Alle dieci e un quarto di una sera d'ottobre inoltrato, lo scrittore relativamente famoso Franz J. Lunde è steso supino e vestito su un letto d'albergo in una città della Svezia centrale
Un autore, Håkan Nesser, scrive di un autore, Franz J. Lunde, che a sua volta scrive di un autore, John Leander Franzén.
Queste sono le premesse della nuova indagine di Nesser, una matrioska di storie che sanno coinvolgerci fin dalla prima pagina.
Il racconto inizia così, in bilico tra la realtà, dove seguiamo Lunde e la sua lotta con la scrittura, e la finzione, che altro non è che il romanzo breve dello scrittore, Ultimi giorni e morte di uno scrittore. Un titolo presagio?
Il limite tra realtà e fantasia è, però, labile. La vita di Lunde, infatti, non è del tutto diversa da quella del suo personaggio e spesso è difficile tenere separati i due racconti. Non solo per noi, ma anche per Lunde stesso.
Partita a scacchi sotto il vulcano (Guanda) è un giallo che ruota attorno al mondo dell’editoria, offrendone un sottile e divertente spaccato. Una riflessione, quella di Nesser, che descrive le scene e i pensieri degli scrittori nelle loro apparizioni in pubblico, ma che rivela la scarsa considerazione che il mondo ha degli autori.
Succedono strane cose nel mondo dei libri. Franz J. Lunde, autore relativamente famoso, scompare nel nulla dopo aver consegnato alla propria editor il manoscritto non ancora terminato del suo romanzo, Ultimi giorni e morte di uno scrittore. Il testo rispecchia in modo inquietante alcuni episodi accaduti nella realtà a Lunde poco prima di sparire. Meno di due settimane dopo si perdono le tracce di una nota poetessa, Maria Green, in circostanze analoghe.
A chi diavolo interessa uno scrittore scomparso, di questi tempi? Del resto non sono neanche molti quelli a cui interessano gli scrittori non scomparsi, o sbaglio?
A condurre l’indagine è Barbarotti, un commissario che i molti lettori appassionati di Nesser hanno già conosciuto. In crisi con la sua compagna, Eva, partita per Sidney a sistemare problemi familiari, tenta di risolvere il caso con le sue riflessioni e battute che gli fanno conquistare un piccolo posto nel nostro cuore.
Gunnar Barbarotti è gentile senza essere noioso, è vistosamente vivo senza essere reale, un commissario che dopo sette libri riesce ancora a essere interessante, con quel suo carattere premuroso anche quando ha il diritto di essere scontroso. Un personaggio genuinamente felice e profondamente malinconico, costruito da Nesser in maniera elegante e fresca.
Ma forse una pecca c’è in questo romanzo. Il continuo alternarsi tra finzione e realtà ritarda sempre di più l’arrivo di uno degli elementi chiave di un giallo: l’omicidio, scomparsa, il caso.
Nel suo libro, che ho letto, viene compiuto un omicidio perfetto... o in ogni caso così è definito. Ho avuto l'impressione che lei fosse coinvolto davvero. È possibile?
Partita a scacchi sotto il vulcano è la storia di un delitto che non arriva mai e tiene duro fino alla fine, perché la soluzione del caso arriva solamente quando mancano poche pagine.
A Lunde iniziano ad accadere cose spiacevoli. Una donna compare sempre ai suoi incontri con il pubblico e inizia a fare domande inquietanti sui suoi libri. Insinua che lo scrittore è colpevole di omicidio. Sarà vero? Scompare anche un'altra autrice, una poetessa.
Due sparizioni che non lasciano traccia, due sparizioni che arrivano solo dopo diversi capitoli. Due sparizioni che poi diventano tre. Anche qui Nesser sembra rimandare all’infinito ciò che deve accadere. Forse Partita a scacchi sotto il vulcano non vuole essere un giallo alla Camilleri, alla Manzini o alla De Giovanni, forse vuole più scrivere del viaggio che della risoluzione del caso che comunque, anche a fine libro, non sembra convincere più di tanto e lascia nel lettore la sensazione che Nesser si sia dovuto interrompere ad un certo punto.
Ma il nuovo romanzo resta comunque degno di essere letto, lo è per la sua caratterizzazione dei personaggi, per la sua prosa fluida che fa dimenticare la corposità del libro e lo è per la sua capacità di trascinarti dentro un mondo, quello di Barbarotti, nel quale tutti riusciamo a ritrovarci. Nostalgico e felice, come quando discutiamo la tesi e sappiamo che il nostro percorso di studi è finito. In difficoltà e con grandi pressioni addosso, come se stessimo giocando una partita a scacchi durante un’eruzione vulcanica.
Schiacciati dalla nostalgia, da ansie e tempo che scorre, ci troviamo di fronte a un delitto perfetto che sembra non essere mai avvenuto. Vorremmo scappare, ma possiamo fare altrimenti?
Non ho intenzione di scomparire
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