Una donna su tre subisce violenze sessuali, e solo una su dieci sporge denuncia. Lo impara presto sulla propria pelle Tessa Ensler, una giovane avvocata di successo, che a Londra si fa largo tra le diverse aule di tribunale. L’ambizione, la sicurezza, la concentrazione l’hanno sempre contraddistinta nel lavoro come all’università, fino a quando arriva lo stupro, che divide la sua vita in un prima e in un dopo.
A raccontare la sua storia intensa è il romanzo Prima facie (Neri Pozza) di Suzie Miller, drammaturga, sceneggiatrice e avvocato autraliano-britannica. La sua scrittura cattura fin da subito con una protagonista prima forte e determinata che, di fronte alla violenza compiuta da una persona fidata, dovrà fare i conti con il trauma e con una condizione di fragilità che la blocca.
Tessa Ensler è un’avvocata di successo, specializzata nei casi più spinosi, come la difesa di chi è accusato di violenza sessuale. È l’esistenza del ragionevole dubbio che bisogna provare, anche al di là di quello che a prima vista, prima facie, appare a giudice e giuria. Fino al giorno in cui a Tessa succede ciò che succede a tante.
Non sono più la persona che ero. Non riesco a fidarmi delle persone, soprattutto degli uomini. Ho smesso di lavorare fino a tardi perché non so chi altro possa fermarsi in ufficio, e qualcuno potrebbe prendermi di sorpresa e farmi male. Non riesco ad accettare il mio corpo come prima, non vedo più l’intimità come qualcosa di positivo
Suzie Miller, nel romanzo, riesce a creare una grande tensione attorno a Tessa, alla sensazione di vertigini che prova e al suo bisogno di giustizia che la fa lottare per se stessa e per quella donna su tre che, nella maggior parte dei casi, non viene creduta.
La battaglia in tribunale – oltre che contro l’aggressore – si rivelerà anche contro un sistema giudiziario che non sempre protegge la vittima. E contro il potere, quello dato dall'alto status di appartenenza. La protagonista sente chiaramente questa esigenza: a differenza di molti suoi colleghi, ha sempre vissuto in una casa popolare e, anche una volta raggiunta la nomea di avvocata di successo, continuerà a sentirsi condizionata dalle proprie origini.
Sono uscita dal mio mondo grazie all’istruzione, ma il cervello non basta per appartenere davvero al mondo nuovo. […] Se taccio, vuol dire che rinuncio all’unica passione in cui credo, al ruolo di cercatrice della verità che sono stata addestrata a gestire magistralmente
A donare ritmo ed energia al libro anche continui salti temporali che permettono al lettore di conoscere poco per volta i vissuti personali della protagonista: dal lavoro ottenuto all’università, dal rapporto familiare al percorso di denuncia, fino al processo in tribunale.
Prima facie, nonostante si basi su una storia di finzione, per la tematica trattata riesce ad accomunare tante donne che, come Tessa, a causa di una qualsiasi forma di violenza sessuale subita, devono affrontare traumi che condizionano inesorabilmente la loro vita quotidiana. Il romanzo è forte in questo: riesce a evocare i tratti psicologici (il senso di solitudine, la paura, la vergogna…) e a descrivere i risvolti nella vita sociale, personale e lavorativa della vittima, che vengono influenzati dalla violenza. A rendere tutto più nitido ed emozionante la prima persona che accompagna tutto il libro.
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