Pablo ha ucciso la sua vita, diventando paraplegico dopo un incidente sugli sci. Marco ha ucciso il suo matrimonio, tradendo la moglie con numerose ed effimere figure femminili. Oliver ha ucciso il suo tempo, restando in attesa di Valentina. E Valentina ha ucciso i suoi sentimenti per salvare quelli di Oliver. 

Le pagine di Quel che la marea nasconde pullulano di omicidi, ma non solo di quelli che siamo abituati a vedere in tv o a leggere nei libri. Sono omicidi più sottili, che sembrano senza soluzione, un po' come l'enigma della camera chiusa. 

Eppure, quasi tutti gli omicidi a fine romanzo una soluzione la trovano e, sembrerà strano dirlo, alcuni si trasformano in rinascite. Un po' come una fenice

Anche se era a pezzi, anche se aveva perso tutti, forse non apparteneva a quel tipo di persone inutili che ormai possono solo lasciarsi andare nella brezza fino a scomparire. No, non era lei che doveva svanire nel vento, era il suo dolore a dover volare via

Caso e vita si intrecciano fino a confondersi. Chi ha ucciso Judith? E chi Margarita? Perché Oliver è un testimone fondamentale per uno degli omicidi? E perché Valentina non riesce a lasciare il passato e si rifugia in una persona diversa da quella che è stata?

Sono molte domande, ma a ognuna viene data una risposta e nulla è forzato nella narrazione. Tra salti indietro nel tempo di anni, mesi, giorni e cambi improvvisi di prospettiva, María Oruña riesce a rendere la morte delicata. E questa delicatezza la troviamo nella ferita di Judith, piccola, pulita, nella figura esile di Valentina, nella morte silenziosa di Margarita. 

Esiste una sofferenza, una tristezza, che quando è molto profonda ci rimane dentro e ci ricorda chi siamo. Ma non succede niente, ci si può convivere e vedere comunque sorgere il sole. Non succede niente, hai capito? Ma se quel dolore te lo tieni tutto dentro, se lo lasci marcire, ti trasformerai in un mostro

Delicatezza, forse, la parola a cui penso di più per descrivere questo libro. Un intreccio tra ricordi e presente, un confine labile tra ciò che è morte e ciò che è vita, un limes nebbioso tra chi assassino lo è veramente e chi lo è in maniera non convenzionale. Un giallo che pone l'unica vera domanda alla quale non c'è mai risposta: chi è veramente l'assassino

E no, non è il maggiordomo. 

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